Leggiamo dal 'Messaggero' di ieri, in una di quelle pagine 'Eventi' che non ci sono mai piaciute, per il fatto che non si limitano ad illustrare un prodotto, ma si arrischiano ad
esaltarne caratteristiche e qualità miracolose - come Dulcamara nell'Elisir donizettiano! - anche quando di tali prodotti si conoscono difetti di fabbricazione, criticità ed effetti collaterali.
Leggevamo ieri, a proposito della incipiente stagione dell'Opera di Roma che, per l'anno in corso, si è chiusa con due opere 'contemporanee ( una di Adams e l'altra di Weill-Brecht) e con un'altra contemporanea si inaugurerà prossimamente, di Henze, della iniziativa, annunciata per maggio-giugno 2016, che reca la firma e lo stampo di Giorgio Battistelli, direttore artistico 'in seconda' dell'Opera di Roma, ingaggiato per ancorare con maggior forza la stagione del teatro al presente - che poi è un vanto di cui si pavoneggia il sovrintendente Fuortes, al quale chiediamo di farci sapere le presenze a dette rappresentazioni ( quando non sono entusiasmanti lui non le diffonde, temendo che gli si consigli di cambiar rotta!), prima che assuma anche l'incarico di sub-commissario del Comune di Roma, per il Giubileo.
Ieri su quelle pagine del Messaggero, Giorgio Battistelli dichiarava, a proposito della sua iniziativa della prossima primavera, testualmente: "Per la prima volta nella sua storia il Teatro dell'Opera ha programmato un FESTIVAL CONTEMPORANEO ... Ci è sembrato necessario aprire una finestra su quanto accade oggi nella scena operistica proponendo anche lavori del recente passato che non sono allestiti da parecchio tempo. Mi riferisco, per esempio, alla 'Passion selon Sade' di Bussotti che proporremo in una nuova produzione".
Fin qui il Battistelli disinformato. Il quale, bastava che si fosse rivolto al suo collega nella direzione artistica, Alessio Vlad, per sapere che non si tratta affatto della prima volta di un 'Festival contemporaneo' all'Opera di Roma. Perchè Alessio Vlad? Perchè il figlio di Roman proprio sull'argomento ha scritto, certamente a quattro mani con il padre, un racconto sull'indimenticabile 'Festival di opere contemporanee' che ebbe luogo nientemeno che nell'autunno del 1942, proprio all'Opera di Roma, sotto l'occupazione nazista ed in piena guerra, per volontà di Tullio Serafin, caldeggiato anche da Goffredo Petrassi e Fedele d'Amico; e il Duce che telefonò a Hitler, che parte di quella musica aveva proibito, per rassicurarlo in qualche modo (L'articolo di Alessio Vlad si legge nel catalogo della mostra ' Sotto le stelle del '44' che ebbe luogo al Palazzo delle Esposizioni di Roma nel 1994, a cinquant'anni esatti dalla Liberazione).
In quel festival di oltre settant'anni fa, si ebbe la prima italiana del Wozzeck di Alban Berg (direttore Serafin, regista Milloss), con una recita rivolta esclusivamente ad un pubblico di operai; Belfagor di Respighi; I capricci di Caillot di Malipiero, con scene e costumi memorabili di Enrico Prampolini; Arlecchino di Busoni; Volo di notte di Dallapiccola, Coro di morti di Petrassi in una versione scenica ec...
Queste cose Battisetlli avrebbe dovuto sapere, nè vale come scusante il fatto che egli non era ancora nato - non lo eravamo neanche noi che pure ci siamo informati (e ne abbiamo già più d'un volta anche scritto), quando nel 2004, in occasione della nostra unica esperienza di 'direzione artistica', al Festival delle Nazioni di Città di Castello, organizzammo ed ospitammo una mostra dedicata esclusivamente ad Enrico Prampolini, scenografo e costumista del melodramma, il cui materiale, preziosissimo, ci fu prestato da Francesco Ernani, gratuitamente, proveniente dall'Archivio dell'Opera di Roma.
Strano che di tutto ciò Battistelli non sapesse nulla, quando ha fatto quelle dichiarazioni, prontamente e acriticamente - ma non gratuitamnte, s'intende - raccolte dal Messaggero.
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