domenica 22 dicembre 2024

Concerto diretto da Muti in Senato, davanti alla crema della crema dell' analfabetismo musicale italiano

Tralasciamo il canovaccio della recitina che ogni volta scrivono alla Carlucci e che Lei legge da brava scolaretta - ha sempre degli autori al seguito, anche per indurre allo sbadiglio.

 E tralasciamo anche le chiacchiere di Muti a fine concerto, le sue gag, gli aneddoti, detti e ridetti, sulla sua formazione; riferiamo solo l'apprezzamento per la 'bella Italia' rappresentata dei giovani che compongono la sua Orchestra Cherubini, giunta al traguardo dei vent'anni di vita ed attività, e dei quali poco si parla- ha accusato Muti. Giusto, bravo! 

 Accennando al programma,  e concentrandoci sulla sinfonia di Bizet, intitolata Roma, poco nota e pochissimo eseguita che ne occupava  la gran parte, dopo l'ouverture Coriolano di Beethoven, potremmo dire che forse non era proprio il pezzo più adatto per una simile occasione. Ma va bene così.

Ci fermiamo invece su un altro aspetto del concerto in Senato. Noi siamo stati sempre benevoli e tolleranti con quelli che nelle sale da concerto, specie se vi hanno messo piede per la prima volta, applaudono alla fine di ogni movimento di una sinfonia; al contrario siano stati sempre duri con i sapientoni che tentano di zittirli creando in quei poveri neofiti un qualche imbarazzo e magari la decisione di girare in futuro alla larga. 

Nel caso del Senato siamo durissimi con quelli - la maggioranza, escluso Mattarella che ha applaudito solo alla fine della sinfonia: si vede che frequenta la musica, ha imparato le regole e rispetta le consuetudini- hanno applaudito alla fine di ognuno dei 4 movimenti che componevano la sinfonia di Bizet.

 La cosa è grave perchè rivela  molte cose sulla crema della crema del ceto politico e sociale italiano ignorante.

 Il quale, se ne deduce, non frequenta abitualmente le sale da concerto. E, del resto, la premier Meloni, alla Scala per sant'Ambrogio del 2022, metteva per la prima volta nella sua vita piede in un teatro. La prima e forse anche l'ìultima. Dunque  buon sangue non mente.  Inutile perciò indignarsi della scarsissima attenzione che il ceto politico riserva alla musica, gloria e vanto della nostra storia.

Dalla scarsa frequentazione delle sale da concerto discende che la gran parte anche del nostro ceto cosiddetto medio alto se non alto, non sa che, ad esempio, una sinfonia è composta solitamente da tre o quattro movimenti e che l'applauso si deve quindi fare alla fine della sinfonia e non dopo ciascun movimento.

 Per tale comportamento la crema della crema dell'analfabetismo musicale italiano che oggi sedeva nell'emiciclo del Senato, ha dimostrato anche di fregarsene bellamente di ciò cui stavano assistendo. Nel programmino di sala, distribuito ai presenti, c'era scritto che la sinfonia di Bizet si componeva di quattro movimenti,  tempi o parti che dir si voglia, elencati con l'indicazione dell'agogica, e dunque potevano almeno leggere, e tentare di capire. Solo a quel punto si sarebbero resi conto che la sinfonia di Bizet non terminava alla fine di ogni movimento, ma solo dopo il quarto, e solo allora quindi applaudire. Perciò , ne deduciamo, che non l'hanno neppure sfogliato.

 Di conseguenza, il concerto di Natale di oggi al Senato ci ha mostrato la doppia faccia del nostro Paese: la bella Italia rappresentata dai giovani musicisti della Cherubini, e l'Italia vergognosa di quegli analfabeti ( politici, esponenti del mondo culturale, volti tv,  giornalisti, figurati, non si salva nessuno!) che popolavano i banchi dell'aula parlamentare.  


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