Il caso fatto esplodere, con chissà quali fini secondi, a Roma, dopo mesi dall'accaduto, suscita perplessità, anzi inquietudine. Gli allievi delle ginnasio del Liceo Giulio Cesare, età:15-16 anni, avrebbero letto il romanzo ( Sei come sei) della nota scrittrice Melania Mazzucco, con il preciso scopo di riflettere sul tema del rispetto della diversità e della convivenza civile. La diversità nel romanzo è rappresentata dalla omosessualità. Un ragazza, figlia di una coppia omosessuale, scopre alla morte del suo genitore naturale il tema della sessualità, meglio della omosessualità. Apriti cielo. quattro facinorosi srotolano davanti al liceo uno striscione sul quale c'è scritto, a caratteri cubitali 'Maschi selvatici non checche isteriche'; e contemporaneamente alcune associazioni che hanno per scopo la difesa della scuola e dei diritti dei ragazzi- così sostengono - presentano denuncia in tribunale contro gli insegnanti che si sarebbero resi colpevoli di tale delitto. Insomma si tratta della stessa omosessualità di cui negli ultimi mesi tanto hanno scritto i giornali, a seguito di numerosi suicidi di ragazzi giovanissimi ( della stessa età degli studenti che hanno letto il romanzo della Mazzucco) perchè non accettati o ridicolizzati per la loro omosessualità oppure no? A detta di questi genitori associati l'argomento non era da trattare in classe, che è poi ciò che pensavano quei quattro balordi che hanno mostrato quello striscione, per il quale meriterebbero di essere loro censurati.
Ovviamente il caso 'Giulio Cesare' pone il più vasto problema del ruolo dell scuola nella società e della responsabilità degli insegnanti, segnalando una deriva pericolosa nella quale si vuole ricacciare la scuola da parte di chi vorrebbe renderla del tutto estranea alla società, salvo poi accusarla di non educare i propri figli da parte delle stesse famiglie che, di fatto, non sono in grado di accudire e formare da soli i ragazzi e che, di conseguenza, affidano questo compito delicato alla scuola. Si ha paura della riflessione su temi scottanti, anzi drammatici, e poi si dice, quando si presentano i tragici casi dei suicidi di ragazzi, che la scuola non sa educare, e non educa di fatto quando tace su argomenti di pressante attualità. La lettura, la riflessione non deve mai scandalizzare, perchè aiuta a crescere.
Mutatis mutandis - scusate il latinorum che discende dai nostri moltissimi anni di insegnamento - io stesso ho denunciato, scrivendo anche al ministro Carrozza, un gravissimo episodio di censura e di disprezzo della cultura di cui si è reso responsabile l'attuale direttore del Conservatorio Casella dell'Aquila, quando ha assunto la decisione di vietare la pubblicazione dell'ultimo numero di una rivista (Music@) affidata per anni alla mia direzione, dopo averne prima autorizzata la stampa, con ragioni ridicole ed offensive della intelligenza e che avrebbero meritato censure ministeriali che ovviamente non ci sono state, avendo il ministero sottovalutato la gravità di quel gesto. Non si parlava di omosessualità nella mia rivista, ovviamente, bensì di musica; ma questo non conta. Il gesto è comunque gravissimo, alla stregua di quello di vietare ad un insegnante, che registra in classe il peso di gesti drammatici a causa della omosessualità, di discutere di tale argomento.
La responsabilità che quegli insegnanti si sono assunti facendo riflettere gli allievi su tali argomenti fa venire in mente il tema più generale del ruolo anche sociale al quale sarebbero chiamati gli insegnanti, i quali, poi, vengono bistrattati con ogni mezzo ed in ogni occasione.
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