venerdì 29 agosto 2025

Francesco Ernani, un vero gentiluomo in un mondo di pescecani, è morto a 87 anni. Un ricordo

 Si è spento a 87 anni Francesco Ernani, per oltre quattro decenni figura di primo piano nella gestione dei maggiori teatri d’opera italiani. Nato ad Ancona nel 1937, dopo la laurea in Economia e commercio a Bologna e una formazione in Business Administration negli Stati Uniti, inizia la sua carriera nella pubblica amministrazione prima di approdare, nel 1971, all’Arena di Verona come direttore amministrativo. Avvia quindi una carriera che lo porterà ai vertici della Scala, del Maggio Musicale Fiorentino, dell’Opera di Roma e del Comunale di Bologna.

Sovrintendente all’Arena dal 1986 al 1990, Ernani lega il suo nome ad alcune produzioni rimaste memorabili: Zorba il greco (1988), che porta la danza contemporanea in Anfiteatro, e il monumentale Requiem verdiano diretto da Lorin Maazel con Luciano Pavarotti e un coro internazionale di 2.500 voci. Alla guida del Maggio e dell’Opera di Roma rafforza il profilo internazionale delle istituzioni, mentre a Bologna apre il Comunale a registi e linguaggi innovativi: dal Macbeth visionario di Robert Wilson (2013) al Parsifal firmato da Romeo Castellucci (2014).

Accanto agli incarichi manageriali, Ernani ha avuto un ruolo di primo piano anche nelle associazioni di categoria, presiedendo Opera Europa e contribuendo a consolidare le relazioni tra i teatri italiani ed esteri in un periodo di profonde trasformazioni.

«Un gentiluomo nel mondo dello spettacolo», lo ha ricordato il sovrintendente dell’Arena Cecilia Gasdia, sottolineandone la discrezione e la lungimiranza, unite a una solida competenza gestionale. Un tratto che ha segnato tutta la sua carriera, lasciando un’impronta nella storia recente della lirica italiana.

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Uno solo  che ci riguarda direttamente. 

Per la mia direzione del Festival delle Nazioni di Città di Castello, desideravo allestire una mostra importante nelle giornate del festival. Avevo pensato a Burri, ai suoi lavori per il teatro, ma non fu possibile. La programmai per l'edizione successiva, che non ci fu per me. Pensai allora all'archivio storico del Teatro dell'Opera di Roma, dal quale alcuni bozzetti di Prampolini erano stati riprodotti al momento della mostra sulla Liberazione al Palazzo delle Esposizioni.

 Chiesi allora a Ernani  il prestito di alcune opere di Prampolini, scegliendo  i bozzetti da esporre a Città di Castello. Ernani fu, devo dirlo, felice, perchè fino a quel momento non aveva avuto occasione per mostrare quali tesori fossero conservati in quell'archivio. Francesco Reggiani, allora direttore dell'Archivio ci fu di grande aiuto.

 Affidai la scelta dei 60 bozzetti da esporre a Maurizio Calvesi che allora guidava la Fondazione Burri e che del Futurismo e del Primo Novecento era autorevole studioso.

 Stipulammo naturalmente una assicurazione, data la preziosità dei materiali esposti e facemmo la mostra a Palazzo Vitelli. (P.A)


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