Ci siamo sempre chiesti che senso ha annunciare, al festival delle nazioni in Umbria, una nazione 'ospite' ogni anno, sempre diversa, se poi la lettura del programma ci fa venire il dubbio che il festival di un anno potrebbe farsi l'anno appresso o in quello seguente ancora, pur cambiando ogni anno - a parole - la nazione ospite. Ad esempio quest'anno, edizione intitolata all'Austria, si ascolteranno musiche di Mozart - finalmente! - o degli Strauss - Capodanno a quelle latitudini arriva subito dopo ferragosto - altrimenti chissà quanti altri anni avremmo dovuto aspettare per ascoltare Mozart, ma è solo un esempio.
In quel festival delle nazioni, sfilano in prevalenza solisti o piccoli gruppi, magari anche giovani, perchè costano meno, qualche orchestra - sempre la stessa - artisti o spettacoli che girano in questo periodo in Italia (Bregovic) ingaggiati senza pensarci, e con l'aggiunta di qualche celebrazione o ricorrenza che in Umbria non hanno senso e giustificazione alcuna, ma che, coprodotte con altri festival che invece hanno ragioni per farla (quest'anno la Grande guerra con Mittelfest), fanno sperare scambi futuri; poi qualche complesso nostrano appena laureato da concorsi e stage frettolosi ecc.. sempre la stessa solfa per un festival ormai scaduto nella 'routine' che è la negazione delle ragioni di un festival.
Genera perciò imbarazzo in noi leggere che il presidente esimio del festival, il giornalista Giuliano
Giubilei, sia andato a presentarlo anche a Vienna; lo stesso imbarazzo che non hanno potuto manifestare apertamente, per ragioni di opportunità e dovere di ospitalità, i suoi uditori nella capitale austriaca, all'ascolto di un programma dozzinale e banale senza capo né coda.
Imbarazzo oltre che perplessità che vengono spontanei anche quando si legge su 'Repubblica' una presentazione scritta senza cognizione di causa, e senza conoscere la storia del festival, per semplice esaltazione degli attuali reggitori. Eppure sarebbe bastato al nostro giovane collega andare a leggersi, ad esempio, il programma dell'edizione del 2004 - lo può fare ora, anche se fuori tempo massimo, non è difficile trovarlo - per capire che il suo interlocutore che gli illustrava l'edizione attuale del festival, se la stava cantando e suonando da solo, ma con la sua complicità.
(Possiamo riassumergli il programma del 2004 in due parole, al nostro giovane collega. Dedicato alla nuova generazione musicale italiana, ospitò i migliori solisti e complessi, strumentali e vocali, ed anche una orchestra residente, la 'Verdi' di Milano, oltre a direttori di gran nome come Roberto Abbado, che mai più sono passati da quel festival. E poi una mostra dedicata ai bozzetti teatrali di Prampolini curata da Calvesi).
E, del resto, ci sarà una ragione se il contributo ministeriale (FUS) è passato dai 220.000 Euro del 2004 a 115.000 del 2015). E la ragione principale, oltre quella generale del taglio del FUS, ma non in tale misura, va cercata nella 'decadenza' del festival, resa evidente anche agli occhi dei tecnici del ministero.
L' interlocutore - direttore del festival - vende la sua merce, anche se scadente; la colpa è tutta di chi, come il giovane collega di Repubblica, non osa mai fare con lui un contraddittorio, sulla base della conoscenza che avrebbe dovuto avere di quella iniziativa, ed invece non aveva; e per questo ha bevuto tutto ciò che gli è stato offerto.
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