Il Salone del Libro di Torino è in crisi, ha un passivo pregresso di qualche milione di Euro, e per il 2015 si prospetta la chiusura con 5-600 mila Euro di passivo. Ma non era un successo? Come mai ogni anno tale successo era pagato a caro prezzo, e cioè con l'insuccesso economico? E perchè di tale non trascurabile insuccesso, si parla solo oggi?
Nulla di nuovo. Cambiano i vertici e i nuovi, prima ancora di mettersi a sedere, sapendo già che qualche casino lo combineranno, per spiazzare chiunque li denuncerà a cose fatte, mettono in piazza i panni sporchi delle gestioni precedenti, quasi sempre allegre.
Qui non è in gioco l'ospite della prossima edizione, l'Arabia, prima annunciata e poi ritirata, fra le proteste del paese interessato che ha ammonito di non esagerare, e che ai fatti di casa ci pensano loro ( E' STATA TIRATA IN BALLO LA CONDANNA A MORTE DI QUEL GIOVANE CHE SI ERA OPPOSTO AL REGIME, FATTO GRAVISSIMO!) che, oltretutto, è bene non dimenticarlo, stanno investendo in Italia e perdere tali necessari e consistenti finanziamenti per una mostra del libro sarebbe davvero una bischerata - come pensa sicuramente Renzi, che non va tanto per il sottile, e forse con lui molti altri.
Ma qui il problema non consiste solo nel paese ospite e neanche nei debiti accumulati, sebbene trattasi di problemi di un certo rilievo. e neppure nelle dimissioni quasi immediate della direttrice che ha dichiarato di non 'trovare a Torino le condizioni per lavorare bene ed in tutta libertà'. La presidente, nuova, del Salone, la Milella - una signora buona per ogni cosa visto che se la passano da una istituzione all'altra, dal Premio Italia al salone del Libro, prima era in Rai, in posti di responsabilità del cui passaggio nessuno ha conservato memoria, salvo i dipendenti FS e Alitalia, per i suoi quasi giornalieri viaggi fra Milano e Roma - ha colto l'occasione per lanciare un'altra accusa: qui negli anni passati si sono regolarmente gonfiate le cifre dei visitatori, l'anno scorso s'è detto che erano stati quasi 350.000. mentre in effetti si erano fermati a 270.000 circa.
A tale accusa Ferrero ha risposto: lo fanno tutti! aggiungendo però che, essendo a tutti noto tale giochino, il Salone non ha ricevuto più soldi in rapporto al numero dei visitatori dichiarato e non corrispondente alla realtà.
Tale segreto di Pulcinella noi l'abbiamo denunciato parecchie volte, ultimamente a proposito del Teatro dell'Opera di Roma ( per gli spettatori di Caracalla di numero superiore alla disponibilità di posti dell'arena archeologica) ed anche di altre istituzioni (che pur di sparare alto dichiarano un numero di 'eventi'- dicono così- per stagione superiore due volte il numero di giorni dell'anno, impossibile!) alla lettura di cifre gonfiate, come quelle del Salone di Torino.
Ci è stato sufficiente fare il cosiddetto 'conto della serva' per capire che erano gonfiate. Nessuno, però, lo dice o scrive, tutti stanno al gioco, e fingono di credere, adducendo tacitamente la ragione che 'COSI' FAN TUTTI'. La stessa di Ferrero.
Che fu poi, in una analoga situazione, anche quella addotta dall'avv. Ripa di Meana, commissario al Teatro dell'Opera di Roma, al momento in cui andò a chiedere soldi al governo, per l'Opera di Roma che svolgeva 'ruoli di rappresentanza' . Nè più e nè meno di quello che aveva fatto Gianpaolo Cresci per giustificare gli enormi costi del teatro, fuori controllo, ai quali il Governo doveva ogni volta rimediare. A Gianpaolo Cresci tutti dettero addosso, a Ripa di Meana nessuno.
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