Il ministro della Salute Orazio Schillaci ha nominato il Gruppo tecnico consultivo nazionale sulle vaccinazioni (Nitag), organismo indipendente a cui è affidata appunto la gestione dei vaccini in Italia. Tra i 22 nuovi membri, che resteranno in carica tre anni e saranno chiamati a valutare strategie e dare parere sui prodotti immessi in commercio, figurano anche Eugenio Serravalle e Paolo Bellavite: entrambi, in passato, si sono dichiarati scettici proprio sull’uso dei vaccini.
Chi sono Serravalle e Bellavite
Serravalle, omeopata, insegna pediatria nella scuola di osteopatia Sofi di Pisa ed è presidente dell’Associazione di studi e informazioni sulla salute (Assis), società che è solita collegare i vaccini con diverse patologie, come l’autismo, e persino alla morte in culla. Bellavite, ex ematologo e docente di patologia generale in pensione, è da sempre critico sulle vaccinazioni. Nel 2021, durante la trasmissione diMartedì su La7, parlando dei vaccini contro il Covid-19 sostenne che non c’erano molte certezze sulla relazione tra beneficio e rischio. Non solo: ha anche scritto alcuni libri con Roberto Gava, medico radiato dall’ordine dei medici di Treviso nel 2017 per le sue posizioni contro i vaccini.
Opposizioni all’attacco dopo le nomine
Le nomine da parte di Schillaci hanno scatenato le critiche dell’opposizione. Il vicepresidente di Italia Viva, Davide Faraone, ha definito Serravalle e Bellavite due «ultrà no vax». La dem Ilenia Malavasi della commissione Affari Sociali ha parlato di «deriva inquietante, che rischia di fare danni gravissimi in termini di fiducia dei cittadini, di prevenzione e di salute pubblica». Beatrice Lorenzin, senatrice del Ped ed ex ministra della Salute, ha affermato che «la composizione del nuovo Nitag lascia sinceramente sconcertati». Il Pd ha tra l’altro annunciato un’interrogazione parlamentare. Così Riccardo Magi, segretario di +Europa: «Che la destra accarezzi i complottisti di ogni sorta non è una notizia. Che lo faccia il governo di un Paese del G8 è preoccupante e dovrebbe allarmare tutti coloro che credono nella scienza, nella medicina e nel progresso». Sulla questione si è espresso anche l’infettivologo Matteo Bassetti, secondo cui è stato toccato «uno dei punti più bassi mai toccati nella salute pubblica italiana».
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