Ci sono alcuni ricercatori marchigiani dell’Università di Camerino dietro alla scoperta in Perù, dell’animale più grande e pesante vissuto sulla terra. Scoperta pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica Nature. Si tratta del Perucetus colossus, lungo 20 metri e con una massa di 340 tonnellate (la sua vertebra più leggera pesa oltre 100 kg). Nuotava in Sudamerica 40 milioni di anni fa quando il deserto di Ica era ancora un mare e visse nell’Eocene, periodo nel quale gli antenati dei cetacei attuali abbandonarono la vita terrestre per l’ambiente marino.
Le rocce sedimentarie
Chi ha analizzato le rocce sedimentarie dove l’anno scorso è stato scoperto il colosso è il geologo dell’Unicam Claudio Di Celma. Spiega che «lì dove oggi c'è un deserto di centinaia di chilometri esisteva un ampio bacino marino con abbondanti nutrienti e una grande biodiversità». Quest’estate, per espandere l’area dello scavo, è ritornato nel sito con il gruppo internazionale di scienziati capitanato dal prof. Giovanni Bianucci del Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Pisa con cui collabora da oltre dieci anni. Con lui una task force di ricercatori di Milano-Bicocca e dell’Unicam. Da Camerino provengono il paleontologo Marco Peter Ferretti e i geologi Stefano Mazzoli, Marco Materazzi e Matteo Pedini.
Il documentario
Presenti anche il giornalista e divulgatore scientifico Luigi Bignami e il regista Gianluca Gullini per un documentario che andrà in onda su Focus in due puntate alle 21.30 il 25 ottobre e il 1° novembre. «Questo sito – osserva il geologo Di Celma - è particolarmente difficile di accesso, molto inospitale, siamo nel cuore del deserto, ma così ricco di fossili che qui si sono fatte importanti scoperte sull’evoluzione dei cetacei ed è così stimolante che ci lavoriamo da dieci anni sempre in team perché queste indagini coinvolgono tante competenze». Le ossa fossili di questo cetaceo primitivo sono state recuperate in successive campagne di scavo e sono ora conservate presso il Museo di Storia naturale di Lima. Consistono di tredici vertebre, quattro costole e parte del bacino, quest’ultimo a indicare che Perucetus era ancora provvisto di piccole zampe posteriori, una condizione riscontrata anche negli altri Basilosauridi, il gruppo di cetacei arcaici a cui è stato riferito questo nuovo mostro marino. La scoperta cancella l’ipotesi che i cetacei abbiano raggiunto il gigantismo solo negli ultimi tre o quattro milioni di anni fa ed è all’origine di un centinaio di pubblicazioni.
I finanziatori
Il team di ricercatori che da dieci anni si concentra sul deserto d’Ica, quest’anno è stato finanziato da un Prin del Ministero come progetto di ricerca di rilevante interesse nazionale ma gli altri anni si sono alternati fondi dell’Università di Pisa e di quella di Camerino e per due anni sono stati finanziati da National Geographic che ha fatto diversi reportage.
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