Quando l'intero
epistolario sarà completato, comprenderà ben nove volumi, il nono
relativo al solo 1924, più altri due, per Supplementi e Documenti.
Ma per la pubblicazione completa sarà necessario attendere anni,
forse decenni. Intanto sfogliamo il primo volume, che racconta
Puccini dagli inizi alla 'Bohéme'.
Anche in Italia, tutti noi
che a vario titolo ci occupiamo o siamo interessati alla musica,
anche da semplici ascoltatori, se che per qualche motivo vogliamo
conoscere più da vicino i grandi musicisti, non abbiamo motivo per
lamentarci. Da qualche tempo possiamo leggere anche nella nostra
lingua, l'epistolario completo di musicisti come Beethoven ( fatto
tradurre dall'Accademia di Santa Cecilia) o Rossini, edito dalla
omonima Fondazione pesarese, e, più recente ancora, di Mozart
tradotto in lingua italiana da un mozartiano doc, che di mestiere fa
il notaio e di nome fa Marco Murara.
Invece, per Puccini, il
nostro operista più rappresentato nel mondo assieme a Verdi, del
quale è nota buona parte della ricchissima corrispondenza, s'è
dovuto attendere, per l'avvio della pubblicazione dell'epistolario
completo, che il Ministero dei beni e delle attività culturali, con
la tempestività e l'accortezza che contraddistingue da sempre la sua
attività, costituisse nel 2007- dunque l'altro ieri - il Comitato
per l'Edizione nazionale delle opere di
Giacomo Puccini. Nella
quale 'edizione' si è ritenuto opportuno anzi importante includere,
accanto ovviamente alle opere, anche l'epistolario del musicista dal
quale ci si attende nuova luce sulla genesi , composizione e
successiva fortuna, dei suoi capolavori, che si contano in dodici
appena, ma intramontabili.
A
fronte dei quali dodici titoli si stima che quando la pubblicazione
dell'epistolario, di cui ora è uscito il primo volume, presso
l'editore Olschki, relativo agli anni 1877-1896, sarà completato,
potrebbero essere quasi ventimila le lettere pubblicate, salvo
ulteriori aggiunte; già oggi se ne conoscono ottomila circa, ed ogni
giorno sbucano fuori delle altre, anche nelle aste internazionali
dove i cimeli pucciniani, soprattutto manoscritti musicali o lettere
e cartoline, costituiscono ancora un grande richiamo per
collezionisti e pucciniani doc. Ancora l'altro ieri, su ebay, una
semplice cartolina di Puccini veniva proposta all'acquisto per
1.500,00 Euro. Una bella somma per una semplice cartolina con firma e
qualche rigo di scritto.
Il
primo volume, 688 pagine, che abbraccia il periodo degli studi del
musicista, dei primi successi fino al capolavoro, fresco come la sua
giovinezza, Bohème,
tenuta a battesimo il 1 febbraio del 1896, da Arturo Toscanini a
Torino, contiene ben 784 lettere, includendovi le poche inserite
nell'appendice. E ci svela una personalità molto più complessa del
musicista che credevamo di conoscere a fondo. Dapprincipio prevale la
fitta rete di rapporti con la famiglia e gli amici, quasi tutti
legati a Lucca; andando avanti nel tempo, emerge la figura
indipendente di un musicista, dalla marcata individualità, man mano
che egli si sente più sicuro di sé come compositore. Dal momento in
cui le sue opere ottengono riconoscimenti in Italia e all'estero, i
destinatari delle sue lettere cambiano. Scrive più sovente a
direttori, al suo editore Giulio Ricordi, ai cantanti; e lo si sa
spessissimo in viaggio per seguire da vicino la concertazione e
messinscena delle sue opere. Ma di edizioni delle lettere di Puccini
se ne conoscono più d'una, sebbene l'edizione critica appena avviata
si vede costretta a correggere date, destinatari ed anche la stessa
lezione di alcune di esse, male interpretate in passato. E c'è anche
un particolare curioso che attesta come anche le finanze del
musicista vanno rapidamente evolvendosi a suo favore. Dalle prime
lettere scritte su carta semplice e dozzinale, si passa a lettere su
carta più pregiata ed anche intestata.
In
breve, la storia delle più note edizioni, parziali dell' espistolario
pucciniano, fino ad oggi.
Il
primo a raccogliere e pubblicare un buon numero di lettere fu un suo
amico, che fu anche librettista di alcune sue opere ( La
rondine, Il tabarro, Suor Angelica
e, in coppia con Renato Simoni, Turandot):
Giuseppe Adami, nel lontano 1928. Uno dei collaboratori che più da
vicino avevano conosciuto e lavorato con il musicista, al punto da
fargli dichiarare in una lettera del 1923: ” Adamino conosce meglio
di tutti al mondo il suo Giacomo Puccini”. Quella primizia
epistolare pucciniana era ordinata in maniera singolare, con scopi
che diremmo didascalici. Le 240 lettere ivi contenute erano
distribuite in dodici capitoli, ciascuno dei quali dedicato ad un
titolo operistico pucciniano, del quale le lettere spiegavano e
raccontavano genesi, gestazione, abbozzi e composizione ed ogni altra
notizia utile.
Dopo
quella prima impresa editoriale, quasi all'indomani della prematura
morte del musicista per cancro, a Bruxelles, nel 1924 che aveva 66
anni, si dovette attendere la fine degli anni Cinquanta del secolo
passato, per vedere la pubblicazione, a cura di Eugenio Gara, dei
'Carteggi pucciniani'; e, nello stesso anno, delle 'lettere a
Riccardo Schnabl' ( confidente per molti anni del musicista,
conservate al Conservatorio di Milano) a cura di Simonetta Puccini,
nipote del compositore; mentre poi dovevano passare oltre quindici
anni, per 'Puccini com'era' a cura di Arnaldo Marchetti, che
conteneva 400 lettere; ed infine le lettere, appena quattro, dello
scrittore e giornalista Ferdinando Fontana (che scrisse i libretti de
Le villi ed
Edgar)
a Puccini, pubblicate nei Quaderni Pucciniani, nel 1992, ancora a
cura di Simonetta Puccini.
A
queste pubblicazioni, strettamente riservate alla corrispondenza,
occorre aggiungere anche le lettere pubblicate nelle numerose
biografie del musicista, seppure in misura molto inferiore rispetto
agli espistolari, e con l'handicap che, delle lettere citate, vi si
possono leggere soltanto degli stralci, funzionali a ciò che il
biografo vuole far conoscere o dimostrare. E i biografi pucciniani ,
anche in Italia, sono finora numerosi: fra tutti Mosco Carner,
Casini, Pinzauti fino al più recente Michele Girardi, accreditato
studioso dell'opera del musicista, il quale ha intitolato la sua
biografia critica: 'L'arte internazionale di un musicista italiano',
allo scopo preciso di capovolgere una prospettiva critica negativa
riguardante l'opera, nel suo complesso, avanzata da un noto storico
della musica, Fausto Torrefranca ( in 'Giacomo Puccini e l'opera
internazionale', 1912; un 'pamphlet che attesta la malafede del suo
autore', secondo Michele Girardi), due
anni dopo il battesimo a New York, della Fanciulla
del West, con
il concomitante obiettivo di opporre a Puccini, sostenendola a spada
tratta, la cosiddetta 'generazione dell'Ottanta', e cioè,
Gianfrancesco Malipiero, Alfredo Casella, Ottorino Respighi, fra i
principali esponenti.
Le
lettere.
Apre
la raccolta, una lettera inviata da Puccini a sua madre, Albina Magi,
datata 10 novembre 1880 e spedita da milano , nella quale, dopo
averla ringraziata per la lettera inviatagli con riposta pagata –
'perché ho la stoja', che tradotto vuol dire: sono senza il becco di
un quattrino - le comunica che ha passato l'esame di ammissione al
Conservatorio di Milano, nonostante l'età, perché gli hanno
assicurato che giudicheranno prevalentemente il valore degli
elaborati scritti. E lui è stato il migliore. Adesso ha bisogno di
vestiti e scarpe nuove, e spera anche che comincerà a mangiare
decentemente, ora che va ad abitare 'davanti a Trattoria'.
L'ultima
lettera pubblicata in questa prima raccolta reca la data del 30 ( o
forse 31) dicembre del 1896. E' indirizzata al m. Carlo Angeloni,
insegnate di 'contrappunto' , del quale con orgoglio si vantava di
essere stato allievo, al quale chiede di rispondere con
sollecitudine alla richiesta di Mascagni, al quale Puccini lo aveva
segnalato, che lo voleva come insegnante al Liceo musicale di Pesaro.
Angeloni non accetterà, anche per il magro stipendio.
Segue
un'appendice contenente otto lettere delle quali si pubblicano date e
destinatari, e sommariamente anche il contenuto, ma il cui testo
integrale, per rispettare la volontà degli eredi del maestro', non
viene pubblicato. Strana circostanza e decisione per una edizione
critica completa della corrispondenza di Puccini, a quasi un secolo
dalla morte del musicista e con l'unica erede , la nipote Simonetta,
che non si dice per quali ragioni non vuole pubblicati i testi delle
lettere suddette. Per le quali bisognerà attendere...
Una
lettera ( BOX)
(Inviata
ad Elvira Bonturi, sua convivente e futura moglie (Puccini la
sposerà nel 1904, dopo ventennale convivenza, alla morte del suo
primo marito), da Roma, su carta intestata 'Hotel de Milan Rome, e
datata 11 febbraio 1896, nel corso delle prove per la 'prima' romana
di Bohème,
una decina di giorni dopo la 'prima' a Torino)
Cara
Elvira
Son
dolori! Siamo senza Musetta! E anche la Pandolfini ( Mimì, ndr.) –
vale poco. Buono Apostulo ( Giovanni Apostolu, Rodolfo ndr.) e
discreti gli altri meno Colline che è ottimo – Mascheroni
(direttore d'orchestra ndr.) Cane al solito.
Io
ritengo che tu resti ancora a Milano tanto con questa baraonda di
prove ti dovrei lasciare sola sempre – tanta è la confusione che
c'è – acccidenti al teatro all'arte a tutto!
In
fretta perchè sono le 11 e vado a mandar giù alla peggio un
boccone. Saluta Ida Cioncio Beo – tuo Topisio ( soprannome usato
dal musicista, che nella versione femminile, Topisia, indicava
Elvira, ndr.)
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