Fino ad una decina di giorni fa neanche il nome di Valeria Solesin conoscevamo. Lo conoscevano, oltre i suoi familiari, i suoi professori che ne hanno ricordato il valore di studente, i suoi compagni di studio alla Sorbona, dove si era recata per il dottorato, e le agenzie di solidarietà internazionali che l'avevano vista attiva nelle fila dei cooperanti.
La tragica carneficina dei militanti dell'ISIS al Bataclan, ce l' ha fatta conoscere, mostrandoci anche il suo viso luminoso, bellissimo. Una delle tante giovani di valore, italiana - ma ve ne sono in ogni parte del mondo - che meriterebbero ben altro spazio, mentre solitamente ci sentiamo raccontare storie di genti ed imprese inutili ed insignificanti.
Il ritorno della sua salma in Italia, ed il funerale programmato per domani, in piazza San Marco a Venezia, ci hanno fatto conoscere anche i suoi genitori, privilegiando fra i due il padre, insegnante, preside di un istituto superiore.
E la nostra meraviglia ed ammirazione è raddoppiata. Un insegnante, dirigente scolastico (come oggi si dice) che incarna perfettamente la grande tradizione della nostra migliore scuola pubblica, della quale non possiamo che essere orgogliosi, come orgogliosi siamo diventati di sua figlia, che prima non conoscevamo, caduta barbaramente a Parigi, ma il cui esempio sarà difficile dimenticare.
Il padre di Valeria rappresenta ciò che erano gli insegnanti e ciò che vorremmo fossero sempre. Un uomo con grande dignità, pacato, composto, che non imbraccia l'arma, facile, della vendetta e che di fronte al grande dolore per la morte della figlia, invita caldamente tutti alla solidarietà.Siamo sicuri che egli è stato nella sua professione, un ottimo educatore.
Questi rappresentanti di un mondo ritenuto giurassico, vanno sostenuti, per evitare che anche la scuola sia inondata da gente inutile, senza valore, incapace di trasmettere professionalità e di costituire esempio vivente di civiltà e cultura per le giovani generazioni.
Lo diciamo avendo presente l'ambiente attuale di molte istituzioni scolastiche, nelle quali abbiamo passato la gran parte della nostra vita professionale, e che oggi vediamo affidate a dirigenti, incapaci, grigi, ed anche ottusi, quasi sempre sostenuti dalle organizzazioni sindacali nelle quali, molto di rado, abbiamo verificato la presenza di persone e professionisti di valore.
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