domenica 20 aprile 2025

Accardo e Muti: la musica nella scuola italiana è un 'optional.' ( da Orizzontescuola, it, di Andrea Carlino)

 

Accardo e Muti lanciano l’allarme: “La musica a scuola è un optional”. La risposta del Ministero: un’Orchestra Nazionale e lezioni fin dall’asilo


Il Ministero dell’Istruzione e del Merito e la Fondazione Uto Ughi hanno scelto la Basilica di San Francesco ad Assisi per presentare un’iniziativa che punta a rilanciare la musica classica nelle scuole.

L’obiettivo è ridare centralità a una disciplina spesso marginale, nonostante l’Italia sia la patria di Verdi, Puccini e del melodramma. Al centro del progetto c’è la nascita dell’Orchestra Nazionale della Scuola Italiana, prevista per novembre 2025, che riunirà i migliori talenti dei licei musicali e delle orchestre regionali.

L’allarme dei grandi maestri: “Serve più musica”

Due icone della musica, Salvatore Accardo e Riccardo Muti, hanno lanciato un appello: “In Italia, la musica è ancora un optional”. Accardo, violinista di fama mondiale, ha sottolineato il potere educativo della musica: “In 50 anni d’insegnamento, nessun mio allievo è finito nella tossicodipendenza”. Muti ha denunciato il paradosso di un Paese che, pur essendo la culla del bel canto, tratta la musica con superficialità a scuola. La soluzione? Formare docenti appassionati e inserire l’educazione musicale fin dall’infanzia, come previsto dalle nuove Indicazioni Nazionali.

Musica e neuroscienze: il potere trasformativo dell’educazione musicale

L’apprendimento musicale non è solo un’esperienza artistica, ma un vero e proprio allenamento per il cervello. Numerosi studi neuroscientifici dimostrano che suonare uno strumento o studiare teoria musicale attiva contemporaneamente diverse aree cerebrali, potenziando memoria, concentrazione e capacità logico-matematiche.

Uno studio pubblicato su Nature ha evidenziato come i bambini che studiano musica sviluppino un maggior spessore della corteccia cerebrale nelle aree legate al linguaggio e al ragionamento spaziale. In pratica, la musica agisce come un “personal trainer” per la mente, migliorando non solo le abilità artistiche, ma anche il rendimento in discipline come matematica e scienze.

Inoltre, la pratica musicale stimola la plasticità neurale, cioè la capacità del cervello di adattarsi e modificarsi nel tempo. Questo spiega perché studenti che suonano uno strumento tendono a essere più abili nel problem solving e nella gestione di compiti complessi. Non a caso, molti programmi scolastici all’avanguardia, come quelli finlandesi, integrano la musica fin dai primi anni di scuola, riconoscendone il valore trasversale.

Ma c’è di più: la musica ha un impatto emotivo e sociale. Ascoltare o suonare in gruppo attiva i circuiti neurali legati all’empatia e alla cooperazione, riducendo stress e ansia. Per questo, sempre più ricerche la considerano uno strumento efficace per contrastare il disagio giovanile e migliorare il clima scolastico.

Didattica innovativa per la musica: oltre la lezione frontale

Se un tempo l’educazione musicale si limitava all’ascolto passivo o allo studio mnemonico del solfeggio, oggi le nuove metodologie didattiche stanno rivoluzionando l’approccio alla disciplina.

L’uso della tecnologia, per esempio, ha aperto possibilità inedite: piattaforme come Flat.io permettono di comporre musica in modo collaborativo, mentre app come Yousician guidano gli studenti nell’apprendimento dello strumento con feedback immediati. Anche la realtà virtuale inizia a essere sperimentata per simulare concerti o esplorare la struttura di un’orchestra.

Un altro modello vincente è l’apprendimento cooperativo: invece di lezioni individuali, si promuovono laboratori di gruppo dove gli studenti suonano insieme, imparando non solo la tecnica, ma anche l’ascolto reciproco e la sincronizzazione. Metodi come l’Orff-Schulwerk (basato su movimento, canto e percussioni) trasformano la musica in un’esperienza fisica e coinvolgente, ideale per i più piccoli.

Infine, l’ascolto attivo guidato sta prendendo piede come strumento per avvicinare gli studenti alla musica classica. Invece di limitarsi a far ascoltare un brano, l’insegnante guida la classe nell’analisi delle emozioni, della struttura e del contesto storico, rendendo l’opera più accessibile e interessante.

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