Ieri si era capito che Papa Francesco non desiderava incontrare il vice presidente USA, accampando la scusa, in questo caso utilissima, del suo stato di salute da convalescente. Mentre, invece, si era fatto vedere in Basilica anche se per pochi istanti. Il segnale dunque era chiaro. Vance incontrava il suo braccio destro, Card. Parolin, ma non lui. E la ragione era chiarissima. Poco prima del suo ricovero in ospedale, un paio di mesi fa, papa Francesco si era espresso in tutta chiarezza, come suo solito, e durezza contro il trattamento disumano che la nuova amministrazione americana riservava agli immigrati. Quelle scene da deportazione non potevano lasciarlo indifferente. Tanto più condannabili perchè messe in atto da una presidenza che si dichaira cattolica e da un vice presidente che si proclama osservante, diciamo anche cattolico tradizionalista, poco osservante se poi non mette in pratica ciò che dice di professare.
La lezione del Papa a Vance era stata chiara. Non intende incontrarlo. E questo avevano anche dedotto tanti. Alla fine però, il Papa per non creare un altro fronte di dissidio, ha accettato, PRO BONO PACIS, di vedere per pochi minuti ed in forma del tutto privata il Vice USA, Vance, che è arrivato anche in Vaticano con un corteo di macchine - ben 35 se ne sono contate in quello con cui si è presentato a Palazzo Chigi, in pieno centro, per incontrare Meloni.
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