martedì 25 giugno 2024

Milano. La Corte d'Appello dovrebbe fare mea culpa per quella sentenza che ha scagionato un violentatore per il no giunto dopo 20 secondi dalla molestata (da Il Gazzettino)

 


Hostess molestata, assolto l'ex sindacalista della Cisl. Il giudice: «Il no solo dopo 20 secondi»

Venti secondi per reagire a una violenza sessuale. Troppi per i giudici del tribunale della Corte d'Appello di Milano che hanno assolto anche in secondo grado, confermando la sentenza pronunciata dal tribunale di Busto Arsizio (Varese) nel 2022, l'ex sindacalista Cisl Raffaele Meola in servizio a Malpensa all'epoca dei fatti. Meola era accusato di violenza sessuale nei confronti di una hostess che a lui si era rivolto nel marzo 2018 per una vertenza sindacale.


La sentenza

La Corte d'Appello di Milano ha rigettato il ricorso presentato dalla Procura (il Pm di Busto Martina Melita all'epoca aveva chiesto due anni) e da Maria Teresa Manente, responsabile dell'ufficio legale dell'associazione Differenza Donna a cui la donna si era rivolta. La seconda assoluzione, così come accaduto in primo grado, ha sollevato l'indignazione di Manente: «Faremo ricorso in Cassazione - ha assicurato - perché questa sentenza ci riporta indietro di 30 anni e rinnega tutta la giurisprudenza di Cassazione che da oltre dieci anni afferma che un atto sessuale, compiuto in maniera repentina, subdola, improvvisa senza accertarsi del consenso della donna è reato di violenza sessuale e come tale va giudicato». In primo grado il presidente del collegio Nicoletta Guerrero spiegò, dopo il verdetto di assoluzione, che «la vittima è stata creduta» ma che non era stata raggiunta la prova in dibattimento su quanto denunciato dalla hostess.

Trieste. Teatro Verdi. Stagione sinfonica 2024-25 - Concerti fuori abbonamento (in autunno)

 STAGIONE SINFONICA 2024 DEL TEATRO LIRICO GIUSEPPE VERDI DI TRIESTE

Dal 15 settembre al 22 dicembre 2024

Programma

CONCERTI FUORI ABBONAMENTO 
IN COLLABORAZIONE CON LA SOCIETÀ DEI CONCERTI DI TRIESTE 
NELL’AMBITO DEL FESTIVAL DI TRIESTE- IL FARO DELLA MUSICA
 
Domenica 15 settembre 2024 ore 19.30
Direttore e violoncello solista           GIOVANNI SOLLIMA
 
FRANZ JOSEPH HAYDN
Leader Haughs and Yarrow, On a Bank of Flowers, The Sheperd Adonis da 150 Canti Scozzesi
Concerto in re maggiore op. 101
 
GIOVANNI SOLLIMA
Folktales per violoncello e orchestra
Orchestra della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste
 
Mercoledì 18 settembre 2024 ore 19.30
Direttore WILL HUMBURG
Pianoforte NIKOLAI LUGANSKY
 
SERGEJ VASIL’EVIČ RACHMANINOV
Concerto per pianoforte e orchestra n. 3 in re min. op. 30
ANTONÍN DVOŘAK    
Nona Sinfonia in mi min. Dal nuovo mondo” op. 95
 
Orchestra della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste
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STAGIONE SINFONICA 2024 IN ABBONAMENTO
1° Concerto
Venerdì 27 settembre 2024 ore 19.30
Direttore HANS GRAF
Violino               SERGEJ KRYLOV
PROGRAMMA
ÉDOUARD LALO
Symphonie espagnole per violino e orchestra in re min. op. 21
 
MODEST PETROVIČ MUSORGSKIJ
Tableaux d’une exposition trascrizione per orchestra di Maurice Ravel
 
Orchestra della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste
………………………….
 
2° Concerto
Sabato 5 ottobre 2024 ore 18.00
Direttore HARTMUT HAENCHEN
Violino STEFAN MILENKOVICH
Violoncello ETTORE PAGANO
 
PROGRAMMA
JOHANNES BRAHMS
Concerto per violino, violoncello e orchestra in la min.-magg. op. 102
 
ROBERT SCHUMANN
Sinfonia n. 4 in re min. op. 120
 
Orchestra della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste
………………..
 
3° Concerto
Venerdì 11 ottobre 2024 ore 19.30
Direttore TOMMASO TURCHETTA
Soprano MARIE-PIERRE ROY
Pianoforte GIACOMO FUGA
Maestro del Coro PAOLO LONGO
 
PROGRAMMA
LUIGI DALLAPICCOLA
Cinque frammenti di Saffo - Liriche greche
 
SANDRO FUGA
Concerto per pianoforte, archi e timpani
 
IGOR STRAVINSKIJ
Sinfonia di salmi
 
Orchestra e Coro della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste
…………..
4° Concerto   
Venerdì 18 ottobre 2024 ore 19.30
Direttore ENRICO CALESSO
Violino  GIUSEPPE GIBBONI
 
PROGRAMMA
RICHARD WAGNER
Tristan-Vorspiel und Isoldes Liebestod dall’opera Tristan und Isolde
 
FERRUCCIO BUSONI
Concerto in re magg. per violino e orchestra op. 35a, KV 243
 
RICHARD STRAUSS
Don Juan, poema sinfonico op. 20
Tod und Verklärung, poema sinfonico op. 24
            
Orchestra della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste
…………….
 
5° Concerto
Sabato 23 novembre 2024 ore 18.00
Direttore ENRICO CALESSO
Oboe FRANÇOIS LELEUX
 
PROGRAMMA
RICHARD STRAUSS
Concerto in re magg. per oboe e piccola orchestra
 
Sinfonia n. 7 in mi magg.
 
Orchestra della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste
…………………
 
6° Concerto
Domenica 22 dicembre 2024 ore 18.00
Direttore JORDI BERNÀCER
Tenore RICCARDO MASSI
Baritono MARKUS WERBA
Maestro del Coro PAOLO LONGO
 
PROGRAMMA
GIACOMO PUCCINI
Messa a quattro voci con orchestra (Messa di Gloria)
 
Orchestra e Coro della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste
In collaborazione con FVG Orchestra e Coro del Friuli Venezia Giulia

 

Con otto concerti dal 15 di settembre fino al 22 di dicembre, riparte la consueta e assai seguita stagione sinfonica del Verdi che quest’anno vedrà i primi due appuntamenti fuori abbonamento nell’ambito del Nuovo Festival di Trieste in collaborazione con La Società dei Concerti. 

lunedì 24 giugno 2024

Trieste. Teatro Verdi. Stagione 2024-25 -Opera e Balletto

 Otto titoli di cui sei prodotti dal Teatro Verdi di Trieste nei suoi laboratori artigianali cittadini, due per la prima volta in accordo di co-produzione  con il Teatro Comunale di Bologna; il ritorno di Wagner in città e il raro Candide di Bernstein per il repertorio novecentesco con il debutto alla regia del coreografo Renato Zanella a chiudere la stagione.

Grandissime voci giovani come Amartuvshin Enkhbat, Anastasia Bartoli e Roman Urdenko; direttori  di riferimento sui singoli repertori, come Ciampa per il trittico pucciniano, Calesso per Der Fliegende Holländer e Oren per Rigoletto; registi come Arnoud Bernard o Henning Brockhaus, la conferma di un titolo donizettiano per il secondo anno consecutivo:  Trieste musicale ritorna pienamente al suo storico ruolo culturale.

La stagione apre l’8 novembre con il più popolare e cinematografico dei titoli verdiani, La Traviata, nel nuovo allestimento per il Verdi del regista francese Arnoud Bernard, noto per la sua capacità di riletture intriganti pur rimanendo sempre in una cornice di impeccabile classicismo. Sul podio il Direttore Musicale Stabile Enrico Calesso, che affrontò per la prima volta il titolo nel 2018 al Maggio Musicale Fiorentino e da allora ne ha fatto uno dei suoi punti di forza sui tanti palchi europei dove stabilmente dirige. Il cast è guidato da una Violetta di assoluta esperienza quale la quarantottenne napoletana Maria Grazia Schiavo, voce di riferimento di direttori quali Muti e Dantone e presenza importante sui migliori palchi, da Salisburgo alla Scala. Con lei il giovane Alfredo di Antonio Poli, tra i tenori più stimati della nuova generazione.

A dicembre subito il balletto Don Quixote, che conferma l’ormai stabile rapporto artistico e creativo con la vicina Lubljana, piccola Salisburgo slovena alle porte di Trieste, vivace centro di musica e danza guidato dal coreografo veronese Renato Zanella, che quest’anno porterà a Trieste il celeberrimo titolo ottocentesco di Ludwig Minkus su libretto e coreografia di Marius Petipa con le modifiche del 1900 di Alexander Gorky, per un intramontabile classico della danza affrontato con rigore filologico e tutta la freschezza del balletto di Lubljana.

Il nuovo anno si aprirà invece a gennaio con Die Entführung aus dem Serail di Mozart nel nuovo allestimento firmato dal regista, scenografo e costumista Ivan Stefanutti con il ritorno sul podio, di nuovo su titolo mozartiano, di Beatrice Venezi, la Konstanze della bella e giovane soprano russa Anna Aglatova, ancora tutta da scoprire per il pubblico italiano, e il Belmonte di Ruzil Gatin, tenore russo già invece ben presente nel nostro paese, dal Rossini Opera Festival alla Scala. In questo mese Trieste ed il suo teatro coglieranno inoltre l’occasione per ospitare, in collaborazione con PromoTurismoFVG e Comune di Trieste, l’annuale meeting di ICMA, cioè l’associazione che raccoglie le più importante testate europee di musica classica, divenendo così per alcuni giorni una vera capitale del dibattito musicale del continente.

A febbraio si proseguirà invece col trittico pucciniano Tabarro, Suor Angelica e Gianni Schicchi nel nuovo, primo allestimento in collaborazione con il Teatro Comunale di Bologna nell’ambito di una sinergia tra due delle Fondazioni storiche più importanti d’Italia e che proseguirà a giugno con il Candide di Bernstein. Alla regia il solido Pier Francesco Maestrini e sul podio Ivan Ciampa, direttore tra i più affermati a livello internazionale per il repertorio operistico italiano. Il cast, ovviamente assai ampio, vede voci importanti come il russo Roman Burdenko, già ben apprezzato in città, Anastasia Bartoli, fra i soprani emergenti più interessanti della sua generazione, il giovane triestino Riccardo Rados e l’affermato soprano russo Olga Maslova, già amata nell’ultimo Nabucco.

Marzo invece celebrerà finalmente il ritorno a Trieste di Wagner a rinsaldare una delle tradizioni musicali più identitarie per la città giuliana sin da fine Ottocento, che negli ultimi anni sembrava invece relegata a decor storico nella sale del Museo Teatrale Schmidl: Die Fliegende Holländer con la nuova regia del tedesco Henning Brockhaus, ormai di casa al Verdi e vera colonna portante della creatività teatrale europea del Novecento da Strehler in poi, e la direzione di Enrico Calesso, tra i migliori interpreti wagneriani di area tedesca, al suo debutto nel titolo. ll cast riunisce quattro cantanti wagneriani di solidissima esperienza: nel ruolo di Der Holländer il basso baritono James Rutherford, Erik sarà interpretato dal tenore americano Clay Hilley, il soprano drammatico Elena Batoukova-Kerl sarà Senta e il basso baritono tedesco Albert Dolmen nel ruolo di Daland.

Ad aprile Lucia di Lammermoor di Donizetti continuerà il percorso con l’illustre bergamasco, ripreso in città nella scorsa stagione, grazie al sontuoso allestimento dell’Opera di Las Palmas firmato dal regista tedesco-polacco Bruno Berger-Gorski, mentre tornerà sul podio dell’Orchestra del Verdi l’amato Daniel Oren e nel ruolo del titolo la diva assoluta del Bel Canto Jessica Pratt al suo debutto a Trieste.

Ancora Oren a maggio per il Rigoletto nel nuovo allestimento del Verdi con Amartuvshin Enkhbat nel ruolo del titolo, assoluta garanzia di eccellenza dopo il brillantissimo e lodatissimo debutto in Scala per l’atteso ritorno dell’opera sul palco scaligero, con lui un giovane cast internazionale che riserverà certamente belle sorprese.

Infine grande chiusura novecentesca a giugno con il Candide di Leonard Bernstein, con il debutto alla regia d’opera di Renato Zanella, conosciuto fino ad ora solo come uno dei più brillanti coreografi di balletto d’Europa, dall’Opera di Vienna all’Arena di Verona e personalità ben nota in città per la sua effervescente creatività. Sul podio l’affermato direttore Kevin Rhodes, che saprà sicuramente dare il giusto tocco a questa rara operetta in due atti composta da Bernstein proprio negli anni in cui, a tutti gli effetti, Trieste viveva sotto il protettorato anglo-americano, vera enclave di cultura anglosassone in territorio italiano.


La campagna abbonamenti si apre martedì 25 giugno 2024  e si chiude domenica 17 novembre 2024. Gli abbonati alla Stagione 23-24 possono confermare il proprio posto fino a sabato 28 settembre 2024. L’assegnazione dei posti ai nuovi abbonati partirà da martedì 1 ottobre 2024. Gli abbonamenti si dovranno ritirare entro sabato 26 ottobre 2024. La vendita dei biglietti per i singoli spettacoli inizierà martedì 15 ottobre 2024. 

Rimangono invariati i prezzi di abbonamenti e biglietti rispetto alla passata stagione. Confermate anche tutte le promozioni per i giovani under 34 con prezzi per abbonamenti e singoli biglietti particolarmente vantaggiosi.

 

Auguri ad Alessandro Vespa ed alla consorte Isabella. Isabella chi?

 L'altro ieri, annunciato da  squilli di trombe, si è celebrato il matrimonio di Alessandro e Isabella ad Oria, in cattedrale, officiato dal vescovo di quella diocesi, davanti a numerosi invitati ( si dice oltre 200), fra i quali anche parecchi vip  della politica e dello spettacolo. Dopo il rito, tutti alla Masseria 'Li Reni', resort e cantina della famiglia Vespa, per il pranzo e la festa, prima della partenza degli sposi per il rituale viaggio di nozze.

  Per il rito religioso, il Comune di Oria, senza che Vespa lo avesse richiesto (perchè avrebbe dovuto, anzi potuto, e perchè il Comune, se richiesto, avrebbe dovuto e potuto concederlo?), ha ordinato la chiusura al traffico del centro storico per consentire ai tanti importanti invitati di accedervi in tutta comodità e forse anche in sicurezza. 

 Chi si sarà un pò risentita di tanto clamore sarà stata certamente la bellissima Diletta Leotta che lo stesso giorno si è sposata a Vulcano, che i riflettori mediatici non  hanno illuminato a sufficienza per le concomitanti nozze del figlio di Bruno Vespa. Ma la Leotta avrà modo di rifarsi, per Lei ci vuole poco, dato il grande seguito sui social.

 Noi del matrimonio di Alessandro Vespa, che abbiamo conosciuto ancora molto giovane perchè figlio dei nostri amici Augusta e Bruno, sappiamo quasi tutto, abbiamo letto in rete tutti i giornali che l'hanno annunciato e poi seguito. Nulla ci è sfuggito, salvo...

per quanto abbiamo letto e riletto, cercato e ricercato, nessun giornale riportava il cognome della bella sposa di Alessandro, di cui conosciamo solo il nome: Isabella. Sul cognome top secret.

 Noi ci siamo lanciati in una  ipotesi, guardando le foto della sposa mentre fa il suo ingresso in chiesa. Chi la accompagnava, che immaginiamo sia suo padre od un  membro strettissimo della sua famiglia, sembrava il gemello del ministro dell'Interno Piantedosi; oppure un parente lontano dell'ex ministro Franco Alfano, presente al matrimonio.

 Non sono che ipotesi che poggiano sulla sabbia. Mentre  sulla sabbia non poggia il  diramato ed osservato diktat di 'tacere il cognome della sposa' impartito dalle rispettive famiglie degli sposi a tutti i giornali.

Meloni non può far rima con Bocelli in un paese come l'Italia

Non erano passati molti giorni da quando ci eravamo congratulati con gli organizzatori del Concerto per la Repubblica del 2 giugno al Quirinale, perchè avevano invitato un giovane ma promettente e avviato direttore, Michele Gamba (il nome vuol dire, qualche volta), ed un talentuoso e giovanissimo violoncellista,  Ettore Pagano. Finalmente basta con le vecchie glorie, sempre le stesse, che tutti conosciamo e che hanno hanno stufato. Dunque dal Quirinale sembrava venire aria nuova nelle scelte musicali - mettiamoci dentro anche il repertorio, fra i più idonei fra quelli ascoltati negli ultimi anni - per il concerto simbolo della nostra democrazia.

 E invece, un concerto altrettanto importante, dinanzi ai grandi della terra, il G7 più altri, a Fasano, organizzato da Meloni e dai suoi, ci ha fatti ripiombare nello sconforto più totale.

 Hanno invitato il solito Bocelli - che, diciamolo, ha fatto il suo tempo, e se nel mondo lo apprezzano ancora, chi ha un minimo di gusto ha il diritto di dire basta -  e gli hanno chiesto il 'Vincerò' pucciniano, del quale, in tutta sincerità, abbiamo piene le scatole.

 Fra parentesi, lasciateci togliere un sassolino... Quel grande intellettuale, amministratore lodatissimo che è Fortunato Ortombina, ora agli onori della Scala, quando noi non ci siamo più occupati del programma del Concerto di Capodanno dalla Fenice, nel quale avevamo inserito due pezzi d'obbligo in chiusura ( Va' Pensiero e Libiam ecc... , ci ha messo il famigerato Vincerò pucciniano come terzo (incomodo), ogni anno o quasi, e quando no, un coro che lo richiama. Pura banale routine e forse anche volgarità.

 Torniamo al Concerto per il G7, per il quale tralasciamo ogni osservazione su Bocelli alle prese con quel Puccini, come anche sulla presenza della bella e brava violinista da tempo collaboratrice di Bocelli, che arriva con un pancione così grande che abbiamo temuto partorisse davanti al mondo intero lì rappresentato dagli uomini più potenti della terra, mentre ci soffermiamo sulla cultura dalla quale i collaboratori della Meloni e Lei medesima provengono. E che musicalmente è sottozero.

Bastava osservare la Meloni, seduta in prima fila, che  alla  fine del Vincerò non solo ha applaudito ma ha fatto girare la mano destra a mulinello, per dire la sua soddisfazione, al momento dell'acuto. Che per Lei era, evidentemente, il massimo della musica. Del resto che cosa si pretende da una premier che, pur governando il paese più musicale al mondo, oltre l'inaugurazione della Scala di due anni fa e la festa all'Arena di inizio giugno scorso,  non  aveva mai messo piede, nei suoi quasi 50 anni, in un teatro?

 I ristoratori che hanno servito i pasti a Fasano sono andati molto più avanti di quanto non abbia fatto la Meloni per la musica. Il loro pane con olio e pomodoro, semplice e genuino, è risultato più apprezzato e gustoso, del Vincerò di Puccini - il Maestro ci perdoni! - cantato (?) da Bocelli


domenica 23 giugno 2024

Sangiuliano, intervenendo troppo spesso su tutto, rischia di fare continue figuracce e dire strafalcioni

 

Gaffe del ministro della Cultura, Sangiuliano, che durante un suo intervento spiega: «Colombo non ipotizzava di scoprire un nuovo continente ma voleva raggiungere le Indie circumnavigando la Terra, sulla base delle teorie di Galileo Galilei». La scoperta delle Americhe però risale al 1492, ben prima della nascita di Galileo avvenuta nel 1564.

Dopo Toninelli, al pari di Lollobrigida , promette bene anche Simona Renata Baldassarre, medico estetico, assessora della Regione Lazio alla Cultura, Politiche giovanili, Famiglia, Servizio civile



Baldassarre alla presentazione della stagione del'Accademia di Santa Cecilia

 La Regione Lazio è al fianco dell’Accademia di Santa Cecilia, prestigiosa istituzione che dà lustro a Roma e la qualifica come capitale delle arti.

La musica è un prezioso veicolo dell’identità nazionale, come ci ricorda la figura del patriota e autore del testo dell’Inno nazionale Goffredo Mameli, e nostro obiettivo è avvicinare sempre più i giovani alla musica classica e sinfonica. Plaudo, per questo, alla intelligente politica dell’Accademia per coinvolgere i più giovani».

Lo ha dichiarato l’assessore alla Cultura, alle Parti opportunità, alle Politiche giovanili e della Famiglia e al Servizio civile della Regione Lazio, Simona Baldassarre, in occasione della conferenza di presentazione della stagione 2024/25 dell’Accademia di Santa Cecilia

«I miei complimenti a una programmazione musicale di così grande interesse e prestigio.

Invito tutti i romani a venire ad ascoltare gli artisti dal vivo, e a sostenere l’Accademia, vanto della nostra città»



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Baldassarre alla presentazione della stagione del Teatro dell'Opera di Roma.

“Quello del Teatro dell'Opera di Roma è un vero e proprio patrimonio culturale – sottolinea -. È un soft power dell'Italia nel mondo. Sono molto contenta del teatro che si diffonde nelle scuole e nei municipi perché l'opera non è per le élite, ma tutti i romani e i giovani. L'opera è identitaria e vettore di italianità, è un gioiello culturale da preservare, promuovere e sostenere. E noi ci siamo".



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Baldassarre alla presentazione della stagione dello Stabile di Roma


‘La Regione Lazio è al fianco di questa istituzione, perché siamo consapevoli che si tratta di un asset strategico’

Il teatro è cultura e identità, strumento attraverso il quale dare forza alla nostra democrazia, attraverso la riflessione intellettuale che l’arte accende in tutti noi.

Lo Stabile di Roma ha sempre avuto questa funzione, è un presidio civile, e la trasformazione in Fondazione e la direzione di Luca De Fusco rafforzano ulteriormente questa missione, come rivela il ricco programma che oggi presentiamo, e al quale plaudo, facendo i miei complimenti al direttore a tutta l’organizzazione.

È arduo elencare tutte le opere significative di questa programmazione, dai classici alla sperimentazione, o citare tutte le partnership e i progetti importanti che vedranno lo Stabile al centro.

La cosa essenziale è sottolineare che questo teatro è sempre più un sistema aperto e in sinergia per la cultura e il nostro territorio.

Roma è caput mundi anche delle arti e del teatro, grazie a un investimento sulle politiche culturali significativo da parte degli Enti territoriali.

La Regione Lazio è al fianco di questa istituzione, perché siamo consapevoli che si tratta di un asset strategico.


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Dott.ssa (Medicina del Lavoro, e Medicina Estetica) Simona Renata Baldassarre. (LEGA, ma progressista). 

Attività politica, nel segno della cultura e della difesa dei diritti civili

Attività politica:

Nel 2013 è stata eletta consigliere municipale a Roma.

È considerata vicina alle associazioni ultracattoliche, tra cui CitizenGo e Family day.

A seguito delle elezioni europee del 23-26 maggio 2019 è diventata eurodeputata nella IX legislatura, candidata con la Lega, del segretario Matteo Salvini.

Al parlamento europeo ha aderito al gruppo Identità e Democrazia, il gruppo politico sovranista di destra ed estrema destra di nuova formazione.

Nell'ambito della discussione sull'assistenza umanitaria nel Mediterraneo si è espressa contro l'apertura dei porti alle navi di soccorso dei migranti.

Durante la sua attività parlamentare ha votato contro il rapporto sulla salute riproduttiva delle donne e si è espressa contro la maternità surrogata.

Ha partecipato alla manifestazione di Roma organizzata dall'associazione antiabortista Marcia per la Vita. Si è espressa pubblicamente contro l'adozione del disegno di legge contro omotransfobia, il riconoscimento dell'adozione e della genitorialità in favore delle persone omosessuali.

Assessore in regione Lazio

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Il 13 marzo 2023 nominata assessore della Regione Lazio con deleghe a cultura e politiche giovanili nella giunta del neopresidente Francesco Rocca (Wikipedia).

Feltri e Rossella: soldi e salotti

 Ogni volta che aprono bocca, Feltri e Rossella, da soli o interpellati, gli argomenti trattati sono: per Feltri, i soldi; per Carlo Rossella - che ha girato per tutto l'arco costituzionale ed ora è dalla parte opposta alla Meloni ( come mai, che cosa gli avrà fatto?) - i salotti, le importanti frequentazioni.

 L'altro ieri, Feltri, intervistato per i 50 anni di quello che per oltre un decennio è stato anche il giornale per il quale ho scritto di musica, e cioè Il Giornale che lui, dopo Montanelli, portò al raddoppio delle copie ( arrivò intorno alle 250.000; bei tempi) ha toccato il solito nuovissimo argomento: i soldi. Berlusconi - ha detto - mi riempì di soldi. E chissenefrega, ben per lui.

Carlo Rossella - che viveva ormai nel suo esilio dorato italiano, signore e dandy, che non parlava da tempo senza che nessuno ne sentisse la mancanza, data la sua statura di banderuola perennemente sventagliante, e che è stato tirato fuori da Floris che lo interpella ad ogni puntata di 'Di martedì' - è stato intervistato dal Corriere della Sera. Uno degli argomenti affrontati, e di cui si fa vanto spesso, è quello dei salotti. Lui ne ha frequentati di magnifici, e solo quelli, da quello di Agnelli al salotto di Della Valle, le uniche case che ha frequentato; naturalmente belle case  ma soprattutto case da/di ricchi.

Siamo incantati da questi monumenti del giornalismo di tutti i tempi .

giovedì 20 giugno 2024

Sangiuliano in confusione: italianista e discontinuista. Ora l'uno ora l'altro

 Ieri, a Ercolano, per l'ennesimo taglio di nastro, il nostro Ministro della cultura, Sangiuliano che su Napoli e la Campania sta facedno piovere miliardi di finanziamenti - meno male! - non ha mancato di sottolineare alcune linee programmatiche del suo mandato ministeriale: " Io non sono un ministro da Ztl - ha detto e ripetuto - ma ho sempre  aperta la porta del mio ufficio". Come a dire entri chi vuole, sono sempre pronto ad ascoltare i consigli di chicchessia. 

 Innanzitutto bisognerebbe chiedere al ministro dalla porta aperta, se non vada a 'casetta sua' in zona Ztl, una volta lasciato l'ufficio. E poi magari ricordargli che chi abita in zona Ztl  il più delle volte si è conquistato quella condizione di privilegio magari con studio ed impegno. Come non sembrano aver fatto tanti esponenti del suo partito che, dopo studi telematici (sono studi sempre affidabili? non stiamo constatando che in Italia esistono troppi diplomifici?) o, in altri casi, quelli fatti nella facoltà di Colle Oppio a Roma, si sono buttati nell'agone politico anima e corpo, e magari anche con troppo corpo.

 E poi ci sarebbe la questione 'stranieri a capo di importanti istituzioni culturali italiane'. Se ne parlò all'inizio di questa legislatura, pensando alla Scala ed al San Carlo, non , invece agli Uffizi, dove comandava il tedesco  Eike Schmidt. che a Sangiuliano andava bene perchè delle sua stessa parte politica.

 Più avanti il ministro, cui faceva da basso continuo l'allora sottosegretario Sgarbi, cominciò la sua demolizione dei due sovrintendenti  lirici, non quella del direttore del celebre museo fiorentino. Anzi, quest'ultimo lo promosse, a fine mandato nominandolo a Napoli.

 Ma Schmidt e Sangiuliano avevano in testa un altro progetto: candidare a Firenze come sindaco l'ex direttore degli Uffizi, per il dopo Nardella. E Napoli? Temporaneo allontanamento per la campagna elettorale.

 La cosa non è piaciuta affatto ai napoletani i quali hanno detto pubblicamente a Schmidt: non penserà di  tornare a Napoli, come se nulla fosse, in caso di sconfitta elettorale, quasi certa? Staremo a vedere.

Ma la confusione di Sangiuliano è cronica. Questa volta riguarda Torino ed il celebre Museo Egizio  che da  anni è retto magnificamente dalla coppia italianissima Greco-Christillin. A Sangiuliano quella coppia non sta bene e si attacca alla discontinuità non potendo attaccare l'italianità. Perchè Christillin non è della sua parte politica e  perchè Greco avrebbe fatto uno sgarbo all'allora Meloni, capo dell'opposizione e non ancora premier, ma ignorante, che non riuscì a capire che fra coloro che parlano la lingua araba ed i musulmani(di religione) c'è una bella differenza: non coincidono (la storia è stata raccontata più volte ed anche noi l'abbiamo ripresa nei giorni scorsi). 

Sangiuliano vuole lavare quell'onta contro l'attuale sua 'dante lavoro' al governo, licenziando Christillin, per metterci al suo posto l'italianissimo egiziano, archeologo, che ha superato i settantasette anni. Almeno sulla competenza nessuno può attaccarlo.

Insomma zero in tutte la materia a Sangiuliano. Che, perciò, farebbe bene a frequentare di più la Ztl dove simili castronerie difficilmente vengono tollerate e addirittura perfino ventilate.

                                          *****

Chi è il candidato di Sangiuliano al Museo Egizio di Torino?

 Zahi Hawass, che ha ricevuto più volte critiche nello stesso Egitto per la sua gestione ritenuta autocratica dei reperti. Il Faraone, così viene chiamato, ha poi il gusto di frequenti apparizioni pubbliche con tanto di cappello da Indiana Jones e presenta nel curriculum oltre a molti onori anche qualche indagine per corruzione e spreco di denaro pubblico. Fu perfino costretto alle dimissioni da ministro rischiando il linciaggio della folla.

Questo signore di 77 anni sarebbe  il candidato ideale a succedere alla Christillin? 

Si porrebbe anche un tema di divisione dei compiti con Greco, il cui secondo mandato scade a fine maggio 2025. Il direttore vorrebbe rimanere fino alla pensione per continuare il lavoro che è sempre stato il suo sogno e di Torino è diventato ormai un simbolo di eccellenza. Due egittologi al vertice però sembrano troppi.

 Il tandem attuale funziona perché Greco studia, ricerca e organizza e Christillin risolve ogni problema burocratico, amministrativo e finanziario.

 C’è un’altra questione che gli esperti temono riguardo a questa possibile scelta. Hawass è uno dei grandi sostenitori della restituzione dei reperti antichi ai Paesi di origine.

Di questi giorni è la sua campagna sulla Stele di Rosetta, custodita al British Museum di Londra, per cui avrebbe raccolto migliaia di firme. Richiesta che potrebbe avvenire per altri reperti. Anche se il Museo Egizio in teoria non avrebbe molto da temere, poiché non ha ad ora istanze di restituzione in corso e la sua collezione è stata in gran parte acquistata dai Savoia attraverso l’esploratore Bernardino Drovetti o proviene da missioni italiane in accordo con l’Egitto come quella di Ernesto Schiapparelli. Il Tempio di Ellesija è stato addirittura un regalo in cambio dell’aiuto nella costruzione della Diga di Assuan.



A proposito della drammatica e disumana storia del bracciante lasciato in fin di vita dal datore di lavoro. Mentana: questo è il paese che siamo diventati ( da News Mondo, di Andrea Medda)

 


Enrico Mentana

Una riflessione che ha generato emozione ma anche stupore per intensità e coraggio: le parole di Enrico Mentana durante il TgLa7.

Sta facendo tanto parlare la vicenda legata al giovane bracciante indiano, rimasto gravemente ferito in un incidente sul lavoro, lunedì 17 giugno, e abbandonato fuori casa. Il trentunenne è poi morto all’ospedale San Camillo di Roma, nella giornata del 19 giugno. Di questo terribile episodio, per il quale è stata aperta un’indagine, ha parlato al TgLa7 Enrico Mentana con una riflessione decisamente forte.

Enrico Mentana

Mentana, il commento sul bracciante morto

“Come tutti i braccianti di quella ditta; come tutti i braccianti o quasi, che ci sono nelle nostre campagne da Nord a Sud, come tanti altri lavoratori in nero – noi diciamo irregolari, invisibili che ci sono in Italia – ora bisogna essere molto chiari. Questo è un episodio, magari questo è particolarmente eclatante, ma ne sono successi altri ieri, ne succederanno altri domani nel silenzio, nell’indifferenza, nella inconsapevolezza generale”, ha esordito Mentana nel corso del TgLa7 delle 20.

“Allora, noi parliamo dei migranti tante volte. Sono oggetto di campagna elettorale per timore che arrivino e l’immagine non è mai quella di un cingalese o di un indiano. È quella di un enorme africano nero, che noi associamo al traffico della droga o a violenze di qualsiasi tipo. Anche perché questa è la retorica narrativa di questi anni, ma noi dobbiamo sapere che gran parte dell’economia italiana ruota attorno a queste persone, che poi scopriamo essere irregolari, in nero e sottopagate. Una volta si diceva pietosamente che venissero chiamati in Italia per fare lavori che vengono rubati agli italiani perché loro costano meno”, ha proseguito il giornalista.

L’amarezza sul nostro Paese

Successivamente ecco la parte più dura di tutta la sua riflessione: “La verità che dobbiamo dirci è che tante persone, centinaia di migliaia di immigrati irregolari, vengono chiamati da noi per fare i lavori che noi non vogliamo più fare. Ci siamo divisi in due tipi di razzisti, se posso dirlo in questi termini, quelli che proprio non vogliono stranieri, migranti, e quelli che li vogliono per fare questi lavori lontano dai nostri occhi, lontano dalle nostre garanzie retributive e anche previdenziali, facendo quelle cose che ci permettono di andare avanti”.

E ancora: “Un Paese che si dedica soltanto ai lavori che i giovani italiani vogliono fare senza dedicarsi ad altro, tanto ci pensano coloro che in qualche modo arrivano da noi. E non soltanto nelle campagne. Scusate se rubo un altro secondo… Ci sono città del nord est, Monfalcone, in cui c’è un abitante del Bangladesh, un immigrato dal Bangladesh ogni quattro italiani. E chi li ha chiamati? E a cosa servono? E poi ci lamentiamo se sono tanti, o se tutti messi insieme in una baraccopoli, svolgono i loro riti religiosi o di altro tipo? Cosa dovrebbero fare? Stare zitti e muti? E li abbiamo chiamati per fare che cosa? I lavori che volevamo fare noi o quelli che noi non vogliamo più fare?”.

Mentana ha poi concluso la sua riflessione con grande amarezza: “Non è né di destra né di sinistra questo… Abbiamo sentito la ministra, potevamo sentire capi delle opposizioni. Alcuni hanno portato anche in Parlamento colui che doveva essere il rappresentante di questi senza volto, sapete com’è andata a finire. È soltanto il momento che tutti ci rendiamo conto di cosa siamo e di cosa è diventato il nostro Paese“.