sabato 5 ottobre 2024

Il Polittico, trecentesco, di 'Santa Chiara' di Paolo veneziano torna visibile a Venezia, dopo il lungo restauro (da Avvenire, di Giulio Manieri Elia)

 


Torna a splendere l’oro del Trecento veneziano

Torna oggi visibile alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, dopo un lungo e complesso restauro durato oltre quattro anni e finanziato da SAVE Venice con il generoso sostegno di Dr. & Mrs. Randolph H. Guthrie, il polittico di Santa Chiara di Paolo Veneziano, un capolavoro assoluto della pittura lagunare d’inizio Trecento.

Il manufatto, realizzato per lo scomparso monastero femminile di Santa Chiara, è eccezionalmente dotato della sua cornice originaria, praticamente integra, una straordinaria struttura di ricercato ed elegante intaglio dorata che inquadra venticinque comparti dipinti in un Incanto dell’oro e del colore, come recita il sottotitolo della esposizione. «Nella tavola centrale – osserva la co-curatrice Valeria Poletto – è raffigurata l’Incoronazione della Vergine, un tema di origine occidentale che ebbe grande fortuna in laguna nel corso di tutto il secolo XIV. L’evento celeste è descritto all’interno di un’elaborata macchina scenica di grande ostentazione esornativa: un ampio trono, circondato da un cielo stellato, accoglie Cristo e Maria ammantati in sontuosi tessuti serici, mentre un coro d’angeli musicanti arricchisce l’immagine. Negli scomparti laterali si dispiegano otto scene con episodi della vita di Cristo, nel registro superiore le storie di San Francesco e Santa Chiara. Completano la narrazione le figure di re Davide e del profeta Isaia, i quattro evangelisti, oltre alla Pentecoste e al Giudizio Universale. Quattro piccole immagini angeliche, infine, e precisamente Dominazioni con il globo e lo scettro, simbolo di autorità, sono visibili nell’intradosso dello scomparto principale».

La comprensione di un’opera complessa, come un polittico medievale, e straordinariamente ricca, come questa, non può prescindere dalla conoscenza del contesto per il quale venne commissionato. Il dotto programma iconografico è esplicitamente rivolto, infatti, alla sensibilità di una comunità femminile. Il monastero di Santa Chiara, in origine intitolato a Santa Maria Mater Iesu Christi,era un cenobio francescano fondato negli anni trenta del XIII secolo, dove entrarono donne appartenenti alle più influenti e aristocratiche famiglie veneziane.

L’eccezionale sontuosità del polittico, ove furono utilizzati, senza risparmio, materiali preziosi quali l’oro e il blu di lapislazzuli, fa comprendere l’importanza della committenza che si rivolse al più prestigioso e quotato pittore veneziano del tempo.

L’intervento conservativo, condotto da Milena Dean per la parte pittorica e da Roberto Saccuman per i supporti lignei, ha fatto emergere una grande quantità d’informazioni sulla struttura dell’opera, sulla tecnica, sui materiali costitutivi, sull’organizzazione della bottega, e ha restituito la piena leggibilità del manufatto, prima offuscato da ridipinture, vernici alterate e pigmentate e sedimenti del tempo.

Il risultato è stato possibile anche grazie al supporto di una mirata e completa campagna diagnostica che ha messo in campo diverse tecnologie. Ci si è avvalsi prevalentemente di indagini diagnostiche non invasive che hanno permesso di studiare strati e aspetti anche non visibili dell’opera. La morfologia del manufatto è stata mappata tramite scansione fotogrammetrica e l’acquisizione di immagini ad altissima risoluzione e dettaglio con il microscopio digitale 3D Hirox, in comodato alle Gallerie dell’Accademia grazie al contributo del Comitato Venice International Foundation, ha consentito di osservare dettagli a ingrandimenti inediti.

La visione diretta dell’opera smontata, la lettura e l’interpretazione delle indagini diagnostiche realizzate dallo staff del Laboratorio scientifico del Museo, hanno consentito di indirizzare le fasi d’intervento e di rivelare aspetti tecnico-esecutivi inediti, di grande interesse, in particolare: schizzi, prove di colore, che Paolo Veneziano aveva realizzato nelle parti non visibili delle tavole destinate a essere nascoste dalla cornice lignea, nonché i disegni preparatori, resi visibili, nello specifico, dalle indagini riflettografiche.

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