Una serata davvero commovente quella trasmessa da Rai 5 per la 'Giornata della memoria', che cade il 27 gennaio, giorno anniversario della nascita di Mozart. La JuniOrchestra dell'Accademia di Santa Cecilia sul palco, in mano una bella collezione di violini appartenuti a musicisti vittime dell'olocausto e che possono, ciascuno, raccontare una storia disumana ed esaltante, a seconda delle circostanze e dei tempi. Il liutaio che li ha raccolti e restaurati ha giustamente fatto notare che l'ultima voce ascoltata dai deportati prima di finire nelle camere a gas, era la voce 'umana' di un violino. Poi il solito volto del noto musicologo di Rai 5 ci ha detto le solite parole d'occasione.
E, finalmente, la musica. Fra un brano e l'altro del concerto, Manuela Kustermann ha raccontato le commoventi e tragiche storie di quegli strumenti, alcuni dei quali dai campi di concentramento finirono, con le loro note di dolore e di morte, nelle mani dei musicisti sopravvissuti che vollero fondare l'Orchestra della Palestina, il cui primo concerto venne diretto da Toscanini, come tutti sanno, e che fecero cantare nuovamente a quegli strumenti la vita.
In platea ad ascoltare il lunghissimo concerto-commemorazione c'erano numerose autorità, oltre naturalmente all'intero stato maggiore della comunità ebraica. Insomma tutti quelli che in simili occasioni devono esserci, la cui presenza è sacrosanta; ma altri mancavano.
La platea era piena di teste bianche o pelate, o cotonate e tinte; mancavano i giovani che erano quasi del tutto assenti. Gli unici giovani erano quelli che suonavano, che non erano neanche tutti giovani, alcuni addirittura ragazzi. Perché? Non era rivolta principalmente a loro questa giornata ricordo, per prepararli a combattere tutte le barbarie del mondo, quando sarà il loro turno, nel caso avessero la sventura di trovarvisi nuovamente invischiati?
Anche a Roma come a Milano, poche ore prima, la serata televisiva è stata macchiata dalla telecamera che andava a fermarsi sui volti di alcuni noti. Banale!
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