Non è bastato a Trump candidare un cardinale amico a succedere a Bergoglio, come ha fatto, con sfrontatezza inaudita, alla vigilia del suo viaggio a Roma con la moglie Melania, per partecipare ai funerali del Pontefice scomparso.
No. Ha fatto, avanti tempo, il suo primo discorso 'urbi et orbi': a Roma, in occasione dei funerali del Papa - morto un papa se ne fa un altro: e ci sono io - voglio incontrare tutti i leader del mondo.
Una specie di riunione del corpo diplomatico mondiale davanti al nuovo aspirante Papa, che sarebbe sarebbe il primo 'sposato' - in linea con quanto la Chiesa più aperta (che finora non non è sembrata essere quella di Trump, che potrebbe cambiare idea) va chiedendo da tempo a Roma per i sacerdoti che lo vogliono.
E da prossimo Papa-re, ha cominciato ad impartire le sue disposizioni, proseguendo ciò che ha fatto in questi tre ultimi mesi con quel pennellone nerissimo in mano, coram mundo, dalla Casa Bianca. Bianca come la veste papale che però non sappiamo se vorrà indossare, e magari lo farà per lui, Melania, mannequin incoronata papessa-regina.
Caro Vladimir (Putin) - ha detto ancor prima di affacciarsi in Piazza san Pietro ai funerali - bisogna che la smetti con quelle caramelle a forma di supposte giganti che continui a inviare ogni giorno a Zelenzky ed al popolo ucraino. E Putin, che con il suo gemello americano (due guerrafondai che hanno messo a soqquadro il mondo) va d'accordo, ha fatto rispondere al suo portavoce, Lavrov, che lui è d'accordo. La smetterà, se glielo chiede.
Prontamente il futuro segretario di stato vaticano, Vance, ha mandato il segnale di Trump anche a Zelenzky: se non la smetti di pretendere troppo, finisci che perdi tutto. La Crimea deve considerarsi comunque persa. Non è nota la risposta di Zelensky e dell'Ucraina, che sembra come la carta, 'scartina' che i due si stanno giocando.
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