In contraddizione solo apparente, i tre fatti che stiamo per raccontarvi si somigliano e molto.
Il primo riguarda Dudamel che ha dichiarato di aver intrapreso un giro del mondo con Beethoven. Lui ha detto testualmente ' porto in gro Beethoven'. Una novità anche se la novità vera è un'altra: Beethoven, lui lo porta in giro, per avvicinare i giovani alla musica. Questo si propone l'ormai celebre, ed ancor giovane, direttore che oggi è stabile a Los Angeles, ma con il cuore ( può essere?) a Cararas alla sua 'Simon Bolivar', in compagnia della quale intende fare il giro del mondo.
I giovani alla musica dovrebbero avvicinarli i giovani entusiasti della sua' Bolivar'. Ma allora che c'entra Beethoven? E' uno specchietto per le allodole, o è la carta da giocare quando la partita - quella della creazione di un pubblico nuovo e giovane per la musica classica - sta per esser persa definitivamente e c'è bisogno di tentare il tutto per tutto, rappresentato dalla musica sublime ed irresistibile di Beethoven? Non sarà, molto più semplicemente, che Dudamel sta annunciando un tour di propaganda per la sua nuova incisione beethoveniana?
Il problema dell'avvicinamento dei giovani alla musica se lo pongono in tanti. Fra questi anche il direttore della orchestra che ha concluso l'altro ieri il Festival di Todi e che ha introdotto una innovazione che lascerà il segno nella pratica musicale ed anche nella storia dell'esecuzione, ma non sappiamo se riuscirà ad avvicinare anche un solo giovane in più alla musica. E cioè, un'Orchestra prevalentemente di giovani, vestita in jeans, da cui dipende il suo nome, Jeans Symphony Orchestra, fresco e giovane come il tessuto che da sempre è sinonimo di giovinezza.
Alla fine di ogni anno, il direttore e fondatore dell'orchestra in jeans, dovrebbe fare il resoconto esatto di quanti giovani ha avvicinato alla musica quell'indumento, un tempo di strada e da lavoro, ed oggi, a suo modo, anche elegante. Siamo davvero curiosi di saperlo, perchè altrimenti, se i risultati con tutta la buona volontà dei giovani musicisti in jeans sono scarsi, sarebbe il caso di cambiare indumento ed anche nome all'orchestra per proseguire nell'apostolato musicale. Ad esempio: Pigiama Symphony Orchestra. Di musica, naturalmente, non si parla.
Apparentemente opposta alla tendenza che cerca in tutti i modi di fare proseliti, sembra l'affermazione di uno dei presidi più in vista, il quale vorrebbe che i professori in cattedra vestissero sempre con giacca e cravatta, il che procurerebbe loro prestigio e rispetto.
Davvero giacca e cravatta sarebbero in grado di fare un simile miracolo? Noi che a scuola siamo vissuti per tutta la vita non ne siamo convinti. Pensiamo, naturalmente, che un professore dovrebbe curare la sua persona e vestire con dignità - non è necessaria la giacca e cravatta - lavarsi, e non presentarsi mai trasandato - perchè altrimenti non gli riuscirebbe di educare i suoi allievi alla cura della persona a contato con gli altri; e dovrebbe anche usare rispetto e considerazione verso i suoi giovani interlocutori; e già questo basterebbe per vedersi tornare rispetto e considerazione. Ed anche la stima egli se la deve guadagnare, e non potrà farlo, usando esclusivamente l'arma della giacca e cravatta.
Un discorso particolare meriterebbe invece l'abbigliamento femminile, delle colleghe donne, perchè le mise di alcune ci fanno ricordare i film pecorecci con Edwige Fenech protagonista. Le professoresse dovrebbero esser più attente e curate dei professori. Ed anche se ad esse il preside non può consigliare di vestire con giacca e cravatta, l'equivalente sì.
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