L'ex Presidente della Consulta, giurista di altissimo profilo, Zagrebelsky, è tornato a scrivere su Repubblica, il quotidiano che negli ultimi mesi ha lasciato, trasferendosi sul 'Fatto Quotidiano' a causa della sue critiche a certi provvedimenti - soprattutto quelli relativi alla riforma costituzionale - non consonanti con la linea ufficiale del quotidiano di proprietà di De Benedetti, diretto da Ezio Mauro.
Ma vi è tornato non per parlare di politica o di legge - come ha sempre fatto - bensì di musica, materia nella quale le competenze di Zagrebelsky sono altissime, quasi pari a quelle giuridiche, come stiamo per raccontarvi.
La Repubblica ha pubblicato un suo intervento, di argomento musicale, tenuto all'Università di Bologna, per ricordare il suo ex rettore, ingegnere elettronico, Pier Ugo Calzolari, scomparso dopo lunga malattia un paio di anni fa, e che sicuramente fu amico del giurista/musicista per passione.
Una lezione di bella musica - 'musicologia' diremmo se la parola non risultasse ostica all'orecchio di tanti amatori di musica - incentrata sul 'concetto di silenzio' e sulla musica del silenzio medesimo. Il silenzio dal quale la musica nasce, il silenzio nel quale la musica, al termine, ritorna; silenzio prima di tutto fisico, ma immagine del silenzio interiore, senza il quale nessuna musica - nessuna armonia - è possibile percepire.
Sul tema, di recente ha riflettuto anche il violoncellista Mario Brunello, che Zagrebelsky cita, e una università 'per tutti' - quella di Anghiari- tiene perfino dei corsi. Insomma un tema dibattutissimo, in tempi in cui sembra che il silenzio si trovi solo negli abissi marini e nelle profondità della terra, ed in nessun altro luogo, mentre sulla terra se ne avrebbe davvero bisogno, e non solo per ragioni di musica. Ad esempio, anche per fermarci ed indurci a riflettere. Zagrebelsky analizza anche alcune composizioni musicali, o passaggi di esse, con fine intuito musicale e psicologico. Un gioiello, da leggere e rileggere.
Della passione musicale del grande giurista non sapevamo in molti. Noi, invece, da oltre dieci anni. E l'occasione ci piace raccontarla.
Ce ne parlò la prima volta il nostro carissimo amico Salvatore Sechi, consigliere della Presidenza della repubblica ed amatore di musica, recentemente scomparso. Ci disse dei concerti che il Presidente della Consulta teneva per pochi amici nel palazzo della Consulta - ci pare di ricordare a Natale od in qualche altra occasione - suonando al pianoforte Beethoven o Mozart o Chopin. E lui, Sechi, che suonava il fagotto, aveva per Zagrebelsky un'ammirazione sconfinata.
Quando nel 2004 avemmo l'opportunità di dirigere il 'Festival delle Nazioni' di Città di Castello, organizzammo alcuni incontri, ospitati nella magnifica cornice di Palazzo Vitelli, con personalità che pur non essendo musicisti, erano accomunate dalla travolgente passione della musica. Invitammo appunto Salvatore Sechi, Giovanni Iudica (autore allora di una pregevolissima ricerca su Gesualdo da Venosa ), Michele Mirabella, regista di melodrammi, e avremmo voluto invitare anche Zagrebelsky. Il nostro amico Sechi ci fece avere un appuntamento con l'allora presidente della Consulta che ci ricevette immediatamente. Gli manifestammo la ragione principale del nostro incontro: invitarlo a Città di Castello, a parlare della sua passione per la musica. Lo avrebbe intervistato Antonio Lubrano con il quale in quegli anni facevamo per RAI UNO 'All'Opera!'. Parlammo di musica, dei suoi amici musicologi torinesi, Pestelli in primis, e la nostra idea gli piacque. Ma ci disse, convinto, che non avrebbe potuto, fino a quando fosse stato presidente della Consulta. Garbatamente ci spiegò che in tale sua carica - la terza dello Stato - non era mai intervenuto in pubblico se non nei casi e per le ragioni richieste da quel suo importante ruolo. E, per consolarci, aggiunse: se aspetta solo qualche mese - da lì a poco quel suo incarico sarebbe terminato - sarò felicissimo di venire a parlare di musica, magari l'anno prossimo, mentre noi stavamo già pensando ad un festival dedicato interamente a Mozart, alla vigilia delle celebrazioni del 2006, duecentocinquant'anni dalla nascita. Le cose, poi, andarono diversamente, perché per dissensi con il consiglio di amministrazione del festival castellano - a causa della eccessiva ingerenza del consiglio nelle questioni relative alla direzione artistica - preferimmo lasciare il festival. Che ha ripreso la sua routine, come aveva già fatto negli anni precedenti la nostra direzione, ed ancor continua.
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