martedì 12 novembre 2013

Il Cardinale Bartolucci scrive ai suoi colleghi accademici di Santa Cecilia, al Presidente ed al Collegio dei Revisori, il 9 settembre 2013

Cari colleghi, dopo la pausa estiva desidero nuovamente rivolgermi a Voi per alcuni necessari chiarimenti riguardo alla lettera da me inviata prima dell'estate. Anzitutto voglio ringraziare i colleghi che mi hanno telefonato e scritto, manifestando comprensione e condivisione dei contenuti da me sollevati. Non credevo che un così grande numero di accademici condividesse le mie stesse perplessità sulla situazione. Come sapete, alla mia sono seguite due lettere anonime e la minuta di Campanella. Le lettere anonime mi hanno amareggiato. Vi rendete conto di cosa significa scrivere una lettera e non volerla firmare? Significa trovarsi in una situazione di disagio, dove il dialogo ed il confronto sereno si avverte come non possibile; significa essere consapevoli che uscire allo scoperto può determinare conseguenze che non si vogliono affrontare quali l'emarginazione e l'esclusione. Verso questi colleghi che sono sicuramente più giovani di me e impegnati nella loro professione non mi sento di esprimere in alcun modo biasimo o critica per non averci fatto conoscere i loro nomi, ma piuttosto comprensione. Ben più esplicito è stato Campanella che come me ha voluto rendere noto quanto a lui personalmente accaduto e le tristi conseguenze alle quali è andato incontro. Di esse mi dispiace. Sono certo che tutti voi abbiate compreso l'ampiezza della mia critica sull'attuale situazione dell'Accademia una critica che è molto difficile restringere alla caricatura di un compositore che si lamenta poiché non viene eseguito... Caro Presidente, i miei lavori sono stati eseguiti in Accademia fin dal 1963 e sono soddisfatto di quanto ho potuto fare per questa Istituzione, senza dover mai andare a pietire alcunché per l'esecuzione delle mie musiche e per tutte le volte che sono stato invitato a dirigere concerti di polifonia. Ed è proprio qui che voglio chiarire a tutti in modo definitivo quanto mi è capitato personalmente. Caro Presidente, dopo la scomparsa di Luciano Berio tua sponte sei venuto da me con delle bottiglie di champagne prima delle elezioni che ti videro nuovamente a capo dell'Accademia presentandomi il tuo desiderio di affidarmi delle esecuzioni di Palestrina (parlavi della Missa Esacordalis, ricordi?). Tutto questo è caduto nel vuoto come anche la Commissione su Palestina nella quale hai voluto inserirmi. Sono mai venuto a ricordartelo? No. Da quell'incontro sono ripresi i nostri contatti anche riguardo alla mia musica e credo che per un accademico compositore sia umana e legittima l'aspirazione ad essere eseguito. Tu però ogni anno promettevi, salvo poi dire che quello successivo fosse già occupato dalla programmazione fatta da Berio... Questo ritornello ti ha giovato per un po' di tempo, ma ti rammento che anche prima delle ultime elezioni sei sempre tu che hai telefonato per prendere contatto con me, e il Dott. Biciocchi, Segretario Generale della Fondazione che porta il mio nome e con il quale spesso vi siete incontrati, è venuto nel tuo ufficio e ha scritto “CAGLI" sulla scheda elettorale sotto i tuoi occhi. Tu stesso gli confidavi che nella prima votazione non eri stato eletto poiché "due scemi" - parole tue - si erano auto votati (mi pare di ricordare che Perticaroli e Petracchi presero un voto ciascuno dunque forse ti riferivi a loro) e che Battistelli non era capace “nemmeno di organizzare un concerto” per cui con lui l'Accademia sarebbe precipitata in chissà quale catastrofica situazione. Nello stesso incontro ti impegnavi con una stretta di mano ad eseguire il mio Stabat Mater dando il tutto come cosa fatta e dicendo: "è un impegno che prendo con lei, che mi importa io intanto programmo, poi chi viene dopo di me se lo trova". A quanto so, telefonasti seduta stante ad un tuo collaboratore dicendo che c'era lì pronta la partitura di Bartolucci da mandare in produzione. Dunque come vedi il tutto è partito da te e dal tuo modo di fare che apprendo essere abbastanza comune. Lo scorso l0 luglio quando hai rincontrato il Dott. Biciocchi che recapitava le mie schede in Via Vittoria per la votazione, ti sei lamentato della mia lettera definendola "menzognera" e gli hai chiesto se c'era qualche impegno formale disatteso da parte tua. Beh!, caro Presidente, questo lo giudico della più estrema gravità. E’ vero, sì, sulla carta non hai preso alcun impegno formale, ma nella mia etica di vita e professionale quanto hai fatto e detto è formale allo stesso modo. Anche l'avergli ribattuto: "Si, avevo promesso!" come a dire che dopo la mia lettera tale impegno non contava più nulla mi fa rabbrividire. Chi ti dà questo potere su di noi? Chi ti concede questa autorità di mortificarci nelle nostre aspirazioni umane ed artistiche, di disattendere ad impegni che tu stesso prendi? Chi ti consente di considerarci soggetti utili in campagna elettorale e poi non più? Cosa conta per te la parola data? Riguardo a questa situazione ti chiedo la cortesia se puoi, di non lavarti le mani con due parole, descrivendomi come un povero compositore mortificato perché non lo sono affatto. Il non essere eseguito in Accademia può dispiacermi, ma l'essere preso in giro in questo modo è inaccettabile. Peraltro rendo noto che nel mese di luglio u.s. ho presentato la richiesta di ricevere a mezzo mail, fax o posta copia dei verbali delle ultime tre Assemblee degli Accademici e, appena approvato, di quella del l0 luglio. La documentazione mi è stata negata dall'Accademia a motivo di “ovvie ragioni di riservatezza” che impedirebbero l'invio di verbali, disponibili per la consultazione presso la sede dell'Auditorium. Pur ritenendo molto strana tale ragione di riservatezza che impedirebbe di spedire dei verbali ad un accademico, lo scorso 3 settembre ho rinnovato la domanda, delegando il mio Segretario a recarsi presso detta Sede. Ad oggi non so ancora quando potrò essere accontentato e messo in condizione di poter esercitare i miei diritti e i miei doveri. Per coscienza riformulo espressamente la richiesta ai sensi e per gli effetti della legge che consente l’ "accesso agli atti", con la motivazione di voler comprendere i dubbi da molti verbalmente sollevati circa un possibile conflitto di interesse e/o incompatibilità esistenti, quale ad esempio quella eventuale del collega Michele dall' Ongaro che, a prescindere dalla stima che merita, è stato eletto Consigliere d'Amministrazione e Vice Presidente pur conservando i numerosi ruoli - a dire di molti confliggenti - che ricopre in ambito musicale (tra gli altri Sovrintendente dell'Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI e Responsabile della Programmazione Musicale di RAI Radio-Tre). Poiché alcuni colleghi si sono lamentati con me riguardo a ventilate altre deleghe recentemente attribuite allo stesso Maestro e, pare, ulteriormente confliggenti, desidero documentarmi su quanto accaduto nelle ultime assemblee. Il nostro Statuto - sull'osservanza del quale vigila il Collegio dei Revisori - prevede infatti l'astensione per il consigliere di amministrazione che ha rapporti di dipendenza con persone ed enti che possano avere interessi in conflitto con quelli della Fondazione (art. 7). Caro Presidente, io ormai sono vecchio e purtroppo la mia salute precaria non mi permette di venire a far sentire la mia voce di persona come sai che farei, ma questo scritto vuole costituire l'ultimo mio intervento su una situazione penosa che ha determinato prostrazione, disaffezione e malessere all'interno di una delle più prestigiose realtà musicali del nostro Paese, ove figurano i più illustri musicisti italiani. Mi hai profondamente deluso poiché con il tuo operato hai costretto molti accademici ad una umiliazione che nessuno di noi merita ed hai contribuito al decadimento dell'Accademia intitolata a Santa Cecilia patrona della musica sacra.
Con richiesta  di protocollo                                                                       Domenico Bartolucci



Nessun commento:

Posta un commento