Nel 2023 a essere insignito del Nobel per la Letteratura era stato lo scrittore e drammaturgo norvegese Jon Fosse. Un autore poliedrico premiato «per le sua innovativa drammaturgia e la prosa che danno voce all’indicibile». Nel 2022 era stato il turno di Annie Ernaux «per il coraggio e l’acutezza clinica con cui ha svelato le radici, gli straniamenti e i vincoli collettivi della memoria personale». Nel 2021 era stato scelto un outsider come lo scrittore tanzaniano, naturalizzato britannico, Abdulrazak Gurnah, professore emerito di Letteratura inglese e postcoloniale all’Università del Kent, autore di dieci romanzi, tutti in corso di pubblicazione in Italia, e, nel 2020, la poetessa laureata e già vincitrice del Pulitzer, Louise Glück, americana, premiata «per la sua inconfondibile voce poetica che con austera bellezza rende universale l’esistenza dell’individuo».

Prima dell’annuncio ufficiale dell’Accademia di Svezia, come sempre erano circolate le solite indiscrezioni e voci sul possibile vincitore. Il favorito della vigilia era il romeno Mircea Cartarescu, l’autore di Solenoide (Il Saggiatore) e Melancolia (La Nave di Teseo). Aveva preso quota anche il nome dello statunitense Steven Millahuser, un outsider (Mondadori ha da poco pubblicato La Notte dell’incanto e ripreso il suo vecchio romanzo premio Pulitzer Martin Dressler). Altre fonti, anche alla luce della situazione geopolitica, avevano rilanciato il nome di Salman Rushdie. I bookmaker erano più orientati sulla scrittrice cinese Can Xue (che in Italia viene pubblicata da Utopia, il suo ultimo libro è La strada di fango giallo), o sull’australiano Gerald Murnane e resta sempre valida l’ipotesi Claudio Magris: il nome dello scrittore triestino circola da anni ma non è detto che sia stato dimenticato. Oltre a quelli già citati, erano tornati in pista il francese Michel Houllebecq, gli americani Thomas Pynchon e Don de Lillo, l’argentino Cesar Aira e - immancabile - il giapponese Haruki Murakami e la scrittrice giamaicana Jamaica Kinkaid.