La prima risposta concreta ai dazi all’Unione Europea imposti dall’amministrazione americana di Donald Trump viene dal presidente del Governo spagnolo Pedro Sanchez, che nella giornata odierna ha annunciato un maxi-pacchetto da 14,1 miliardi di euro di garanzie sui prestiti e linee di credito. Una risposta anticiclica che mira a rispondere non nella logica dell’incentivazione di nuove barriere commerciali ma piuttosto sul fronte della diversificazione produttiva e della copertura dei costi delle aziende che saranno colpite dalle tariffe.
La risposta spagnola ai dazi
“Il Piano di risposta e rilancio commercial”e, come è stato denominato il programma, comprende, tra le altre misure, linee di garanzia, prestiti industriali, fondi per riorientare le capacità produttive e sostegno all’internazionalizzazione”, nota El Pais, sottolineando come oltre a rilanciare l’appoggio alle aziende più impattate “il Governo dirotterà 5 miliardi di euro dal Recovery Plan affinché le aziende possano riorientare la loro capacità produttiva verso altri settori ad alta domanda: Sánchez ha menzionato specificamente il settore automobilistico”, in cui Madrid è seconda potenza europea dopo la Germania.
Il Governo di Sanchez ha incaricato Icex, l’istituto che opera come una sorta di ibrido tra la nostra Sace (assicuratrice credito estero) e l’Istituto per il Commercio Estero specializzato nella promozione dell’impresa italiana all’estero, di indicare quali siano i settori più esposti alla buriana tariffaria per studiare strategie di sistema per poter capire se è possibile consolidare la loro presenza sul mercato statunitense o in alternativa valutare la diversificazione verso nuovi mercati.
Un vero e proprio operato di “intelligence economica” e di sistema volto a portare Madrid a governare la strategia commerciale nazionale e alla Moncloa di agire da capofila e regista per gli operatori di mercato. Per Sanchez la priorità è mettere al sicuro l’economia nazionale ma anche preparare con prontezza Madrid alle sfide immediate che si prospettano, a partire dalla valutazione di una risposta comune europea.
Sanchez detta la linea all’Europa
Il leader socialista ha proposto di istituire un fondo comune finanziato coi proventi degli extra-dazi sugli Usa che si discuteranno dal 9 aprile per investire nel consolidare l’economia continentale e ha attaccato il “protezionismo da XIX secolo” di The Donald.
Al cambiare delle amministrazioni americana, la Spagna non manca di essere una spina nel fianco per gli Usa: nell’ultimo anno Washington, tanto nell’era di Joe Biden quanto in quella di Trump, ha dovuto incassare il distacco di Madrid dalla linea occidentale di sostegno a Israele nella guerra di Gaza e il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte del Governo di Sanchez, la chiusura del premier iberico a un netto rilancio delle spese militari e un atteggiamento dialogante e pragmatico con la Cina che la Moncloa ha ribadito non essere un nemico. Ora Sanchez non lascia, ma raddoppia: sulla risposta alle tariffe americane, per ora, è Madrid a dettare la linea all’Europa e a mostrare una reazione pragmatica, oltre isterie e timori.
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