venerdì 4 aprile 2025

Sanchez, non Meloni, guida la risposta UE ai dazi di Trump ( da Inside Over, di Andrea Muratore)

 La prima risposta concreta ai dazi all’Unione Europea imposti dall’amministrazione americana di Donald Trump viene dal presidente del Governo spagnolo Pedro Sanchez, che nella giornata odierna ha annunciato un maxi-pacchetto da 14,1 miliardi di euro di garanzie sui prestiti e linee di credito. Una risposta anticiclica che mira a rispondere non nella logica dell’incentivazione di nuove barriere commerciali ma piuttosto sul fronte della diversificazione produttiva e della copertura dei costi delle aziende che saranno colpite dalle tariffe.

La risposta spagnola ai dazi

“Il Piano di risposta e rilancio commercial”e, come è stato denominato il programma, comprende, tra le altre misure, linee di garanzia, prestiti industriali, fondi per riorientare le capacità produttive e sostegno all’internazionalizzazione”, nota El Pais, sottolineando come oltre a rilanciare l’appoggio alle aziende più impattate “il Governo dirotterà 5 miliardi di euro dal Recovery Plan affinché le aziende possano riorientare la loro capacità produttiva verso altri settori ad alta domanda: Sánchez ha menzionato specificamente il settore automobilistico”, in cui Madrid è seconda potenza europea dopo la Germania.


Il Governo di Sanchez ha incaricato Icex, l’istituto che opera come una sorta di ibrido tra la nostra Sace (assicuratrice credito estero) e l’Istituto per il Commercio Estero specializzato nella promozione dell’impresa italiana all’estero, di indicare quali siano i settori più esposti alla buriana tariffaria per studiare strategie di sistema per poter capire se è possibile consolidare la loro presenza sul mercato statunitense o in alternativa valutare la diversificazione verso nuovi mercati.

Un vero e proprio operato di “intelligence economica” e di sistema volto a portare Madrid a governare la strategia commerciale nazionale e alla Moncloa di agire da capofila e regista per gli operatori di mercato. Per Sanchez la priorità è mettere al sicuro l’economia nazionale ma anche preparare con prontezza Madrid alle sfide immediate che si prospettano, a partire dalla valutazione di una risposta comune europea.

Sanchez detta la linea all’Europa

Il leader socialista ha proposto di istituire un fondo comune finanziato coi proventi degli extra-dazi sugli Usa che si discuteranno dal 9 aprile per investire nel consolidare l’economia continentale e ha attaccato il “protezionismo da XIX secolo” di The Donald.

Al cambiare delle amministrazioni americana, la Spagna non manca di essere una spina nel fianco per gli Usa: nell’ultimo anno Washington, tanto nell’era di Joe Biden quanto in quella di Trump, ha dovuto incassare il distacco di Madrid dalla linea occidentale di sostegno a Israele nella guerra di Gaza e il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte del Governo di Sanchez, la chiusura del premier iberico a un netto rilancio delle spese militari e un atteggiamento dialogante e pragmatico con la Cina che la Moncloa ha ribadito non essere un nemico. Ora Sanchez non lascia, ma raddoppia: sulla risposta alle tariffe americane, per ora, è Madrid a dettare la linea all’Europa e a mostrare una reazione pragmatica, oltre isterie e timori.

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