" A Ma' fammi il prezzo", questo si ascolta in una telefonata intercorsa fra Marcello Dell'Utri e Massimo Marino De Caro, il ladrone, condannato, della Biblioteca dei Girolamini di Napoli.
Finalmente il Senato ha autorizzato la magistratura ad utilizzare le registrazioni delle intercettazioni telefoniche nel processo che vede imputati ancora il De Caro ed il senatore, già in carcere per un altro reato, per la sparizione di numerosi preziosissimi volumi dalla storica biblioteca napoletana.
Abbiamo scritto già tante volte del caso della Biblioteca napoletana. Riassumendo. Il ministro Galan, dipendente di Dell'Utri ai tempi del suo lavoro in Publitalia, su indicazione di Dell'Utri, noto bibliofilo, assume al Ministero il De Caro come esperto, e poi lo nomina alla direzione della biblioteca napoletana, sempre per interessamento di Dell'Utri. Perchè mai tanto fervore da parte di Dell'Utri? Quella telefonata e forse tante altre lo spiegano.
Innanzitutto Galan merita una censura ed è assai strano che non venga chiamato in causa anche per quest reato, lui ex ministro dell cultura, già condannato per un giro di mazzette in Veneto, ai tempi della sua presidenza alla Regione. Può un ministro nominare alla direzione di una famosa biblioteca un signore, che millanta titoli e competenze inesistenti, ma di cui egli non si accerta preventivamente, perchè glielo raccomanda il suo ex capo ed amico della cui passione bibliofila, Galan era perfettamente a conoscenza? E' come nominare un falsario a dirigere la zecca o il poligrafico dello Stato. Chi può garantire che egli non si porti via giorno dopo giorno una o due o tre matrici per stamparsi, di notte, a casa, un pò di soldi falsi, per arrotondare lo stipendio? Certo che no, allora meglio non nominarlo.
Galan invece lo nomina, e De Caro per ingraziarsi Dell'Utri che fa? Non sappiamo bene cosa abbia fatto, ce lo dirà la magistratura alla fine del processo. Ma certo quella telefonata, almeno quella, farebbe intendere che De Caro, seppure ad un prezzo di favore, sta vendendo a Dell'Utri, un libro raro, non di sua proprietà, ma che egli ha rubato alla biblioteca sulla cui integrità egli dovrebbe vigilare.
De Caro ed un sacerdote che assieme a lui dirigeva la biblioteca - e forse anch'egli non del tutto all'oscuro del traffico di libri - già condannati a pagare alcune decine di milioni di Euro, a quanto ammonterebbe il danno per i libri rubati, trafugati e rivenduti, ora assieme a Dell'Utri tornano in tribunale per chiudere definitivamente il processo, e speriamo che, a sentenza avvenuta, in carcere ci restino ancor per molto.
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