A nostro modo e secondo le nostre povere possibilità, vogliamo rendere omaggio ad uno dei padri del giornalismo italiano, del quale non amiamo la recente conversione - alto giornalismo, o abilissimo sfruttamento delle circostanze? - ma che, sicuramente, i principi del giornalismo ha saputo sempre difendere.
Noi siamo stati testimoni di un caso abbastanza eloquente che vogliamo raccontarvi, benchè Scalfari di persona non lo abbiamo mai conosciuto e mai frequentato, anche quando per qualche anno abbiamo lavorato per 'La repubblica' ( collaborando a 'Il Venerdì', al tempo della direzione di Franco Recanatesi ; ed a 'Musica rock e altro', locuzione sine sensu che stava ad indicare un esperimento che non sfondò e, perciò, fu chiuso dopo parecchi anni. Ma l'idea era buona).
A metà degli anni Novanta, un noto compositore italiano compiva gli anni. Per la nostra prima collaborazione a 'Il Venerdì', proponemmo una intervista a quel compositore. La realizzammo, con registratore, la trascrivemmo e la inviammo, per pura cortesia, al compositore, nel caso riscontrasse qualche inesattezza. Nel frattempo consegnammo l'intervista trascritta al direttore del 'Venerdì'. Passarono alcuni giorni, forse qualche settimana, ed il noto compositore sparì dalla circolazione. Noi , a nostra volta sollecitati dal giornale, gli scrivemmo per richiedergli la restituzione dell'intervista. Passò ancora qualche giorno prima che l'intervista modificata in molte parti ed in altre tagliata (specie laddove raccontava, in due o tre risposte, la sua storia famigliare: mogli e figli; il che ci fece capire chi poteva aver dettato , imposto, quei tagli). Gli telefonammo per dirgli che quella non era l'intervista che gli avevamo inviato: quella sì trascrizione FEDELISSIMA della intervista registrata, chiedendogli ragione del cambiamento di opinione. E gli dicemmo anche che avremmo consegnato al giornale la nostra intervista per la pubblicazione. Apriti cielo.
Il noto compositore si mosse come un carrarmato, facendo intervenire tutti i suoi amici di Repubblica - erano tanti ed altrettanto potenti! - presso il direttore Scalfari, ed arrivò anche a domandare di parlargli a telefono - ma il direttore , informato della vicenda, si fece negare. Il noto compositore insistette. Tramite il direttore del Venerdì, Scalfari mi fece chiedere se volevo che l'intervista uscisse come l'avevo trascritta, facendo fede la registrazione che avevo consegnato al giornale. Feci presente che l'intervista non era stata estorta e che, perciò, un pentimento senza ragione non poteva esserci e soprattutto non era tollerabile un sopruso simile. Insomma al noto compositore giunse notizia che l'intervista sarebbe uscita come era stata registrata e trascritta.
A quel punto il noto compositore fece scrivere da un avvocato al giornale, invocando la legge che consente all'intervistato - laddove non vi siano dichiarazioni di rilievo sociale - di vietare la pubblicazione di una intervista seppure regolarmente rilasciata, seppure fedelmente trascritta, quando l'intervista riguarda quasi esclusivamente fatti personali e privati.
E forse si poteva pubblicare quell'intervista, eliminando solo quelle notiziole, di nessun peso, riguardanti la sua vita famigliare che avrebbero irritato qualcuno. Scalfari mi fece domandare se volevo che venisse pubblicata la 'mia' intervista; e che se lo avessi voluto lui l'avrebbe pubblicata, nonostante le minacce di querela. Aggiunse solo di tener presente che l'intervistato era persona nota ed anche potente... ma ribadì, ancora una volta, che se avessi voluto pubblicare l'intervista lui avrebbe acconsentito, nonostante la minaccia del legale, inviata a me e a Repubblica, nella persona del suo direttore. E forse sarebbe stata la soluzione migliore, avendo dalla mia parte anche Scalfari. Invece... accettai il compromesso, trattandosi della mia prima collaborazione al 'Venerdì', ed uscì l'intervista così come la voleva il noto potente compositore.
A rileggere oggi l'originale, saltano fuori molte cose che il noto compositore - consigliato non si sa da chi - aveva eliminato, laddove si parlava di un noto proprietario di televisioni, del ruolo della televisione medesima, della sua partecipazione alla vita politica, ed anche di altro che non menzioniamo( tutti argomenti di interesse sociale, non famigliare e privato!!!) perchè allora il nome del compositore, noto, sarebbe facilmente identificato.
E, invece, deve restare tuttora un mistero.
Perchè a noi premeva raccontare, in occasione dei novant'anni del patriarca, l'unica occasione di incontro non ravvicinato con Scalfari che difese un giornalista, che lui non conosceva neppure, ma che aveva svolto, secondo regole, il suo lavoro.
Buon compleanno barbapapà!
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