Ogni giorno, quando leggiamo sui dorsi romani dei quotidiani nazionali, di concerti che si svolgono qua e là, anche in luoghi impensabili, affidati agli studenti del Conservatorio romano di santa Cecilia, ci viene spontaneo domandarci: ma questi studenti quando studiano?
L'attività di produzione artistica che dovrebbe costituire il normale sbocco al termine degli studi e questi esserne la preparazione completa, sta diventando, invece, per una inutile voglia di dimostrare che già gli studenti ed i loro insegnanti, sanno fare i professionisti della musica- mentre, gli studenti ancora non possono ritenersi tali, altrimenti perchè studierebbero; e, dal'altro canto, e gli insegnanti pensano di rivalersi di una carriera che in effetti non hanno mai avuto o non hanno saputo svolgere - una delle attività che, per la frequenza degli impegni, pone a serio rischio il rendimento degli studi.
Gli studenti devono studiare finchè hanno l'età e la possibilità; e poi, una volta terminati gli studi - anche se non si finisce mai di studiare ed imparare- accedere alla carriera musicale, se ne hanno i numeri. Invece dietro richieste sempre più pressanti , dovute anche al bassissimo costo dei concertisti/studenti ( ad esempio a che è servito mandare l'Orchestra del Conservatorio dell'Aquila, a Campli in Abruzzo, per un concerto dell'Epifania? Campli non è un luogo prestigioso - il che potrebbe già in parte, una tantum, giustificare lo sforzo e impegnare gli strumentisti - nè l'orchestra, instabile, può essersi giovata per la sua crescita del concertino fuori porta) l'attività di produzione sembra essere diventata la principale attività anche nei Conservatori, a scapito dello studio. .
Nella scuola accade ciò che accade ovunque in Italia: e cioè che si fanno cose che ancora non si è preparati e pronti a fare, facendo cadere nel dilettantismo luoghi votati al sapere, come dovrebbero esser le cosiddette 'università' della musica in Italia.
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