"Un giorno ho capito che dovevo uscire dal polverone e cambiare approccio
con la musica, anche se si trattava di quella classica. Stavo ascoltando a
Milano la Nona Sinfonia di Beethoven. Accanto a me un bimbo annoiato che
chiedeva insistentemente al padre quando finisse.Credo
che in Beethoven manchi il ritmo. Jovanotti, con il quale ho lavorato, ha capito cos'è il ritmo, elemento che manca nella tradizione classica. Nei
giovani manca l'innamoramento nei confronti della musica classica proprio
perché manca di ritmo".
Così parlò Giovanni Allevi, compositore classico contemporaneo, filosofo, direttore ( d'orchestra, lui dice!), davanti ad una platea di ignari ragazzi al Festival di Giffoni. Dunque se Beethoven fosse vissuto dopo Jovanotti, avrebbe almeno appreso da lui la nozione di ritmo, mancandogli del tutto. Dopodomani, martedì 30, il compositore classicocontemporaneo e filosofo e direttore si presenterà davanti alla platea romana dell'Auditorium per far ascoltare il suo 'Sunrise', con sua grande soddisfazione, perchè:" ho la possibilità di dirigere la musica che viene a trovarmi - ha dichiarato ad un 'devoto' giornalista di Repubblica - lasciarsi avvolgere dal suono dell'orchestra e dimenticare le mie ansie, ascoltare attorno a me la musica che fino a ieri era solo nella mia testa, è un'esperienza fantastica,da capogiro! Invece, dirigere altri compositori non è ciò per cui mi brillano gli occhi". Ed ha aggiunto al sempre devoto giornalista di Repubblica:"voglio coinvolgere il mio pubblico il più possibile, la nostra è una storia d'amore inossidabile, è importante sapere cosa pensa la mia 'fidanzata', cosa vorrebbe ascoltare". E, a proposito della dichiarazione su Beethoven, ha precisato: "Non ho mai fatto quella dichiarazione su Beethoven in quei termini. Basta vedermi o sentirmi parlare per capire la mia indole delicata, per nulla provocatoria. Quanto all'ascolto di Ludwig, se volete posso fischiettarvi tutta la Sonata op.110, fuga compresa".
Sulla medesima dichiarazione è intervenuto anche Corrado Augias, forte dei suoi trascorsi musicali, anche beethoveniani, sollecitato da un lettore di Repubblica, argomentando che Beethoven è senz'altro fra gli 'inventori' del ritmo, della melodia no, superato da Schubert. Chi non crede, Allevi compreso, provi ad ascoltare l'ultimo movimento della Settima Sinfonia , diretta dal giovane Omer Meir Wellber - consiglia il giornalista.
Ciò che non è stato detto all' Allevi filosofo, più semplicemente, è che egli confonde la 'ripetitività' del ritmo, sfruttata da Jovanotti, con il 'senso' del ritmo, la sua 'invenzione', la sua 'varietà'. Chi ripete fino alla noia lo stesso ritmo, anche nel corso di una breve canzone, avrebbe secondo il filosofo musicista, più ritmo di colui che un ritmo si inventa ad ogni passo, che ne produce di nuovi, e che, nella storia della musica va considerato senza ombra di dubbio l'inventore del ritmo, il primo musicista ad avere 'senso' del ritmo, ed a costruirci proprio su di esso addirittura interi movimenti di sinfonie o sonate o variazioni. Come fece appunto Beethoven e non fecero né Bach, né Haydn e né Mozart.
Pietro Acquafredda
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