Alla fine Tony Pappano ha deciso di restare a Roma e a Londra. E perciò l'idea, avanzata da molti mesi, del suo prossimo approdo a Milano, una volta scaduti i suoi contratti a Roma e Londra, è definitivamente abbandonata. Almeno per ora. Se ne riparlerà nel 2017 quando terminerà il contratto appena prolungato, come direttore musicale dell'Orchestra di santa Cecilia iniziato nel 2005( mentre quello londinese al Covent Garden scadrà l'anno prima, nel 2016). Allora e solo allora si vedrà: quattordici anni di permanenza a Londra e dodici a Roma potrebbero cominciare a pesare anche sulla vita di Pappano che, è cosa nota, a queste due creature sta dedicando ogni sua energia. Alla fine del 2017 Pappano sarà prossimo al sessantesimo anno e forse vorrà dare una svolta alla sua vita professionale.
Che avesse già preso una decisione sarebbe dovuto risultare chiaro a tutti già dallo scorso febbraio, ben prima della designazione di Pereira alla Scala. Da quando cioè un suo amico fraterno, il gioielliere Nicola Bulgari, che si era trascinato appresso suo fratello Paolo, aveva deciso di destinare all'Accademia il sostanzioso contributo di 1.200.000 Euro in tre anni. In realtà quel contributo non sarebbe finito nelle casse dell'Accademia senza Pappano. Se il direttore avesse avuto in testa di lasciare Roma, i fratelli Bulgari si sarebbero tenuti quei soldi, perchè l'Accademia , la sua Orchestra e Bruno Cagli al vertice sono lì da anni, e loro non hanno mai manifestato tanta solidarietà economica verso la storica istituzione musicale e verso i suoi vertici. Quindi bando alle illusioni: senza Pappano quel sostegno non sarebbe mai venuto. E perciò, almeno da quando Lissner aveva fatto sapere che sarebbe andato a Parigi e cominciavano a circolare indiscrezioni sui prossimi giri di poltrone, Pappano aveva detto ai Bulgari che sarebbe rimasto a Roma.
In una delle sue ultime interviste, uscite su Music@, anche Hans Werner Henze che aveva conosciuto Pappano soltanto nei suoi ultimi anni di vita, a seguito di quella commissione che l'Accademia gli aveva fatto - di cui Cagli si faceva vanto, ma che Henze aveva commentato " hanno aspettato che avessi oltre ottant'anni, non ci potevano pensare prima?" - era quasi certo che Pappano non sarebbe andato via dall'Italia nè si sarebbe spostato a Milano- come invece si diceva con molta insistenza: Pappano resterà in Italia, sosteneva il grande compositore; e a Roma, perchè ha un ottimo rapporto con l' orchestra. Di lasciare poi l'Italia neanche a pensarne. Sia Pappano che sua moglie amano il nostro paese, hanno preso da poco anche una casa in Toscana... ".
Dunque Pappano resta a Roma, perchè si sente a casa, e il pubblico romano gli vuole un gran bene, come ha notato, di recente, anche il sovrintendente di uno dei nostri più importanti teatri, Cristiano Chiarot sovrintendete della Fenice, presente all'Auditorium per una delle recite del 'Ballo in maschera'.: "Si sente anche nell'aria che fra Pappano ed il pubblico romano c'è stima ed affetto; appena è entrato in sala il pubblico lo ha applaudito con un calore davvero sorprendente. Non accade così spesso".
Ora, però, Pappano, se non vuole continuare nella rosea routine di tutti questi anni, deve incidere di più nella programmazione dell'Accademia, non può badare solo ai suoi concerti e lasciare che la segreteria artistica che affianca Cagli, faccia il resto.
E' vero, dall'Accademia passano grandi solisti e grandi direttori. Ma da anni non si vedono mai facce nuove, sempre gli stessi interpreti, le stesse agenzie. Questo non può continuare. Ora che l'Orchestra gode di un prestigio internazionale, grazie a Pappano non certo a Cagli - sia detto in tutta sincerità - occorre rinnovare, cambiare i criteri di programmazione; e, per la musica contemporanea, non lasciarsi consigliare da ragioni elettoralistiche interne. Ed è necessario avere una attenzione maggiore verso gli artisti italiani, banditi in massa dai cartelloni accademici. E questo è scandaloso!
Insomma, avuta la bella notizia della permanenza, fino al 2017, di Pappano a Roma, ora ce ne attendiamo delle altre; soprattutto qualche novità, come non se ne vedono nella programmazione prossima, appena annunciata.
Pietro Acquafredda
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