A sentenziare 'se è gratis, c'è l'inganno', ripreso sul Corriere di oggi dal costituzionalista Michele Ainis, era stato Ignazio Silone. Se ne intendeva? Poco o tanto, ma le sue parole suonano sacrosante.
Ainis, prendendo lo spunto dall'ultima gratuità, quella dei membri della Commissione internazionale che ha valutato gli oltre mille curricula degli aspiranti alle direzioni dei venti più importanti musei italiani, presieduta da Paolo Baratta, nei confronti della quale inganno, a prima vista, è difficile ravvisarvi, semmai critiche rivolte ai criteri con i quali hanno giudicato gli aspiranti e scelto le rose di nomi da offrire al ministro, argomenta sul fatto che in Italia esiste un esercito di consulenti ed incaricati che svolgono il loro lavoro a 'titolo gratuito'.
Si va dalle amministrazioni statali, centrali e periferiche, alla Rai (quattro dei sette consiglieri sono pensionati e perciò non possono percepire altro emolumento, dunque 'costretti' a lavorare gratis, a fronte di responsabilità non di poco conto) ai Comuni - un esempio, esilarante e tragico allo stesso tempo riferisce Ainis, quello, nel Comune di Monreale, di uno psicologo che fa di cognome Terzo, che è al suo terzo incarico sempre gratuito - dove accade, come in ogni altra parte d'Italia, che amministratori spregiudicati incarichino persone loro vicine, perfino famigliari.
Per Ainis questo esercito di volontari pubblici e privati nasce dalla reazione alle ruberie, attraverso false consulenze ben retribuite, che si riscontrano in ogni settore - che è l'altra faccia della medaglia: per coprire tale vergogna i consulenti - senza inganno? - lavorano gratis.
Il fenomeno, ancora più grave, riguarda anche i giovani dai quali si pretende che lavorino gratis senza offrire loro un corrispettivo in termini di qualità della formazione; li si sfrutta solo perché rappresentano una manovalanza a buon mercato, quasi gratuita. Ad un giovane appena entrato nel mondo del lavoro si può anche chiedere di lavorare gratis, per un periodo, ma solo se gli si offrono gli occasioni di lavoro che lo aiutino a completare, nelle migliori condizioni, l'apprendistato, direttamente sul campo, una volta terminato il periodo canonico della formazione professionale o scolastica.
Lo scambio, che Silone chiama 'inganno' non in denaro, a fronte di un lavoro non retribuito, è non solo immaginabile, ma rappresenta la regola. Scambi di ogni genere. E, del resto, gli esempi sono sotto gli occhi di tutti, anche perché la lista dei 'consulenti a titolo gratuito', è in Italia lunghissimo: se si digita su Google 'consulente a titolo gratuito' appaiono ben 606.000 risultati, sottolinea Ainis. Insomma di questo genere di benefattori, servitori non disinteressati dello Stato e della società, ve ne è quasi uno per famiglia, e lo Stato o la società trova il modo per compensarli. L'aveva denunciato già Ignazio Silone.
Sempre sul Corriere, ma di ieri, ed ancora sui nuovi direttori dei 20 più importanti musei italiani, a proposito della presenza di stranieri fra di essi, riflette Umberto Curi, che invita gli scontenti delle scelte a guardare al mondo del calcio. Nel quale, se valesse il principio invocato per i direttori dei Musei, che si vorrebbero tutti italiani, soltanto italiani, dovremmo vedere le squadre di calcio decimate, data la massiccia presenza di giocatori stranieri che i club si cercano in qualunque club di qualunque nazione. Dunque i criticoni prendano esempio dal mondo del calcio che , in Italia, è poi così familiare.
Solo che, caro Curi, il museo non è uguale ad un campo di calcio, ed il direttore di Museo ha compiti diversi dal calciatore, italiano o straniero che sia, che deve solo saper palleggiare e tirare in porta; e quasi sempre lo fa con i piedi, anche se non mancano interventi di testa; mentre al direttore di museo si richiedono in esclusiva interventi di testa, non capocciate, usando i piedi per camminare.
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