Tagli alla cultura, ma mezzo milione va al Festival “Città identitarie” dell’amico della premier Giorgia Meloni
Tagli a pioggia su festival, fondazioni e istituzioni culturali tra le più celebri d’Italia, ma
con un’eccezione che fa discutere: aumentano di 500mila euro i fondi destinati a “Città
identitarie”, la manifestazione organizzata da Edoardo Sylos Labini, figura vicinissima a
Fratelli d’Italia e amico personale della premier Giorgia Meloni. Oggi, 8 aprile, è arrivato
il via libera in Commissione Cultura al Senato per il riparto dei contributi destinati a eventi,
istituzioni, associazioni e altri organismi culturali, nell’ambito di un provvedimento
condiviso dal ministero della Cultura e dal ministero dell’Economia. Il piano per quest’anno
prevede un drastico taglio complessivo di circa 1,79 milioni di euro rispetto all’anno
scorso, pari a una riduzione del 5%. Dunque, meno risorse per grandi realtà come la Biennale
di Venezia, la Triennale di Milano, la giornata del Fai e altri grandi festival Italiani. Ma a
suscitare polemiche non è solo il taglio (già di per sé una cattiva notizia) ma la controversa
distribuzione dei fondi, che ha privilegiato alcuni progetti legati a persone molto vicine
alla premier Giorgia Meloni.
Chi è Sylos Labini
Città identitarie è un festival finanziato da una fondazione omonima che promuove
«l’identità, la storia, la cultura, l’arte di tutti i territori italiani – si legge sul sito – tutti quei
simboli che rappresentano l’italianità ed il Made in Italy». E lo fa organizzando
manifestazioni, eventi in teatri e piazze dello Stivale. Ma dietro a questo festival c’è un
nome che non passa inosservato: Edoardo Sylos Labini, attore, regista e giornalista
noto per il suo impegno politico in ambienti di destra. In passato legato a Forza Italia
è anche l’ex marito di Luna Berlusconi, figlia di Paolo, il fratello di Silvio Berlusconi.
Il caos durante le elezioni francesi
Il festival era finito sotto i riflettori il 7 luglio dello scorso anno, durante il secondo turno
delle elezioni presidenziali in Francia. I sondaggi, da mesi, davano in vantaggio il
Rassemblement National di Marine Le Pen e del suo fedelissimo Jordan Bardella, che
già avevano chiuso vittoriosi il primo turno. Ma, inaspettatamente, verso sera, nel momento
cruciale dello spoglio, iniziava la rimonta della sinistra di Jean Luc Mélenchon. Mentre i
voti venivano scrutinati e tutti i canali seguivano in tempo reale gli aggiornamenti da Parigi,
Rai News 24, sotto la direzione di Paolo Petrecca, apriva con un servizio sul festival delle
«Città Identitarie» di Pomezia. Le opposizioni passarono subito all’attacco. Il Pd chiese le
dimissioni di Petrecca. Anche l’Usigrai (il sindacato dei giornalisti Rai) si attivò, accusando
la rete di «aver abdicato alla sua missione informativa» e di aver dato «spazio a un evento
non scevro da interessi e legami personali».
I prossimi step
A meno di un anno dalla bufera mediatica, Città identitarie, quindi, torna al centro del
dibattito politico. Il provvedimento è passato con il voto favorevole di tutti i gruppi, in
commissione Cultura, ad eccezione del Movimento 5 Stelle. Ora Palazzo Madama ha
tempo fino al 14 aprile per esprimere il proprio parere prima dell’adozione definitiva del decreto.
Pirondini (M5S): «Ennesimo caso di amichettismo»
Intanto, il M5S alza la voce e affida a Luca Pirondini, capogruppo in commissione Cultura
al Senato, la propria denuncia: «Siamo di fronte all’ennesimo caso di amichettismo, che
premia i legami personali anziché il merito, la storia e l’impatto culturale reale. Un mix
tossico di tagli dove i soldi servono e di sprechi in favore degli amici, che fa tremare i polsi
e che nulla ha a che fare con l’interesse pubblico. Continueremo a difendere la cultura libera,
indipendente e di qualità, contro ogni tentativo di strumentalizzazione e controllo politico».
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