All'inizio anche noi ci eravamo detti: ma che ha fatto di male la povera magistrata di Trani sulla cui scrivania c'è anche il fascicolo del disastro ferroviario pugliese di giorni fa, per dover abbandonare l'inchiesta? Quella sua foto pubblicata dal 'Giornale' che la ritrae, in una mise sbarazzina, mentre porge il piede ad un signore biondo e riccioluto, in ginocchio, in atto di baciarglielo, come si fa con la 'sacra pantofola ' del papa - meglio come un tempo si faceva ed ora non più - perchè deve costargli la cessione ad altri di quel doloroso fascicolo? E' una foto di qualche anno fa, rubata (ma non troppo) nel corso di una festa privata, quale peso può avere nelle sue funzioni pubbliche?
Il Giornale di Sallusti insiste e pubblica due altre foto che ritraggono la magistrata, in un locale barese, ancora con quel riccioluto biondo signore, che l'abbraccia per salutarla, ed augurarle buon compleanno ( lui alla festa non era stato invitato, però si trovava in quella discoteca per fatti suoi) - e questa è di due anni fa.
Nulla di strano anche per questa seconda foto, se non fosse che il biondo riccioluto è un avvocato che nel disastro ferroviario difende uno dei due capistazione alla cui distrazione si deve, forse in minima parte, la colpa del disastro.
Ci sono ragioni per cui la magistrata abbandoni quel fascicolo - come ha poi fatto ? Certamente, ragioni di semplice opportunità per non far neppur lontanamente pensare che Lei all'assistito dall'avvocato suo amico ( conoscente, compagno di studi non importa) riservi, agli occhi dei parenti delle vittime che chiedono giustizia, un qualche trattamento di favore.
Questo è uno dei tanti casi in cui i social, di qualunque razza siano, mostrano il loro tallone d'achille, complici però gli interessati che, non si capisce perchè, provano piacere a mostrarsi mentre lavano i propri panni, sporchi o puliti che siano, in piazza.
Dove la magistrata ha sbagliato è quando ha messo sul suo profilo le sue foto ed anche alcune frasi che a nessuno farebbero mai venire in mente che l'autrice e protagonista sia un magistrato. Il quale deve rendersi conto che la sua professione non è come quella di una soubrette, avvenente che sia, o di una qualunque altra persona, per la delicatezza dei suo compiti per i quali se non oggi, domani potrebbe avere a che fare con persone circostanze o fatti che volentieri si vorrebbe cancellare non solo dalla memoria ma anche dalla realtà.
Nessuno può dire alla magistrata in che modo vestirsi quando va ad una festa privata, però chiunque le consiglierebbe di tenere per sè le immagini di quelle serate. Lei ad una festa può scatenarsi come crede e vuole ( meglio con discrezione e stile), scosciarsi come crede, fare la sexy bambolona ( meglio no), però alla fine della festa, lei stessa deve tirar giù il velo del silenzio su fatti, parole ed immagini. Altro che profilo sui social.
Per questa stessa ragione - sempre di opportunità - noi ci scandalizziamo ancora quando vediamo, soprattutto delle giornaliste, specie in televisione, vestite come se andassero al night o ad una serata mondana. L'abito certo non fa il monaco, ma il monaco senz'abito chi lo riconosce? E vale anche per le giornaliste.
Nessun commento:
Posta un commento