lunedì 3 marzo 2025

Belcanto, serie di Rai 1. L'abbiamo vista ieri sera. Il Belcanto, l'Opera in Italia nell'Ottocento non c'entra nulla

 Ieri per la prima volta abbiamo visto la puntata settimanale - seconda?- della serie intitolata BELCANTO - durata due ore abbondanti - che avrebbe dovuto trovare spunti per narrare, divulgandola, la storia dell'Opera in Italia nell'Ottocento, attraverso la storia di una famiglia ( mamma, ex cantante, e due figlie) che aveva abbandonato Napoli dopo un fatto di sangue e si era trasferita a Milano, sognando di cominciare  una nuova vita e di offrire, alla maggiore delle due figlie la chance di entrare nel mondo dell'Opera.

 Che la madre (Puccini, la protagonista) fosse stata una cantante e che avesse avuta la figlia maggiore da un noto tenore, si scopre verso la conclusione della puntata, quando si   manifesta prepotente il talento della figlia minore  e la sua ferrea volontà di entrare nel mondo dell'Opera, vincendo la sua ignoranza e colmando il vuoto del suo analfabetismo: non sapeva né leggere, né scrivere.

 E l'Opera nell'Ottocento, la storia?  Un pretesto,  inutile, condotto con svogliatezza e circoscritto, alla bell'e meglio, alla esecuzione di due o tre brani del grande repertorio, oltre a qualche lezione di canto, con un maestro che ammonisce sempre le sue allieve: occorre studiare studiare, il mondo dell'Opera è duro, e ci vuole anche costanza e ferrea volontà. Che novità, come se  in altri mondi professionali si entra senza studio, senza costanza e con scarsa volontà.

 Non vogliamo esaminare per filo e per segno quello che si è visto riguardante, seppure marginalmente, il mondo dell'Opera ,  tanto per assecondare l'invito a smetterla di considerare l'Opera come un 'Museo', rivolto dal curatore ed autore della colonna sonora (che viene da 'Mare fuori' e del quale abbiamo ieri pubblicato alcune dichiarazioni). Certo che ha faticato molto per riempire tutte le puntate con ben due ore di musica, ogni volta, da lui composta. Il silenzio è d'oro - questa regola lui non la conosce, non lascia respirare  i telespettatori neanche per un attimo, creando anche difficoltà a chi non  ci sente proprio bene e quindi ha difficoltà a seguire i dialoghi con quel sottofondo musicale.

 Insomma un'altra occasione perduta, anche se sbandierata, per far conoscere il mondo dell'Opera in Italia nell'800. 

 Operazione inutile ed anche costosa dello stesso bassissimo 'tenore' di quella 'Storia dell'Opera' che la produttrice Maite Carpio ( Anthos Produzioni) realizzò, affidandone la conduzione al sopraccigliato Elio (ex Storie Tese) e che prontamente Rai Cultura ( Silvia Calandrelli resta un'aquila che vola sempre più alta di tutte ) comprò (forse l'aveva anche coprodotta?) e trasmise.

 Viva l'Opera italiana, abbasso gli inutili ed incapaci divulgatori.

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