martedì 8 aprile 2025

...e finanziano il festival delle ' Città identitarie', di Pomezia, guidato dal destro Sylos Labini ( da Open, di Sofia Sapgnoli)

 

Tagli alla cultura, ma mezzo milione va al Festival “Città identitarie” dell’amico della premier Giorgia Meloni

edoardo sylos labini
edoardo sylos labini
Premiato il festival di Sylos Labini, sforbiciata agli altri festival a cominciare dalla Biennale di Venezia. Il voto in commissione

Tagli a pioggia su festival, fondazioni e istituzioni culturali tra le più celebri d’Italia, ma

 con un’eccezione che fa discutere: aumentano di 500mila euro i fondi destinati a “Città

 identitarie”, la manifestazione organizzata da Edoardo Sylos Labini, figura vicinissima a 

Fratelli d’Italia e amico personale della premier Giorgia Meloni. Oggi, 8 aprile, è arrivato

 il via libera in Commissione Cultura al Senato per il riparto dei contributi destinati a eventi, 

istituzioni, associazioni e altri organismi culturali, nell’ambito di un provvedimento 

condiviso dal ministero della Cultura e dal ministero dell’Economia. Il piano per quest’anno

 prevede un drastico taglio complessivo di circa 1,79 milioni di euro rispetto all’anno 

scorso, pari a una riduzione del 5%. Dunque, meno risorse per grandi realtà come la Biennale

 di Venezia, la Triennale di Milano, la giornata del Fai e altri grandi festival Italiani. Ma a

 suscitare polemiche non è solo il taglio (già di per sé una cattiva notizia) ma la controversa

 distribuzione dei fondi, che ha privilegiato alcuni progetti legati a persone molto vicine 

alla premier Giorgia Meloni.

Chi è Sylos Labini

Città identitarie è un festival finanziato da una fondazione omonima che promuove

 «l’identità, la storia, la cultura, l’arte di tutti i territori italiani – si legge sul sito – tutti quei 

simboli che rappresentano l’italianità ed il Made in Italy». E lo fa organizzando 

manifestazioni, eventi in teatri e piazze dello Stivale. Ma dietro a questo festival c’è un

 nome che non passa inosservato: Edoardo Sylos Labini, attore, regista e giornalista 

noto per il suo impegno politico in ambienti di destra. In passato legato a Forza Italia

 è anche l’ex marito di Luna Berlusconi, figlia di Paolo, il fratello di Silvio Berlusconi.

Il caos durante le elezioni francesi

Il festival era finito sotto i riflettori il 7 luglio dello scorso anno, durante il secondo turno 

delle elezioni presidenziali in Francia. I sondaggi, da mesi, davano in vantaggio il 

Rassemblement National di Marine Le Pen e del suo fedelissimo Jordan Bardella, che

 già avevano chiuso vittoriosi il primo turno. Ma, inaspettatamente, verso sera, nel momento

 cruciale dello spoglio, iniziava la rimonta della sinistra di Jean Luc Mélenchon. Mentre i 

voti venivano scrutinati e tutti i canali seguivano in tempo reale gli aggiornamenti da Parigi,

 Rai News 24, sotto la direzione di Paolo Petrecca, apriva con un servizio sul festival delle

 «Città Identitarie» di Pomezia. Le opposizioni passarono subito all’attacco. Il Pd chiese le

 dimissioni di Petrecca. Anche l’Usigrai (il sindacato dei giornalisti Rai) si attivò, accusando

 la rete di «aver abdicato alla sua missione informativa» e di aver dato «spazio a un evento

non scevro da interessi e legami personali».

I prossimi step

A meno di un anno dalla bufera mediatica, Città identitarie, quindi, torna al centro del 

dibattito politico. Il provvedimento è passato con il voto favorevole di tutti i gruppi, in

 commissione Cultura, ad eccezione del Movimento 5 Stelle. Ora Palazzo Madama ha

 tempo fino al 14 aprile per esprimere il proprio parere prima dell’adozione definitiva del decreto.

Pirondini (M5S): «Ennesimo caso di amichettismo»

Intanto, il M5S alza la voce e affida a Luca Pirondini, capogruppo in commissione Cultura

 al Senato, la propria denuncia: «Siamo di fronte all’ennesimo caso di amichettismo, che

premia i legami personali anziché il merito, la storia e l’impatto culturale reale. Un mix 

tossico di tagli dove i soldi servono e di sprechi in favore degli amici, che fa tremare i polsi 

e che nulla ha a che fare con l’interesse pubblico. Continueremo a difendere la cultura libera,

 indipendente e di qualità, contro ogni tentativo di strumentalizzazione e controllo politico».

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