La crisi può aver spuntato le aspirazioni internazionali del festival rossinianopesarese? Neanche per sogno. Come si ripete ormai da 36 anni, dopo la cena di apertura nella villa di famiglia di Paola Tittarelli, una cena che fa subito capire, scorrendo la lista degli invitati, chi la crisi ha azzoppato, ha rimesso in sella o addirittura tenuto a battesimo del mondo che conta, il Rossini Opera Festival, affidato alle cure di Gianfranco Mariotti e della sua famiglia - si può dire, vero! se al festival sono presenti suo figlio, il direttore in grande ascesa, come anche la di lui moglie celebre cantante, annota anche la Aspesi, la figlia, sua assistente, ed il figlio, impegnato negli uffici della comunicazione - può partire.
La Aspesi, visto che non lo fanno quei fannulloni del suo giornale, annuncia anche la sorpresa del ritrovamento del 'quintetto' de 'La gazzetta' - rinvenuto in un faldone di manoscritti della biblioteca del Conservatorio di Palermo (Gossett lo presentò assieme al bibliotecario Lo Cicero, dalle pagine della nostra indimenticata rivista Music@) - e che verrà inserito nelle recite dell'opera rossiniana in cartellone.
Non ancora soddisfatta, la Aspesi annuncia, il giorno stesso che il festival inizia, che è un successo, tutto esaurito - ma non sarebbe stato più prudente attendere la fine del festival per cantare vittoria? - e due giorni dopo annota con orgoglio, presentandosi pesarese e mariottiana verace e della prima ora, che quello di Gianfranco Mariotti è l'unico caso di un sovrintendente che è a capo della manifestazione da 36 lunghi anni, cioè dall'inizio.
Titolo di merito? Sì per la Aspesi, per noi assolutamente no, anche se non è l'unico fra i sovrintendenti o direttori artistici a capo di festival fra i più importanti in Italia, che lo sono ininterrottamente, dalla prima edizione.
Accade, ad esempio, anche al Festival della Valle d'Itria che non ha cambiato mai sovrintendente - Francesco Punzi - da quaranta edizioni; o al Ravenna Festival che ha come direttore artistico, fin dalla prima edizione, Cristina Muti Mangiavillani, da 26 anni e 26 edizioni ( la Aspesi, nonostante la sua ben nota non simpatia nei riguardi di Muti, direttore, farebbe bene a fare una passeggiata anche a Ravenna, perché anche lì si fa un bel festival); o come, infine, al RomaEuropa Festival, giunto all'edizione numero 30, e sempre con gli stessi dirigenti ( Veaute e Grifasi, e pure con l'on. Pieraccini che ora della Fondazione è presidente onorario, e tutti e tre, con altri pochissimi, membri 'a vita' del consiglio di amministrazione).
A Ravenna come a Martina Franca come a Roma si ripetono anche alcune altre modalità del festival pesarese come quella che in fondazione o nell'organizzazione del festival ricorrano nomi di famigliari dei rispettivi dirigenti. Questo per dire alla Aspesi che tutto il mondo è paese e che Pesaro non fa eccezione su nulla, salvo...
... un caso che fa l'eccezione di Pesaro e che la Aspesi non considera. Gianfranco Mariotti riceve un compenso che è il più alto di un sovrintendente di un festival, assai vicino a quello di alcuni sovrintendenti di fondazioni liriche che hanno ben altro da fare nel corso di tutto l'anno. Con l'aggravante che il suo compenso è oltre un decimo del finanziamento del FUS al festival ( 160.000 Euro su un finanziamento di 1.152.000 Euro, ben oltre il 10%; e se ci mettiamo anche il compenso del direttore artistico, Alberto Zedda, quasi 100.000; fanno 1/5 circa del FUS); mentre per i sovrintendenti dei teatri che hanno un compenso simile a quello di Mariotti, l'incidenza in rapporto al FUS e dell'1%. Bella differenza!
Mentre il sovrintendente del Festival della Valle d'Itria non percepisce alcun compenso, come anche la signora Muti, che forse viene compensata attraverso l'onorario di regista, e che anche il presidente del RomaEuropa Festival Monique Veaute, che presta la sua opera gratuitamente ( un compenso - 16.500 Euro - l'ha come 'direttrice' di un progetto 'digitale' del festival medesimo) ed il suo direttore artistico Grifasi, che s'è tagliato lo stipendio annuo di quasi 30.000 Euro, passando da 110.000 a 80.000 circa. Esempi che Gianfranco Mariotti farebbe bene ad imitare, anche se la Aspesi non si azzarda a consigliarglielo.
A tutti, invece, vorremmo dare noi un consiglio. Non sarebbe ora, dopo decenni di permanenza ai vertici di quei festival, che schiodassero tutti?
All'estero grandi festival come anche importantissime istituzioni musicali ed anche museali cambiano i loro vertici ogni quattro o cinque anni, senza che nulla di catastrofico si abbatta sul normale corso di quelle istituzioni - vi sono casi analoghi anche in Italia, sebbene rarissimi, come quello del MART di Rovereto.
Perchè non si fa dappertutto, Pesaro inclusa? Perchè la Aspesi non se lo augura, se ad un certo punto della sua corrispondenza, annota che il successo dell'attuale edizione - appena cominciata - tiene lontani gli 'INVISIBILI ASPIRANTI AL SUO RUOLO'?
PRENDETE NOTA
Giunge in questi giorni la notizia della nomina, a partire dal 2016, di Riccardo Chailly a direttore musicale della Orchestra del Festival di Lucerna, fondata da Toscanini e rifondata, in anni recenti, da Claudio Abbado. A parte l'accanimento dirigenziale nei confronti di Chailly ( ancora a Lipsia, prossimo a Milano ed ora anche a Lucerna), è bene si sappia che il suo incarico a Lucerna avrà la durata di cinque anni, e non di ventisei o trenta o trentasei o addirittura quarant'anni. E' chiara la canzone?
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