venerdì 13 novembre 2015

RICCARDO CHAILLY. DALLA SCALA ALLA SCALA. Intervista ad un direttore affermato agli inizi della carriera. ( Salisburgo 1984)


Oggi Riccardo Chailly è per tutti un direttore affermato, di valore, e dalla carriera gloriosa; non più il 'figlio' del compositore Luciano, al vertice della Scala, dove il giovane Riccardo, ventenne, aveva mosso i primi passi dal podio, come assistente di Abbado. Nel 1984, al tempo di questa intervista, egli era in grande ascesa ma ancora giovane. E, perciò, di grande interesse risulta conoscere come la pensava allora un giovane direttore che oggi è tornato 'vincitor' dove era partito come apprendista

Salisburgo (estate 1984) in un pomeriggio piovoso. Incontrammo Riccardo Chailly, in un bar, a due passi dalla Sala grande del festival, quarantotto ore dopo il suo concerto con i Wiener Philharmoniker ed Alexis Weissenberg - in programma il 'Concerto n.3' di Rachmaninov e la 'Sinfonia n.5' di Ciaikovskij - che aveva mandato il pubblico in delirio - e subito dopo le prove del 'Requiem' di Verdi, diretto da Karajan, alle quali solo Chailly era stato autorizzato ad assistere. Ma il fatto nuovo ed importante di quella edizione del festival di Salisburgo era la chiamata di Chailly, per espressa volontà di karajan, a dirigere l'opera inaugurale del festival di quell'anno, il 'Macbeth' di Verdi. Karajan, per problemi di salute aveva voluto come suo sostituto il giovane direttore (31 anni appena) primo italiano a dirigere l'inaugurazione del famoso festival internazionale, fra mugugni, critiche, ed anche qualche cattiveria. Quella intervista, pubblicata sul mensile 'Piano Time', la riproponiamo ora che Chailly, coronando il sogno, legittimo, di una vita, è stato nominato 'direttore musicale' del più grande teatro d'opera, salutato con favore anche dai milanesi, suoi concittadini.

Ovvio che lei si senta lusingato, inutile chiederglielo. Ci sveli, allora, qualche segreto del 'demiurgo' salisburghese in prova.
Innanzitutto sono onorato di essere forse l'unico direttore ad avere ufficialmente accesso alle prove del Maestro, sia a Salisburgo che a Berlino. Sono rimasto colpito dal lavoro di scavo di Karajan, ogni volta che sale sul podio, compresa questa mattina. In particolare, con il 'Requeim' di Verdi (Chailly dirà sempre 'Verdi Requiem. Chissà perchè,ndr.) e la 'Patetica' di Ciaikovskij, una sinfonia con la quale io sono praticamente cresciuto, a cominciare dalle prime incisioni mono, sempre di karajan. Di questa stessa sinfonia possiedo anche una delle sue prime incisioni stereo con i Berliner Philharmoniker. E, raffrontando le due registrazioni con la prova di questa mattina, è interessante vedere come il suo lavoro di scavo sia ancora oggi inesorabile. Per Verdi in particolare, poiché debutterò in ottobre a Berlino con la mia orchestra nel 'Requiem' di Verdi, le prove di questi giorni mi hanno suggerito ancora altre ipotesi di riflessione.
In particolare.
Innanzitutto la fedeltà a quanto Verdi scrive e desidera. Ma anche, e può sembrare un assurdo, come a volte non bisogna seguire alcune indicazioni 'di tempo' segnate da Verdi in partitura. Karajan gli è fedele nel senso che conosce Verdi più profondamente di ciò che è indicato in partitura. Una conoscenza approfondita di un autore - come karajan la possiede senza dubbio di Verdi - a volte suggerisce di non fare anche quello che è espressamente indicato. Chi conosce dal di dentro tale problema può capire quanto dico. In Bruckner, ad esempio - ho appena inciso e portato in tournée la sua Sinfonia n.7 - è fondamentale porsi tale problema. Le revisioni Novak vanno liberate di aggiunte di revisione dettate da Nikisch ( per le quali ha avuto sempre il consenso dell'autore?) al tempo della prima esecuzione.
E' soddisfatto di come la critica soprattutto ha accolto il 'Macbeth' che ha appena diretto?
Enormemente. Direi che è stata un'apoteosi europea ed extraeuropea soprattutto per la parte che mi riguarda, quella musicale; mentre è stato criticato, quasi coralmente, l'allestimento. Non voglio entrare nel merito né schierarmi da una parte o dall'altra. Constato una realtà. Musicalmente ho avuto la gioia di essere stato riconosociuto, più che dai grandi giornali ( Stuckenschmidt ha titolato il suo articolo ' Un trionfo per Chailly; il 'Times' di Londra ha ugualmente elogiato la mia direzione, per non dire dei giornali viennesi, sempre molto polemici ma di grande peso culturale, come 'Die Presse', che ha 'ammirato' il mio 'Macbeth') dal successo di pubblico - il che mi onora maggiormente - che alla fine di ogni recita ritrovo sempre crescente. E, infine, le parole di elogio di Karajan che ha assistito all'ante prova generale, alla generale ed alla prima dell'opera, oltre che al mio concerto sinfonico dell'altro ieri, dal palcoscenico. Tutto questo mi ha veramente commosso.
I giornali italiani, al confronto, le sono sembrati un po' tiepidi?
Ne ho letti alcuni, un po' vagamente - qui si fa fatica a trovarli. Confesso apertamente di leggere i giornali come di ascoltare i dischi, a differenza di molti colleghi che dichiarano esattamente il contrario, mentre poi leggono avidamente quel che si scrive di loro e, in caso di recensioni negative, vanno anche in bestia. Se devo parlare della critica italiana, fra la stampa europea, mi è sembrata quella più tiepida. Ma ciò non mi farà assolutamente cambiare il mio giudizio di entusiasmo per questo 'Macbeth', e per il riconoscimento generale riscontrato in Europa.
Ascolta i dischi regolarmente in fase di studio, per cavarne suggerimenti ed formulare ipotesi interpretative? A tal proposito quale edizione dell'opera verdiana l'ha maggiormente interessata?
Due almeno. Il nastro del 'Macbeth' con De Sabata e la Callas , per l'inaugurazione della Scala, nel 1952 (una lettura così geniale dell'opera che meritava di essere studiata a fondo, senza però restarne galvanizzato, anzi da dimenticare immediatamente dopo) e quella di Abbado, in disco, che per me rappresenta la più bella edizione dell'opera. Una interpretazione magistrale e definitiva! Per tornare alla critica musicale, mi rallegra particolarmente l'ammissione generale che la mia lettura del 'Macbeth', nel bene e nel male, è diversa da quella di Claudio ( Abbado, ndr.). Considero una vittoria essere riuscito a trovare una mia strada, affrancandomi dalla bellezza e dal fascino di quella di Abbado che conoscevo bene, avendo seguito all'epoca tutte le prove con Abbado e Strehler.
Tra breve ci sarà un Macbeth anche in Italia, diretto da Muti, per l'inaugurazione della stagione del Teatro San Carlo. Andrà ad ascoltarlo?
Ah, non lo sapevo.
Ha dischi in uscita o registrazioni già programmate?
Proprio ieri è stato presentato qui, a Salisburgo, nel corso di una festa della Decca, 'Andrea Chénier' con Pavarotti e Caballé; a fine anno uscirà ' The Rake's Progress' e, successivamente un album interamente dedicato a Ciaikovskij ('Giulietta e Romeo', 'Francesca da Rimini') con l'Orchestra di Cleveland...
Quando tornerà a dirigere in Italia?
In dicembre per due concerti, uno a Firenze al Teatro Comunale e l'altro a Milano, per la Stagione Rai; a giugno poi, alla Scala, riprendo 'Andrea Chénier' con Carreras.
Perchè, di recente, Martha Argerich ha disertato il concerto al Maggio Fiorentino, sotto la sua direzione?
Per motivi che hanno a che fare con la sua vita privata. Tanto è vero che, poi, ha partecipato alla tournée in Spagna, con me e con l'Orchestra fiorentina. Non credo, perciò, che ce l'avesse con Firenze (o come me). Problemi personali.
Quando farà un regalo a suo padre che ora è al Carlo Felice di Genova, dirigendo l'orchestra di quel teatro?
Con mio padre c'è un pour parler, per un concerto con l'Orchestra genovese. Vi fui invitato, forse otto anni fa, ma poi non se ne fece nulla, per ragioni burocratiche e finanziarie. Successivamente non sono mai andato a Genova, semplicemente perché non sono stato mai invitato dopo. Può darsi, invece, che ora... anche se non abbiamo amato mai, io e mio padre, collaborare insieme ufficialmente. Quando lui aveva responsabilità di vertice ha sempre evitato di scritturarmi, per non suscitare logici attacchi...
Ora la situazione è cambiata. Lei è un direttore, non più, semplicemente il figlio di...
Sì, anche perché pare che la richiesta sia venuta dall'orchestra. Perciò, forse, andrò a Genova. Mi permetta di aggiungere qualcosa che interessa direttamente la sua rivista pianistica ( Piano Time, ndr.). In autunno termineremo la registrazione dei 'Concerti per pianoforte' di Beethoven, e la 'Fantasia corale', con Alicia De Larrocha e l'Orchestrta della Radio di Berlino. Abbiamo già inciso il Primo, Terzo e Quinto; usciranno tutti all'inizio dell'85.
A proposito del concerto dell'altro ieri, il 'Concerto per pianoforte' n.3 di Rachmaninov l'avevo già diretto, con Weissenberg e l'Orchestra di Cleveland; da allora mi ero riproposto di dirigerlo anche in Europa con lo stesso pianista. Poi è venuta la chance di farlo a Salisburgo, dove mancava da più di un decennio. Il successo del nostro concerto, merita più alta considerazione, perché Rachmaninov in Austria è considerato un musicista di 'seconda classe'. Io combatto strenuamente tale opinione e per dimostralo, l'anno prossimo, porto in tournée la mia orchestra negli Stati Uniti, con la 'Sinfonia n.2' di Rachmaninov, che considero un capolavoro nel suo genere.
Insomma può ritenersi soddisfatto.
Inaugurare il Festival di Salisburgo è il massimo traguardo per qualunque direttore. Sebbene si tratti di un traguardo che mette il direttore in una posizione, fra le più ambite ma anche fra le più scomode. Non posso dimenticare che sono stato l'unico a succedere a Karajan, nell'inaugurazione del festival.
I grandi direttori italiani, Muti o Abbado, non hanno mai avuto tale onore? Abbado, come anche Muti, hanno diretto e dirigono regolarmente a Salisburgo, ma non hanno mai inaugurato il festival. Nel mio caso, in particolare, c'è stato il passaggio dello scettro direttamente dalle mani di Karajan.
Ora la invidieranno.
Non può chiederlo a me. Ora, superata questa che considero la prova del fuoco, sono ormai definitivamente fuori pericolo. L'anno prossimo tornerò a Salisburgo per la ripresa del 'Macbeth' e per un concerto ancora con i Wiener Philharmoniker.
                                                                    ( 'Piano Time', anno II, n.19 - Ottobre 1984)



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