Quesito n.1. Voi giudici costituzionali fate parte dello Stato italiano o operate 'extra moenia' ( fuori porta, per dirla alla romana?). Perchè allora, se siete, a tutti gli effetti, parte della nazione italiana, dovete guadagnare il doppio del Presidente della repubblica, il cui 'stipendio' dovrebbe rappresentare il tetto massimo per i compensi di qualunque burocrate dello Stato, come anche voi siete? A meno che non abbiate a considerarvi padri della patria, il cui lavoro e valore non ha prezzo... non dovreste calarvi (dimezzarvi) gli stipendi?
Quesito n.2. I vertici delle istituzioni culturali - quali sono da considerarsi anche le Fondazioni operistiche italiane finanziate dallo Stato in larga misura rispetto ai loro bisogni, altrimenti dovrebbero chiudere non essendoci grossi apporti privati, come il visionario Veltroni sognava - devono attenersi alla medesima regola alla quale anche voi, recalcitranti, sarebbe sano che vi atteniate? E allora che si aspetta a tagliare gli stipendi dei vertici compensati troppo lautamente anche rispetto alle loro responsabilità e CAPACITA'? A proposito di queste ultime, tenete presente che molti anni fa, quando al vertice della Scala arrivò un illustre musicologo che alloggiava dalle vostre parti e che s'era portato appresso uno scudiero evidentemente poco preparato, il teatro milanese dovette assumere anche un 'consulente per le voci', altrimenti nessuno, neanche il musicologo famoso, benchè aiutato dal suo scudiero, sarebbero stati in grado di formare un cast. Capito, aspiranti padri della patria?
Quesito n.3. Per la legge sulla trasparenza le istituzioni pubbliche, comprese quelle musicali che a noi interessano particolarmente, entro i primi di febbraio scorso dovevano rendere pubblici gli emolumenti dei loro vertici, pena una decurtazione dei finanziamenti statali o punizioni similari. Bene, anzi male malissimo, sono trascorsi oltre due mesi da quella data e ve ne sono alcune che non si decidono ancora a metter online sui loro siti tali notizie, richieste per legge. Qualche esempio?
Uno solo che a noi sta particolarmente a cuore. La IUC, che non è la famigerata tassa bensì la benemerita Istituzione Universitaria di Concerti di Roma, pubblica sul sito ufficiale i nomi del suo comitato direttivo e di quello artistico, dove tutti i suoi membri - si legge - lavorano gratuitamente, e per questo meritano il nostro più sincero ringraziamento. Ma di un membro, il direttore generale, erede della famiglia Fortuna che ha fondato e poi s'è tramandata la IUC di marito in moglie ed ora in figlia, si tace, laddove è facile immaginare che percepisca un compenso, almeno Lei. Se, invece, anche Lei lavora gratuitamente perchè non lo si scrive, almeno potremmo congratularci anche con lei?
Non è l'unica, ve ne sono tante di anomalie sulle quali il Ministero non si decide ad intervenire. Ora noi, da voi giudici della Consulta, vogliamo sapere cosa può fare un giornalista per mettere fretta alle istituzioni che ancora, dopo due mesi, non hanno ottemperato alla legge.
Grazie per i pareri, sempre autorevoli benchè finora pagati un pò troppo. Non siete d'accordo? Attendiamo che vi pronunciate.
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