lunedì 31 agosto 2015

Milano, alla stessa maniera con cui Salvini si rivolta contro i migranti, si rivolta contro la musica che la sta invadendo. Arriva il festival MiTo, si salvi chi può.

A Milano non ce la fanno più.' Pace pace', 'silenzio, silenzio' vanno sussurrando cortei improvvisati di cittadini, in uscita dall'Expo che hanno appena visitato e diretti alla Scala, dove però non intendono entrare, e si fermano a manifestare  nel piazzale antistante.
 L'aveva capito anche Pereira, dopo le prime settimane dell'Expo, che Milano e la Scala non potevano trarre il  beneficio sperato dall'Expo e che la programmazione 'intensiva' musicale ed operistica del teatro, era stato un errore madornale (suo o di Lissner?). La sala del Piermarini non era piena come al solito, anche quando suonavano orchestre blasonate, che da tempo non si ascoltavano a Milano, in tale sequenza  fittissima, o si rappresentavano titoli del repertorio operistico amatissimi.  Aver voluto tenere aperto il teatro anche tutto agosto costituiva un dispendio economico e di energie umane inutile e infruttuoso. Meglio sarebbe stato chiudere il teatro d'agosto e mandare tutti - come salutare - in vacanza. Questo in sostanza aveva detto Pereria, e non c'è motivo per non credergli; che motivo avrebbe a chiudere gli occhi su una realtà diversa?
Ora, nel mese di settembre, a questa ondata soffocante di musica -  la musica non soffoca mai, va da sè, ma quando è troppo è troppo !- se ne aggiunge una  seconda, addirittura più invasiva della prima alla quale si aggiunge e sovrappone, una sorta di tsunami sonoro, con la programmazione di MiTo, il festival che intreccia Milano e Torino e intreccia pure Micheli & Colombo a Restagno.
I giornali, a pagamento, si sono sgolati a farci sapere che la programmazione è di quelle che non lasciano scampo: 180 'eventi' - il termine 'concerto' vi è bandito per principio - in un mese circa, con diversi luoghi contemporaneamente coinvolti nella programmazione.
 Che motivo c'era di fare una controprogrammazione - perchè di controprogrammazione si tratta, che fa concorrenza aperta anche alla Scala -  alla musica, già molto presente, causa Expo, a Milano? Non si poteva limitarla al minimo per quest'anno, finanche saltare una edizione di MiTo per far riposare anche le orecchie dei poveri milanesi e dei turisti che visitano Milano in questo periodo più per l'Expo che per la Scala, e non profittano della presenza della Scala, per assistervi ad una rappresentazione?
 MiTo della premiata ditta Micheli & Colombo e C. ha invitato anche  le due più importanti orchestre di San Pietroburgo, rappresentate da due diverse agenzie, la Filarmonica con il suo direttore, Temirkanov, e quella del Marijnski con Gergiev, nell'intento di riprodurre anche fuori la  città d'origine e residenza, l'antagonismo che  le due istituzioni covano ed alimentano a casa.
 E' vero, allora, che in Italia ci sono casi ( e sono tanti) dove i soldi, anche quelli necessari mancano, ed altri in cui  ve ne sono in abbondanza e perciò ci si può permettere il lusso di sprecarli impegnandoli in operazioni inutili. Che è come gettarli dalla finestra o nel cestino delle cartacce, se a Milano c'è la differenziata.

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