Solo oggi abbiamo appreso che la proprietà dello storico teatro Valle, a Roma, è passata dallo Stato al Comune di Roma, e che ambedue i soggetti metteranno insieme circa 3 milioni di Euro per procedere - loro dicono 'speditamente' - al restauro completo dell'edificio ed al suo ammodernamento e successivamente alla riapertura ed all'affidamento, probabilmente al Teatro di Roma - asso pigliatutto - gestito dai compagnucci del partitino al governo della città e che ha già la gestione, oltre che del Teatro Argentina, di altri spazi teatrali. Insomma un vero e proprio circuito teatrale destinato a soddisfare, passando ogni volta di mano ad ogni cambio di governo della città, gli appetiti di cosiddetti operatori culturali nati e formati all'ombra di qualche sezione di partito.
E noi che pensavamo - visto che il teatro è chiuso dall'estate del 2014 - che i solertissimi Franceschini e la sua compagna ed ora moglie De Biase, e Marino e la Marinelli avevano già avviato i lavori di restauro e ripristino della storica sala, oltre che della sua illustre facciata del Valadier. No, tutto come due anni fa circa, nel frattempo il teatro è rimasto chiuso e forse il suo deperimento strutturale è andato ancora avanti.
Nella discussione sul futuro del teatro Valle si è inserita ora la Fondazione Romaeuropa, apparentemente alla chetichella, ma per vantare una specie di diritto di prelazione sulla gestione del teatro, per bocca di Fabrizio Grifasi direttore generale ed artistico della Fondazione e dell'omonimo festival, e membro del CdA 'A VITA'.
Dice Grifasi: prima di destinare lo spazio nel centro di Roma a qualcuno, si discuta della sua finalità, di quale progetto impiantarvi, perché anche il Teatro Valle non può finire ad essere una scatola che vive di 'ospitate'. Grifasi naturalmente, senza dirlo apertamente, fa capire di poter vantare qualche diritto, se quello spazio viene destinato a 'coltivare' la nuova creazione teatrale', nel quale campo la fondazione da lui diretta 'A VITA' si è specializzata. A proposito di Grifasi ed anche della Veaute, anch'ella Presidente 'A VITA' della medesima fondazione, specializzatasi anche in 'VITALIZI', perché non schiodano lasciando, dopo molti anni ormai, il posto ad altri?
Non lo diciamo perché abbiamo qualche mira, noi non siamo più in età da essere considerati all'altezza. Dunque lo diciamo per i 'Nuovi teatranti' ai quali la Fondazione terrebbe immensamente, a suo dire, mentre è governata da vecchi ( meglio 'adulti' che però diventeranno anche vecchi restando sempre lì, ' A VITA'), attaccati alle poltrone, come nessun altro.
Ora, si sa anche della mancanza cronica di spazi teatrali nei quali ospitare le manifestazioni del festival che dopo essere stato condensato per anni nella stagione estiva, e su palcoscenici allestiti ad hoc ( negli ultimi anni a Santa Croce in Gerusalemme) ora ha una programmazione autunnale, spalmata lungo due o tre mesi, ospitata dove può.
E' evidente che Grifasi e la sua Fondazione, di cui è membro 'A VITA', guardano al Valle anche come ad un possibile spazio nel quale trasferire buona parte della programmazione festivaliera. Insomma come si dice a Roma, con 'una fava due piccioni', sbattendo in faccia soltanto la nobilissima idea che chi avrà la gestione del Valle , l'otterrà con un progetto ed una finalità degne del teatro e di una autonoma consistenza culturale. Come soltanto la Fondazione Romaeuropa potrebbe garantire - che è ciò che vuol dire Grifasi, ma che non ci trova d'accordo.
Perchè se Romaeuropa continua a fare ciò che ha sempre fatto - magari ogni tanto con nuovi filoni di interesse e nuovi artisti, mentre invece per la gran parte sono sempre gli stessi; questo basta e avanza - al Valle possono provvedere altri. O bisogna pensare che senza Grifasi la cultura a Roma rischia di dissolversi?
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