Dopo la trasferta a Ravenna dell'attuale sovrintendente-direttore artistico della Scala, Alexander Pereira - con un ramoscello d'ulivo da consegnare brevi manu a Riccardo Muti, nella prospettiva di un suo ritorno alla Scala - il sovrintendente incalza nuovamente il direttore nei giorni dei suoi trionfi salisburghesi con i Wiener e la solista Mutter, recapitandogli una lettera di invito a tornare, firmata da una novantina di orchestrali della Scala. Non tutti, perciò. E Muti ripete quel che ha detto a Pereira a Ravenna: non ho ancora preso una decisione. Così ribadendo, avrebbe lasciato una porta aperta, secondo alcuni osservatori, detto invece un diplomatico 'si vedrà', che significa no, secondo altri.
Ora, inutile insistere, se i tempi saranno maturi, quando sarà, Muti tornerà alla Scala. Altrimenti, sebbene possa apparire abbastanza strano che nel suo paese il più noto direttore vivente non diriga l'orchestra della più importante istituzione, non cascherà il mondo per questo; e la vita musicale continuerà con alti e bassi ma continuerà, perchè Beethoven o Verdi sopravviveranno alla Scala ed a Muti, anche senza che fra loro si sopisca la vecchia ruggine che portò la prima a divorziare dal secondo, e viceversa.
Ad una disattenta giornalista, che ha affrontato la questione, è sfuggita la idiozia più idiota. e cioè che per far tornare Muti alla Scala occorre decidersi il prima possibile, insomma bisogna costringerlo a tornare, perchè con il carnet fittissimo di impegni del direttore - che sono, a suo dire, quello con la Chicago Symphony, e l'Aida a Salisburgo nel 2017 - sarebbe difficile poi trovare un periodo libero. Siamo a metà 2015!
Muti però ha ragione quando a proposito della Scala segnala l'anomalia della presenza dei giovani musicisti venezuelani della Bolivar con Dudamel, a Milano, per un intero mese - chi ha voluto questa lunga trasferta, Lissner o Pereira?- quando invitare un'orchestra giovanile italiana, proprio in occasione dell'EXPO sarebbe parso più opportuno. Ancor più adesso anche Pereira ammette che i biglietti per tutti i concerti e per l'opera con l'Orchestra 'Bolivar' non sono stati tutti venduti ed anzi sono lungi dall'esserlo. Perchè in questa estate scaligera sono lontani dall'orizzonte i 'tutto esaurito' che si attendevano con l'EXPO, al punto da tenere il teatro aperto anche per tutta l'estate, oltre che per i sei mesi di EXPO. Pereira ammette che a Milano in queste settimane la sera si preferisce frequentare i ristoranti dell'EXPO, piuttosto che il teatro che negli altri periodi dell'anno, anche senza EXPO, si vede quasi sempre gremito. Un errore perciò, secondo Pereira, tenere aperto il teatro anche in agosto; se lo si chiudeva non si faceva un soldo di danno, anzi si potevano dare le ferie a tutto il personale, orchestra compresa.
L'unica buona notizia arriva dal fronte degli sponsor. E la dà, orgoglioso e soddisfatto, lo stesso Pereira che si è sempre fatto vanto di avere il fiuto per i soldi e di saperli trovare, per le sue imprese, là dove ci sono. Ha già trovato qualcosa come 7 milioni di sponsorizzazioni e starebbe per arrivare alla Scala un altro socio fondatore che porterebbe 6 milioni di Euro in dote. Si dice Rolex, ma il contratto non è stato ancora firmato. E dunque non si canti ancora l'inno della vittoria.
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