Già pregustavamo la sorpresa, promessa dal nuovo sovrintendente dell'Accademia di S. Cecilia: Massimo Biscardi aveva fatto balenare in una intervista 'programmatica' all'indomani del suo insediamento a Roma, a febbraio, che stava progettando un concerto con i complessi dellOpera e Santa Cecilia riuniti.
Noi al solo accenno avevamo esultato: riannodare i fili fra Teatro dell'Opera e Accademia di S. Cecilia, con un 'evento '- noi preferiamo il solito vecchio termine 'concerto' più chiaro e non ancora né abusato né desueto - che avrebbe visto le due maggiori istituzioni musicali di Roma collaborare.
Quante volte avevamo manifestato negli anni il nostro disappunto sul fatto che le due istituzioni sembravano guardarsi in cagnesco, meschinamente, mentre predicavano la musica conciliatrice.
E' accaduto tante volte che, ad esempio, i direttori dell'Opera facessero tappa a Santa Cecilia, intendiamo naturalmente i direttori musicali del Teatro (da Gatti a Mariotti); mentre Pappano, direttore musicale dell'Accademia non avesse fatto altrettanto dirigendo all'Opera. Lui si è sempre giustificato con il classico: non ho trovato il tempo, ho impegni programmati per i prossimi cento anni - mentre il tempo lo trovava per dirigere altrove, lontano da S. Cecilia; all' Opera di Roma mai, sebbene, non serve ripeterlo, il teatro è stato il suo terreno di formazione e d'elezione.
Adesso dobbiamo attendere un'altra occasione - se ve ne sarà una di altrettanto rilievo anche storico. A Biscardi é forse mancato il tempo, nei due mesi di lavoro a Roma, per concordare con Giambrone, un concerto con i complessi riuniti. Magari, e perchè no, con un concerto diretto in parte da Harding e in parte da Mariotti. Si dirà troppo didascalico, certamente, ma efficace.
A meno che la sorpresa dell'accordo trovato non giunca a Roma, nell'uovo di Pasqua, domenica.
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