lunedì 7 aprile 2025

Rota Ritrovato. Eseguito a gennaio a Bari, ne hanno parlato a Radio 3, ieri, Fabris e Annese. Cronaca del concerto ( da Bari Sera, di Francesco Scoditti)

 

Giovedì 30 gennaio l’Orchestra Metropolitana di Bari, tornata finalmente in maniera costante nella sua sede naturale, l’Auditorium Nino Rota, ha inaugurato la stagione concertistica 2025, una rassegna particolarmente corposa che, grazie all’intelligente e dinamica direzione artistica di Vito Clemente, ha in programma quest’anno circa 130 concerti, di cui 40 destinati alle scuole. Un rapporto strettissimo con il territorio quello voluto da Clemente, nel pieno rispetto delle finalità dell’ICO barese, che si sostanzierà di produzioni in sedi socialmente rilevanti quali carceri, ospedali e case di riposo, una serie di concerti distribuiti nel distretto metropolitano locale, molti dei quali destinati ai giovani e che prevedono una fattiva e più intensa collaborazione con le Istituzioni locali e i Conservatori pugliesi. 

Il concerto d’inaugurazione è stato intitolato “Il Rota Ritrovato”, in omaggio al grande compositore e didatta che tanto ha dato artisticamente al nostro Conservatorio. Di Nino Rota, infatti, è stata proposta in prima esecuzione assoluta nella versione orchestrale la composizioneVariazioni e Fuga nei dodici toni sul nome di Bach”, opera composta per pianoforte ma di cui sono state ritrovate nell’Archivio musicale dell’Istituzione Concertistico barese le parti per Orchestra (con le quali è stata ricomposta al partitura, ndr). 

La serata, dedicata ad anniversari di prime esecuzioni storiche, è stata affidata alla bacchetta di un importante direttore del panorama internazionale, il Maestro britannico Neil Thompson, rinomato docente, direttore principale e artistico della Philharmonic Orchestra di Goiás in Brasile, già ospite delle più importanti orchestre del mondo. Primo brano in programma la Sinfonia da “Il viaggio a Reims” di Rossini, in occasione dei 200 anni dalla prima esecuzione, in cui la direzione sobria ed elegante di Thompson ha messo in risalto i bei 'solo' dei legni nel cantabile iniziale e ha controllato con misura i tempi dell’allegro, senza mai strafare in una eccessiva spinta ritmica, come purtroppo spesso accade nelle esecuzioni rossiniane, affidandosi alla naturale vivacità del fraseggio musicale.

Dopo l’intervento di due esperti studiosi del repertorio rotiano, Franco Lombardi e Nicola Scardicchio, che hanno a loro volta rimarcato con considerazioni personali l’importanza del ritrovamento, sono state eseguite le Variazioni di Rota, opera sicuramente complessa e ricca di sapienza compositiva ma che, come quasi tutte le partiture di questo autore, è facilmente comprensibile e godibile all’ascolto. Al pianoforte Angela Annese, una delle artefici della ripresa del brano, impegnata con l’orchestra nell’esecuzione di sei variazioni su tema, ognuna con una ben individualità musicale, fra sonorità sospese che si alternano a ritmi chiari e decisi. Conclude l’opera una Fuga dal finale travolgente, dove si coglie al meglio la genialità di Rota, la capacità di contemperare stilemi classici con timbri e soluzioni armoniche più moderne.

Finale esplosivo con il noto Concerto in fa per pianoforte e orchestra di George Gershwin, a 100 anni dalla prima esecuzione, brano nato sull’onda del grande successo ottenuto nella storica interpretazione, il 12 febbraio 1924, all’Aeolian Hall di New York, della Rhapsody in blue.  Pasquale Iannone, interprete nostrano dotato di consolidata tecnica e di un gran suono, ha interpretato con scioltezza una scrittura sicuramente complessa, che alterna influssi di pianismo romantico a spunti di vero e proprio jazz sinfonico. 

Il primo movimento (Allegro), ricco di pathos e di vitalità, è stato reso in modo molto netto e incisivo, in alcuni momenti piacevolmente trascinante, grazie anche a una direzione che ha messo in risalto il suono pullulante, dinamico dell’orchestra barese. Nel secondo movimento (Andate con moto) il rapporto sonoro ed espressivo tra solista e orchestra è apparso fluido, omogeneo, il pianoforte parte integrante dell’orchestra, vero e proprio solista tra i solisti, gli interventi degli strumentisti sempre nel segno della discrezione, perfettamente adeguati a questa sorta di notturno “blues americano”. Nell’Allegro agitato conclusivo Iannone ha dimostrato tutta la sua vitalità, una tecnica vivace e brillante ben a suo agio nei ritmi jazz frammisti a momenti di imponente cantabilità, mentre ancora una volta la direzione di Thomson ha scosso con energia la compagine sinfonica in grande spolvero, una direzione dal coinvolgente slancio che ha concluso al meglio un’esecuzione sicuramente ben riuscita e accolta entusiasticamente dal folto pubblico.



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