Il Tribunale di Palermo ha assolto il Ministro Salvini, perché il fatto non sussiste. È rimarchevole notare, innanzitutto che la sua difesa, l'avvocato Bongiorno, dopo avere percorso una serie di viuzze e trazzere (persino alcune subacquee), in ultimo, avesse intrapreso una nuova strada: “... o stavano bene (a bordo, intende l'avv. Bongiorno) o Open Arms poteva tranquillamente farli scendere il 16 agosto.” Così, testualmente ha detto la Bongiorno, secondo la quale sarebbe bastato che Open Arms avesse mandato una email per far sbarcare tutti i naufraghi dalla nave a Lampedusa, quasi come accade in crociera. In tal caso "il fatto" si potrebbe dire in un giudizio, non sussiste. Secondo altri invece, Salvini impedí lo sbarco dei naufraghi a Lampedusa, ma con atti di natura politica.
La prima ipotesi è chiara di suo, nel paradosso farsesco che presuppone: nessuno avrebbe impedito lo sbarco dei naufraghi, dunque in tal caso avremmo una verità giudiziaria dissonante da quella storica, poiché tutti sappiamo, che Salvini rivendicò molto chiaramente di avere egli imposto il divieto di sbarco, anche contro il volere del Presidente del Consiglio e dei Ministri Trenta e Toninelli.
La seconda ipotesi, invece, fa pensare che la mancata indicazione del POS ed il divieto di sbarco, possano essere stati qualificati dal Tribunale come atti di piena discrezionalità politica. In tal caso, al di là del rilievo che la S. C. ha già affermato che si tratta, invece, di meri atti amministrativi e che sono sempre atti dovuti, mi sembra che il Tribunale avrebbe dovuto adottare una diversa formula assolutoria, ovvero, perché il fatto (esistente) non costituisce reato.
Ma così non è stato. Dunque, salvo che le motivazioni non ci correggano anche sul punto, si confermerebbe che i naufraghi potevano scendere da bordo solo che lo avessero voluto, proprio come in una crociera. Come avverte oggi Danilo Paolini su Avvenire: "... ci sono vicende in cui la verità processuale e quella fattuale confliggono". Il verdetto di Palermo stabilisce che il ministro Salvini non ha commesso i reati di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio, che gli venivano contestati: «Il fatto non sussiste». Ma i fatti, ciò nonostante, esistono.
Ed allora, prima che giudiziario e prima ancora che politico, il giudizio che ci compete è quello umano, basato sui principi che consentono la convivenza umana: dare terra ai naufraghi è un principio metagiuridico, universalmente riconosciuto da sempre e va rispettato, almeno da tutti noi.
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