Quando abbiamo letto la relazione del Commissario che amministra e gestisce il fondo per il salvataggio (dai fallimenti) del comparto delle Fondazioni lirico-sinfoniche, ci sono venuti i brividi vedendo che la cifra, in assoluto la più alta, di cui ha bisogno una delle 14 Fondazioni per salvarsi, è quella dell' Opera di Firenze: 34 milioni di Euro. Che devono servire, essendo concessi dallo Stato alle Fondazioni in difficoltà, a coprire il deficit accumulato negli anni, non a pagare nello stesso tempo la cattiva amministrazione che, secondo il Commissario, è da ravvisare in alcuni comportamenti non ancora del tutto in linea con quanto previsto dalla legge, almeno per il periodo del primo semestre 2015, oggetto della sua relazione.
Le fondazione che usufruiscono di tali somme per sanare i debiti pregressi relativi al bilancio ed al patrimonio, se non si mettono in regola entro il 2016, e cioè se non fanno corrispondere attivo e passivo, entrate ed uscite, devono essere dichiarate fallite, chiudere ecc.. con tutte le conseguenze legali di simili situazioni.
Ora l'Opera di Firenze è quella che sembra correre maggiori rischi per il presente ed il futuro.
Adesso a Firenze c'è il commissario, un commissario di fiducia del premier e del suo socio Nardella, e sarebbe davvero il colmo se proprio il teatro toscano - quello nel quale il premier Renzi, s'è allenato a non addormentarsi durante le recite d'opera dei drammoni wagneriani, ai quali l'ha sottoposto Zubin Mehta, negli anni passati,come ha dichiarato pensando di essere spiritoso - risultasse fra i meno virtuosi e fosse costretto a chiudere. Ed a lasciare incompiuto il nuovo teatro, che ha bisogno ancora di una bella manciata di milioni ( 150, se non andiamo errati) per essere terminato, altrimenti si andrebbe ad aggiungere alle già numerose incompiute della storia, nel qual genere il nostro paese vanta un primato mondiale.
E' chiaro che ora il sovrintendente, già commissario di fiducia di Renzi, Bianchi, correrà ai ripari, facendo tesoro anche dei consigli elargiti gratuitamente - non come quella montagna di soldi per ripianare le voragini del debito che comporta il pagamento di interessi seppure agevolati - dal Commissario del Governo attraverso la sua relazione semestrale, pena il fallimento, come abbiamo detto.
Ma come si è giunti a questa situazione? Chi li ha fatti tutti quei debiti? Si può dare la colpa a quella poveretta della Colombo, l'ing. Francesca Colombo, che ha governato il teatro per poco più di un anno, prima di Bianchi, e che appena arrivata fu costretta a dichiarare che non aveva i soldi per pagare gli stipendi, pregando quindi i dipendenti di pazientare per un pò? Certo che no. La colpa è degli amministratori del teatro che si sono succeduti alla gestione commissariale di Nastasi, che a avrebbe messo le cose a posto -altrimenti che commissario del ciufolo è stato? - e che hanno preceduto quella della Colombo, e cioè Francesco Giambrone e Paolo Arcà, sovrintendente il primo, direttore artistico il secondo.
Giambrone, prima e più di Arcà, ha la responsabilità di quel buco madornale, fuori di dubbio. E che ne è stato dopo? Giambrone s'è sfilato appena intravista la possibilità di esser cacciato; Arcà s'è fermato per un po ancora e poi, quando la Colombo stava per abbandonare, in tempo anche lui, è andato a svernare altrove, dicendo che 'aveva altri progetti più interessanti cui dedicarsi'. E poi ?Poi, semplicemente, il sindaco di Palermo, al cui servizio Giambrone ha sempre lavorato, l'ha nominato sovrintendente del Teatro Massimo della capitale dell'isola?
Ora se un amministratore dopo aver male amministrato viene anche premiato ( il caso in Italia è abbastanza frequente, come insegna anche quello recente di Banca Marche, con Bianconi) cosa ci si può attendere in tutta risposta? Che vada a fare buchi o voragini altrove.
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