mercoledì 30 luglio 2025

Con questi TRUCIDI - da Meloni a Salvini e camerati altri - meglio non avere a che fare ( da Lettera 43, di Marco Zini)

 

Riforma della Rai: così il centrodestra ha trovato la quadra

«Tutti abbiamo rinunciato a qualcosa e tutti abbiamo ottenuto qualcosa». Le parole del senatore leghista Giorgio Maria Bergesio spiegano come la maggioranza, in tempi piuttosto brevi, sia riuscita a mettere a punto un testo base sulla riforma della Rai, mentre l’opposizione sta ancora “a carissimo amico”.

La proposta unitaria del centrosinistra ancora non si vede

Giovedì è stato infatti presentato il testo del centrodestra, messo a punto dal relatore forzista Roberto Rosso, che ha visto la convergenza dei partiti della coalizione, mentre il tavolo delle opposizioni, che sta lavorando a una proposta unitaria da sottoporre poi come maxi emendamento, non ha ancora prodotto un risultato tangibile. E questa vicenda spiega molto dello stato dell’arte tra maggioranza e opposizione: il centrodestra, seppur diviso, quando occorre mettere a terra qualcosa di importante si riunisce attorno a un tavolo e riesce a trovare l’unità, mentre nel centrosinistra non riescono a trovare un accordo quasi su nulla. La scorsa settimana, per esempio, sembrava che le opposizioni avessero partorito un testo, come annunciato dal dem Stefano Graziano. Il testo c’era, ma è stato subito sconfessato da quasi tutti, a partire dal M5s. Nel frattempo è andata in scena un’altra riunione che non ha prodotto nulla. Però intanto si critica il testo della maggioranza. «Molte più ombre che luci», osserva Barbara Floridia. «La destra vuole pieni poteri, altro che Media Freedom Act», il commento di Graziano. Mentre secondo il collega di partito ed ex giornalista Sandro Ruotolo, «il governo vuole il controllo completo del servizio pubblico». Insomma: «Per noi il testo è irricevibile», ripetono in coro le forze di opposizione.

Roberto Rosso (Imagoeconomica).

Cosa dice il testo della maggioranza su ad e presidente

Ma vediamo di analizzare un po’ il testo base, frutto di una difficile mediazione tra le forze del centrodestra che, a dir loro, hanno recepito anche alcuni suggerimenti delle opposizioni. Nell’articolato, per cominciare, non è mai citato l’Emfa, ovvero l’European Media Freedom Act, la legge europea che impone di sganciare le tv pubbliche dal potere esecutivo garantendo indipendenza e trasparenza, che poi è il motivo per cui si deve fare questa legge. Il cda Rai è composto da sette membri, sei eletti dal Parlamento e uno dai dipendenti. I primi sono votati nelle prime due tornate a maggioranza qualificata e dalla terza a maggioranza semplice. «Così non arriviamo alle calende greche», spiegano dal centrodestra. I magnifici sette poi indicano e votano al loro interno l’amministratore delegato e il presidente, che però dovrà essere confermato anche dal voto della Vigilanza a maggioranza semplice, così da evitare altri “casi Agnes”. Tutta la governance resta in carica per cinque anni e non tre come adesso.

Simona Agnes e Giampaolo Rossi (Imagoeconomica).

I contentini alla Lega sull’ingresso di capitali privati e il canone

Due contentini vengono dati alla Lega, che storicamente spinge per la privatizzazione e per l’azzeramento del canone. Si prevede, infatti, che tutte le partecipate, e non solo Rai Way, possano cedere quote ai privati, con la Rai che resterebbe però azionista di maggioranza. E in particolare si pensa a Rai Pubblicità e Rai Cinema. Ingresso del capitale privato nel servizio pubblico, dunque. Sul canone la Lega aveva chiesto di abbassarlo del 20 per cento annuo fino all’azzeramento, nel testo invece si prevede che si può abbassare, fornendo valide motivazioni, ma non più del 5 per cento sul totale di quello della stagione precedente. Oltre non si può andare. Altra concessione al Carroccio è che alle sedute del Cda potranno assistere un rappresentante della conferenza Stato-Ragioni e uno dei Comuni, ma senza diritto di voto, «così da portare al settimo piano le istanze dei territori».

Matteo Salvini con Alessandro Morelli (Imagoeconomica).

FdI insiste sulla cultura, Noi Moderati cancella il tetto dei 240 mila euro

Altra novità fortemente voluta da FdI è l’istituzione di un canale dedicato interamente alla cultura, probabilmente con molta “cultura nazionale”, senza interruzioni pubblicitarie. Sparisce poi, e questo l’ha chiesto Noi Moderati, il tetto dei 240 mila euro per i dipendenti Rai, «perché così l’azienda pubblica sarà in grado di attrarre le migliori professionalità, che altrimenti vanno altrove», spiega Mariastella Gelmini. Invariati restano il potere e il ruolo dell’ad, mentre aumentano le funzioni del presidente che, per volere della Lega, «guida il Cda e garantisce la linea editoriale dell’azienda». Ma nel testo non si fa alcun riferimento al presidente come “figura di garanzia”, come ormai non è più da anni. Grazie a Forza Italia, invece, è stato tolto dal tavolo un possibile aumento del tetto pubblicitario che, se avvenisse, danneggerebbe Mediaset. Si potenziano poi i ruoli della Vigilanza, come aveva chiesto il M5s, e dell’Agcom. Mentre è stata scartata qualsiasi ipotesi di dare un ruolo di governance a fondazioni o organi esterni alla Rai, come invece proponeva il Pd. Resta invece poca trasparenza nella selezione dei candidati: per ambire a diventare membro del Cda basterà presentare la propria candidatura alla Camera o al Senato, quindi saranno i partiti a scegliere i sei da mandare in consiglio, senza colloqui conoscitivi o parziali scremature.

Mariastella Gelmini (Imagoeconomica).

La spada di Damocle della procedura di infrazione Ue

La maggioranza si è detta certa che, con un testo base presentato in commissione, si eviterà anche la procedura d’infrazione che pende sull’Italia. Nei prossimi giorni gli uffici di Palazzo Madama trasmetteranno una comunicazione a Bruxelles e poi si vedrà. Settembre sarà poi il mese del confronto con le opposizioni e degli emendamenti. L’obiettivo è andare al voto in aula in Senato prima della partenza della sessione di bilancio per poi prevedere l’approvazione finale a Montecitorio verso il mese di marzo.

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