Milano. Orchestra Sinfonica. Requiem di Giuseppe Verdi nel 150° anniversario della copmposizione

 

	mer 30 ott, 13:50 (22 ore fa)

Dopo la pausa del 2023, il Capolavoro di Giuseppe Verdi torna all'Auditorium di Milano nel 150° anniversario della sua composizione.  Giovedì 31 ottobre ore 20:30  Venerdì 1° Novembre ore 20:00  Domenica 3 novembre ore 16:00   Maria Teresa Leva Soprano Deniz Uzun Mezzosoprano Francesco Demuro Tenore Adolfo Corrado Basso Massimo Fiocchi Malaspina Maestro del Coro Michele Gamba Direttore Durata concerto 90' ca.  ACQUISTA Il 31 Ottobre alle 18.30 nel Foyer della Balconata, il direttore Michele Gamba e Alberto Mattioli, una delle voci più autorevoli del panorama della critica musicale nazionale e internazionale, dialogano sul capolavoro verdiano. ...Giuseppe Verdi compose il Requiem in onore di un grandissimo della letteratura italiana, Alessandro Manzoni. Rimasto colpito dalla scomparsa dell'autore, avvenuta nel 1873, Verdi si offrì di mettere in musica una Messa in suo onore, che venne eseguita nel primo anniversario della morte di Manzoni con un organico di centoventi coristi e cento professori d'orchestra.  ...all'epoca della composizione del Requiem alle donne non era permesso di cantare all'intero dei riti della Chiesa Cattolica. Giuseppe Verdi inserì comunque delle cantanti, sia come soliste che nel coro.  ...l'Orchestra Sinfonica di Milano ha eseguito il Requiem di Verdi in Italia e all'estero più di 30 volte. L'ultima di esse risale al 2022, al Concertgebouw di Amsterdam, culminato con una memorabile standing ovation da parte del pubblico olandese.  Quest’anno la Fondazione Orchestra Sinfonica e Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi dedica il Requiem di Giuseppe Verdi a Romano Gandolfi, un altro grande milanese di adozione (nato a Medesano in provincia di Parma nel 1934), fondatore del Coro Sinfonico di Milano, nel novantesimo anniversario della nascita. “Il ricordo per Romano Gandolfi è pieno di affetto, per un uomo che non sapeva distinguere palcoscenico e vita, perché era immerso totalmente nella sua arte. Anche mangiare con lui significava prendere parte a una rappresentazione artistica, perché sapeva gustare il cibo con una devozione rara. Vederlo lavorare era esaltante, era come in estasi: ogni volta fermava la prova per far notare un passaggio, per condividere una scoperta della partitura che non aveva colto prima, e l’esecuzione che ne fece, la possiamo consegnare alla storia.”