Lettera
aperta ai colleghi Accademici di Santa Cecilia
Il
canto gregoriano, base della grande civiltà musicale dell'Occidente, la
polifonia sacra e profana, le prime espressioni dell'opera in musica, l'oratorio
sacro che da Carissimi approda a Refice e a Perosi fanno parte di quella grande
tradizione musicale romana alla quale io ho potuto dare il mio modesto
contributo. Le maggiori istituzioni che nei secoli hanno valorizzato e
trasmesso questa tradizione sono la cappella Musicale Pontificia (Sistina) e la
Congregazione dei musici, poi Accademia di S. Cecilia. Purtroppo, da oltre due
decenni la tradizione musicale romana è totalmente trascurata dalle Istituzioni
locali, in primis dall'Accademia la quale dovrebbe riservare una parte dei suoi
programmi allo studio e all'esecuzione delle composizioni di questa tradizione
della quale peraltro si vanta nei messaggi promozionali relativi alle proprie
attività concertistiche dove spesso appare il volto di Palestrina, principe
della musica. Basterà ricordare tra le tante omissioni, l'indifferenza
riservata all'anniversario della nascita di Carissimi. Notevole spazio alla
polifonia veniva dato dall'Accademia negli anni '60 quando la Cappella Sistina
da me diretta era presente annualmente nella stagione dei Concerti.
Successivamente, per non doversi avvalere di una istituzione esterna si pensò a
ragione di far eseguire il repertorio polifonico al Coro dell'Accademia e io
stesso per molto tempo ne ho curato settimanalmente la preparazione in vista di
importanti esecuzioni in ltalia e all'estero. Accanto a questo impegno ho
potuto prestare il mio contributo - spesso gratuitamente - in diverse occasioni
nelle quali l'Accademia ha voluto presentare miei lavori sinfonico corali. Il
tutto ad indicare quanto grande sia stata la mia affezione per il prestigio di
una Istituzione che viveva in un clima di condivisione, collaborazione e
confronto tra gli Accademici. Per quanto mi riguarda figuro tra di essi come
compositore ma l'Accademia non ha più ravvisato l'opportunità di programmare
niente di mio, né volle salutare con un semplice e formale biglietto di
congratulazioni la mia nomina a cardinale che non per me ma per l’Istituzione
avrebbe dovuto essere di vanto ed orgoglio! Confesso che mi avrebbe fatto
piacere poter condividere con voi tale evento del tutto inatteso. Questa
assenza di attenzione, ai limiti del dispregio, contrasta con le reiterate e
spontanee promesse di inserire mie musiche nella programmazione, espresse più
volte nell'ultimo decennio con forte impegno a me o ai miei collaboratori,
specialmente in occasione delle elezioni per il rinnovo della carica di
Presidente... A 96 anni e come Accademico più anziano di nomina - nel 2015
saranno 50 anni - mi sento in dovere di esternare a voi queste considerazioni
personali con le quali non desidero tanto lamentare il trattamento a me
riservato del quale poco mi importa, quanto invitarvi a una seria riflessione
sul futuro dell'Istituzione di cui tutti e ciascuno di noi siamo parte
essenziale. Con rammarico noto che diversi colleghi non prendono parte, forse
per disaffezione, alle votazioni, che lo spirito di condivisione del quale
accennavo poco sopra è da tempo sparito, che fra le proposte di nuovi
accademici appaiono a volte nomi del tutto inappropriati, e che non è più
possibile discutere della programmazione la quale ci viene comunicata senza
poter esprimere alcun parere. Profondo disagio mi è stato manifestato da vari
colleghi anche per le recenti votazioni del Consiglio di Amministrazione
tenutesi per alzata di mano e non a scrutinio segreto. Non è questo lo spirito
di una Istituzione che dovrebbe tenere in massima considerazione il corpo degli
Accademici, ma solo con l'impegno di tutti sarà forse possibile sanare una
situazione che molti non ritengono più compatibile con la storia e le
peculiarità dell'Accademia di Santa Cecilia. Con i migliori auguri.
Domenico Bartolucci
Nessun commento:
Posta un commento