Sabato l'Accademia di Santa Cecilia ha celebrato, come abbiamo appreso dai giornali, con una mostra ed un libro, dal medesimo titolo 'Pappano 10 e lode', i primi dieci anni di permanenza di Tony Pappano, sul podio della sua Orchestra sinfonica. Nominato direttore musicale nell'aprile del 2003, da Luciano Berio, ancora per poche settimane sovrintendente dell'Accademia, già gravemente malato.
La mostra ed il libro celebrano i fasti di Pappano e, insieme a lui, dell'Orchestra con la quale il direttore, amatissimo dai romani, ha stabilito un rapporto di tale intensità che gli fa considerare l'orchestra romana, più sua di quella del Covent Garden, dove Pappano è approdato un anno prima e dove tuttora resta guida musicale, e principale animatore artistico, parallelamente alla istituzione romana.
Di questi dieci anni vissuti insieme, neppure tanto pericolosamente visti da un osservatore esterno, il libro, più della mostra - che fissa, invece, soltanto alcuni momenti della sua attività, per la gioia soprattutto degli occhi - sicuramente racconterà ogni cosa, perchè ne resti traccia in futuro. Chissà se nulla verrà tralasciato per dovere ed amore di completezza, nel racconto della storia di questa unione che prosegue e che durerà, almeno sulla carta, fino al 2019, avendo superando la fatidica, critica scadenza dei sette anni.
Non dimenticheranno i due fidatissimi cronisti cui l'Accademia ha affidato il compito di raccontare le gesta del direttore e della sua orchestra, ordinatissima nello schieramento sul campo, Annalisa Bini e Umberto Nicoletti Altimari, come iniziò la storia, i primi contatti, le prime interviste, alcune anche clamorose, ed altro ancora.
Ad esempio, non dimenticheranno che una delle primissime interviste, se non addirittura la prima rilasciata ad un giornale italiano, neppure un mese dopo la sua nomina, avvenne a Londra nel suo studio al Covent Garden (uscita poi su 'Il Giornale') con la sua prima dichiarazione d'amore per l'orchestra romana.
Maestro, tanto entusiasmo per la l'incarico romano... sembra esagerato, fuori luogo, perché in fondo "l'orchestra di santa Cecilia non è mica quella dei Wiener Philharmoniker"- gli faceva notare l'intervistatore. Prontissima e spontanea la risposta del direttore incaricato:"Sì, anch' io non sono Karajan".
Nella sua immediatezza fotografava l'entusiasmo con cui Pappano accettava l'incarico romano che, come si è poi visto, gli sta recando onori e fama anche maggiori dell'incarico londinese.
Non dimenticheranno i due fidatissimi cronisti che la sua prima biografia , intitolata semplicemente 'Tony Pappano, direttore d'orchestra', per i tipi della Skira, apparve nel 2007, a meno di due anni dal suo insediamento ufficiale (ottobre 2005) sul podio dell'Orchestra dell'Accademia: fatto abbastanza inusuale per un direttore che all'epoca non aveva neppure cinquant'anni, benché con una storia professionale stabile, guadagnata con sudore e dedizione, già di una quindicina d'anni.
Certamente non dimenticheranno questi particolari e molti altri.
Lo si fa presente perché già altra volta qualche dimenticanza ha colpito soprattutto quella biografia, raccontata con lo stile asciutto del cronista e il linguaggio dei numeri, la cui presentazione ufficiale venne dall'allora sovrintendente ceciliano, Bruno Cagli, procrastinata di mesi, senza spiegazione; ed una volta effettuata, neppure citata nell'annuario dell'Accademia che raccontava giorno dopo giorno le gesta dell'orchestra del suo direttore e di chiunque altro, ed ogni attività, anche semplicemente ospitata, della istituzione. Tutto veniva menzionato su quell'annuario, tranne quella biografia, evidentemente considerata 'dannata' dal sovrintendente.
E l'episodio potrebbe ripetersi anche oggi che alla sovrintendenza siede persona allevata da Cagli e, fatto ancora più rilevante, sconfitto in tribunale dall'autore di quella biografia che l'attuale sovrintendente, allora dirigente RAI, aveva denunciato per diffamazione.
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