Di falsi e contraffatti la storia dell’arte è piena ed è per questo che molti esperti nel campo della musica classica hanno accolto con un certo scetticismo, per così dire, la notizia del ritrovamento di uno spartito del grande compositore ottocentesco Fryderyk Chopin. Del maestro, morto prematuramente all’età di 39 anni nel 1849 e il cui cuore è conservato in un barattolo di alcol in una chiesa di Varsavia, sono conosciute circa 250 composizioni. Le opere ritrovate tra il XX e il XXI secolo inoltre, sono incredibilmente rare ed è questo un altro fattore che non convince i più scettici.
Lo spartito – grande poco più di un biglietto da visita – è stato ritrovato in uno dei caveau tesorieri della Morgan Library & Museum di New York City. Il curatore del polo museale, Robinson McClellan, era impegnato nell’esaminare una collezione di cimeli quando – riporta New York Times – si è imbattuto nell’articolo catalogato con il numero 147. Secondo quanto riportato dal quotidiano statunitense, pare che lo spartito – il numero 147 – fosse parte della collezione privata del direttore della New York School of Interior Design, A.Sherrill Whinton Jr., grande appassionato di Chopin. Alla sua morte, fu Arthur Satz ad acquistare la collezione per poi lasciarla a sua volta in eredità all’archivio di Manhattan solo nel 2019.
A causa della pandemia di Covid-19, l’inventario di questa eccezionale collezione fu fatto con ritardo- questo spiega la scoperta della scorsa primavera – ma la vigilanza di McClellan ha permesso di portare alla luce la partitura. Quando il direttore si è imbattuto nel documento è rimasto sorpreso da due scritte presenti sulla parte superiore del foglio. In alto sulla sinistra la descrizione del brano: “Valse” che sta per Valzer. In alto al centro il nome del compositore: “Chopin”. In un primo momento, nonostante l’euforia del ritrovamento, McClellan non ha riconosciuto subito la composizione come autentica perché, dopo aver suonato le note riportate, ha scoperto un pezzo piuttosto insolito nel repertorio del maestro per via della sua lunghezza e dello stile. Per fugare ogni dubbio, ha deciso quindi di consultare Jeffrey Kallberg, accademico di riconosciuta competenza e docente dell’Università della Pennsylvania.
Per poterne però accertare l’autenticità effettiva, è stato predisposto l’esame della carta e dell’inchiostro e sono stati poi esaminati anche eventuali danni e alterazioni. Lo spartito, scritto su carta vergata realizzata a macchina con inchiostro ferro-gallico, risale al XIX secolo, ovvero a quando Chopin era ancora ventenne. Sulla base del giudizio dell’esperto, “sebbene l’opera si ritenga completa – riporta Nyt -, il lavoro è più breve degli altri valzer di Chopin: è lungo solo 48 battute con una sola ripetizione. Il pezzo, in tonalità di La minore, presenta insolite marcature dinamiche, tra cui un triplo forte, che indica il volume massimo, vicino all’inizio”. Secondo il Morgan anche la grafia rispecchia quella del compositore, quindi l’unico enigma rimane l’apertura del Valzer. “Moritz Kallberg, che ha contribuito ad autenticare la partitura, ha detto che la tonalità del valzer, La minore, potrebbe però offrire un indizio – scrive il quotidiano -. Alcune delle musiche più turbolente di Chopin sono in quella tonalità, tra cui il cosiddetto studio “Winter Wind” ; il Preludio n. 2 ; e segmenti della Ballata n. 2″.
Piuttosto riservato e laborioso, Chopin era spesso riluttante a rendere pubbliche le sue composizioni e non firmò questo “Valzer”: il suo nome infatti, fu probabilmente aggiunto in seguito da una terza persona non identificata. Per far rivivere questa eredità, il Nyt ha commissionato al pianista cinese Lang Lang l’esecuzione di questo “Valzer” con note rimaste a lungo mute, che si può ascoltare sul sito web del giornale.
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