Fresco di stampa, licenziato dall'editore Bietti, è stato presentato, al fresco dei giardini della Accademia Filarmonica Romana, il volume 'Un male incontenibile. Sylvano Bussotti, artista senza confini' ( Pagg.617. Euro 25.00) di Luigi Esposito, artista multiforme come il suo maestro ed amico Bussotti. Si tratta di una ricca biografia di Bussotti, confezionata attraverso scritti del biografato ed interviste a persone che l'hanno conosciuto, che hanno lavorato con lui, oltre che a lui medesimo. Una mole di materiale che non tralascia nulla fra scritti, immagini, performances che hanno costituito la partitura, ricca e non ancora completa, della sua vita e della sua professione. Tutti coloro che lo hanno avvicinato, proprio tutti, sono stati interpellati nel corso dei quasi dieci anni che ci sono voluti per licenziare questa approfondita ricerca. Al punto che, nel timore che qualcosa potesse sfuggire, si è data voce anche a quelli che non c'entravano affatto con il lavoro del maestro, ad imitazione delle tante compagnie di giro, che ben conosciamo dagli schermi televisivi, dai diffusori radio e dalla pagine di giornali, scritturate a parlare di tutto, perché non parlino di nulla. I loro nomi si rincorrono in pagine e pagine, fin da principio. Una inutile ossesione.
C'è, però, un settore della multiforme attività di Bussotti che sembra messo in ombra, quello di diarista acuto e sferzante, esercitato per anni, i cui rami sono già apparsi in raccolte, preziosissime. Rami di varia età, lunghezza e fogliame, al punto che non possono essere liquidati, per 'li rami mancanti' con un rigo in oltre 600 pagine. E mi riferisco alla sua rubrica 'La pagina di Sylvano Busotti' che per sei anni, senza mancare mai un numero nonostante fossero anni di impegni internazionali, il musicista ha tenuto sul mensile 'Piano Time'. Si tratta di una sessantina di articoli, ai quali vanno aggiunte anche interviste (ed anche una autointervista: 'Bussoti intervista Bussotti', inviata manoscritta alla redazione, con inchiostro bicolore per le domande/risposte); recensioni ( L'ispirazione, vista a Firenze, con la regia di Derek Jarman); e omaggi, come in occasione della pubblicazione sulla rivista di 'Versione dal francese' per pianoforte, accompagnata da scritti di Gustavo Malvezzi Mauro Castellano e di lui medesimo, nel 1984. La collaborazione stabile alla rivista cominciò subito dopo, con la sua prima 'Lettera da Genazzano' nella quale raccontava il progetto della sua 'Scuola Spettacolo' che egli voleva far sorgere sulle colline della cittadina laziale, riedizione bussottiana della Bayreuth wagneriana, il 'BussottiOperaBallet'. In quelle pagine, tante davvero, al punto che con la semplice raccolta si potrebbe allestire un ricco volume, si esprimeva anche l'altro ramo di attività di Bussotti, quella di disegnatore, pittore. I suoi articoli giungevano talvolta in forma di pagina conclusa con collage e testi da riprodurre manoscritti, con la preghiera di non cambiare nulla. Dunque un piccolo prezioso tesoro. Nel volume di Esposito tale attività, unica per ricchezza ed assiduità, viene così riassunta: "Sempre negli anni Ottanta, Bussotti collaborò con le riviste Discoteca, Musica/Realtà e Piano Time e i suoi interventi erano molto seguiti, da giovani compositori e musicisti e da colleghi già affermati"( pag. 216). Falso. Bussotti dal 1984 al principio del 1990, non scrisse nessun articolo né per Discoteca né per Musica/Realtà. Anzi con il direttore di quest'ultima ci fu una rovente polemica che non finì sulle pagine della rivista, a seguito dell'uscita di un trafiletto ironico del direttore di Piano Time , riguardante l'allora segretario del PCI, Occhetto. Sulle altre due testate potrebbero essere usciti sporadici articoli al principio degli anni Ottanta, mai nel corso della lunga collaborazione a Piano Time. Allora perché liquidarla in due righe? Chi scrive se lo è chiesto, dopo aver attentamente sfogliato il volume di Esposito e letto parecchie pagine che raccontavano di fatti di cui egli era a conoscenza. Scartate alcune risposte, come quella che Bussotti stesso potrebbe aver rimosso la lunga collaborazione, per smemoratezza dovuta all'età, o perché appartenente ad un periodo che il musicista oggi non riconosce più come sua, come si fa con certe opere fuori catalogo e della prima giovinezza, chi scrive ha trovato, finalmente, l'unica risposta plausibile: il destino ha mutato la disattenzione del curatore della biografia in salvifico cordone sanitario. E, così, 'Piano Time' ne è uscito immune dalla imbecillità dilagante.
Pietro Acquafredda
Nessun commento:
Posta un commento