Che la situazione stesse precipitando c'era da supporlo. Parecchi erano stati i segni premonitori negli ultimi mesi. Dalla sua assenza al ricevimento al Quirinale per la nomina di senatore a vita, alla cancellazione dei suoi impegni di novembre, tournée europea compresa, dalla successiva cancellazione anche di altri impegni ed addirittura dei suoi concerti di febbraio, dal comunicato della Mozart che giungeva proprio alcuni giorni fa nel quale si annunciava la sospensione dell'attività dell'orchestra; fino all'appello di Roberto Saviano sull'Espresso di questa settimana, panegirico del grande direttore ed appello perchè la Mozart viva, anche dopo Abbado. Questo Saviano non lo diceva, ma era quello che voleva dire. Saviano, come anche Benigni, amici ambedue di Abbado, avevano evidentemente informazioni più precise e frequenti.
Della gravità della situazione noi avevamo avuto notizia, negli ultimi giorni di dicembre, quando eravamo a Venezia per il Concerto di capodanno alla Fenice, diretto da Diego Matheuz. Il giovane direttore, pupillo di Abbado, fra un concerto e l'altro di fine anno, s'era assentato una mattinata, per andare a Bologna a salutare 'Claudio'. Al suo ritorno in teatro, gli domandammo: Abbado sta molto male, vero? Sì, Claudio sta male, ma lui è forte ed anche questa volta ce la farà - fu la sua risposta. Nei giorni di agonia, a Bologna per il Parsifal al Comunale, c'era suo nipote Roberto, suo erede nella direzione: gli sarà stato certamente vicino, assieme ai suoi figli, prima di tutti Alessandra che, da quando suo padre si ammalò gravemente, è stata anche la sua assistente ed infermiera, quasi l'ombra che lo seguiva ovunque.
Claudio Abbado era stato operato per un tumore nel 2000. Dopo alcuni mesi di convalescenza, ed avendo superato momentaneamente il rischio di morte, era comparso in pubblico a febbraio del 2001, a capo dei Berliner, a Roma, nell'Auditorium della Conciliazione, visibilmente provato, per una intensa settimana di concerti, nel corso della quale presentò le sinfonie ed i concerti per pianoforte di Beethoven.
Va ricordato che quella'residenza' romana' era venuta fuori dopo che Parigi aveva rinunciato alla trasferta dei berlinesi, già programmata. Per salvare la tournée, Mimma Guastoni l'aveva presa per Musica per Roma che allora presiedeva; senonchè si era dovuta dimettere, e Berio da poco nominato a Santa Cecilia ( forse commissario, ancora?) s'era attribuita la paternità di quella trionfale tournée romana. Abbado era visibilmente provato - raccontano che fra un tempo e l'altro dei concerti fosse curato in camerino con farmaci potenti. Abbado, nonostante la malattia non voleva arrendersi. Per quasi quindici anni ha continuato, amministrando bene il suo tempo, alternando periodi di lavoro ad altri di riposo nei climi caldi o salutari del Venezuela o dell'amata Sardegna. E forse la nascita della sua ultima creatura, l'orchestra Mozart ha avuto in lui un effetto ringiovanente.
Poi, negli ultimi mesi dello scorso anno, la ricaduta che l'ha condotto alla morte. Noi vogliamo ricordarlo più che come direttore d'orchestra - chissà in quanti lo stanno facendo in queste ore - come padre amorevole di grandi orchestre di giovani, da quella Europea a alla Mahler, fino alla Mozart, senza dimenticare il suo sostegno alla missione di Abreu in Venezuela, da dove ha fatto emergere oltre Matheuz, Dudamel; come anche il sostegno concreto alla Scuola di Musica di Fiesole, alla quale aveva devoluto interamente il suo stipendio da senatore a vita, il cui incarico non ha potuto onorare.
Addio maestro, educatore entusiasta di giovani!
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