Zubin Mehta, volevano farlo fuori senza un briciolo di galateo, e di rispetto per il suo passato ( forse solo per quello, se il suo presente, a detta di molti, non è molto lusinghiero per lui, la critica lo bistratta, come ha fatto per la sua recente 'Carmen' a Napoli) Nardella il 'sindachetto' ( senza offesa per il grande sindaco, solo perchè l'appellativo 'alla De Luca' è divertente) e il sovrintendente dell'Opera di Firenze ( ex Maggio Fiorentino), Francesco Bianchi.
Ma il noto direttore ha sventato la congiura che mirava a colpirlo alle spalle per fargli fare la fine di Cesare, benché egli godesse di un salvavita fino a tutto il 2017, quando scade il suo contratto con l'Orchestra.
Sia chiaro, i vertici bene hanno fatto a cercare ed individuare il suo successore anzitempo - così si deve fare in maniera che il passaggio da uno all'altro, venga programmato e previsto in ogni particolare, senza scossoni per l'istituzione. E, infatti, da mesi si parlava della successione a Mehta, e sulla bocca di molti era corso il nome di Gatti, il quale ha atteso invano la nomina - come è accaduto anche per la Scala, dove l'ha spuntata Chailly, nonostante la sua lunga collaborazione con Pereira a Zurigo; alla fine il direttore milanese è volato ad Amsterdam per assumere l'incarico di direttore al Concertgebow ( chissà che non ripercorra in futuro lo stesso tragitto di Chailly: dopo Amsterdam, Lispia e poi, succedendo a Chailly, la Scala).
Mehta perciò sapeva che al 2017 sarebbe terminato il suo incarico, ma in questi giorni, quando secondo una ricostruzione fatta oggi dal 'Corriere', a firma Marco Gasperetti, di segno opposto a quella di ieri di Valerio Cappelli, avrebbe fatto l'offeso solo per ottenere una migliore uscita, con un titolo ( strombazzatto dall'ufficio stampa del teatro, come fosse una grande cosa, mentre non lo è affatto, e se viene adottato ora per la prima volta è solo perché è apparso una farsa a tutti quelli che hanno finora governato l'orchestra fiorentina), che suona : direttore 'onorario a vita', e che gli permetterebbe di dirigere ancora a Firenze e nello stesso tempo anche altrove, come ha sempre fatto, principalmente in Israele; e forse d'ora in vanti a Napoli, magari con un incarico ufficiale.
Insomma tutta quella manfrina Mehta l'avrebbe fatta per ottenere una più vantaggiosa - anche meritata - indennità di fine servizio, dopo trent'anni alla guida dell'orchestra fiorentina, che a lui deve molto. Nonostante la manfrina del direttore, il comportamento dei dirigenti fiorentini è, secondo noi, da censurare.
Sul fronte economico, risulta abbastanza inspiegabile l'uscita di Bianchi che ha voluto smentire, a pochi giorni di distanza, la relazione del commissario Pinelli, quello che gestisce il Fondo salvafondazioni liriche. Il quale non più tardi di una decina di giorni fa, parlando dell'Opera di Firenze, nella sua relazione semestrale ( relativa al primo semestre 2015), rilevava un deficit di 4,5 milioni di Euro nei primi sei mesi, e metteva in guardia il teatro fiorentino che, andando avanti così avrebbe chiuso il bilancio in netto passivo. Bianchi ha detto che prevede di chiudere il bilancio annuale in pareggio, e perciò nonostante le perplessità espresse dal Commissario sul possibile pareggio di bilancio dell'Opera di Firenze, Bianchi avrebbe dichiarato che quel passivo è stato colmato ed altro non ve ne sarà per il secondo semestre. Speriamo. Altrimenti, nel 2016, proprio l'Opera di Firenze che al Fondo governativo ha chiesto 34 milioni di Euro, per mettere una pietra sopra i suoi debiti pregressi di gestione e di patrimonio, dovrà portare i libri contabili in tribunale e dichiarare fallimento. Che avverrebbe proprio quando il governo dell'ex sindaco Renzi- ne approfitti, questo è l'ultimo treno per Firenze - ha dato il via libera ai fondi per il completamento dei lavori nel nuovo teatro.
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