Dopo lo stop della magistratura al trasferimento dei migranti in Albania, è arrivato il via libera del Consiglio dei ministri al decreto legge in materia di immigrazione che prevede, tra l'altro, la lista dei Paesi considerati sicuri, come annunciato dalla premier, Giorgia Meloni. Mentre il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella invita al dialogo tra le istituzioni e la Cei si scaglia contro i centri all'estero "i migranti non sono pacchi", sono stati inserite modifiche alla legge per evitare altri casi Albania che ha visto il rientro dei 12 migranti proveniente da Egitto e Bangladesh. Si tratta di paesi non sicuri secondo una precedente sentenza europea che pertanto non possono essere rimpatriati, seppure arrivati nel nostro paese irregolarmente. L'intento è quello di fornire all'accordo Italia-Albania sui migranti una cornice giuridica certa, che non lasci spazio alle interpretazioni dei giudici.
Piantedosi: "Importante superare le posizioni ideologiche"
"Il quadro che emerge dalle complesse investigazioni conferma la necessita' di proseguire lungo la strada intrapresa da questo governo per contrastare con ogni mezzo, anche preventivo, i criminali senza scrupoli che si arricchiscono mettendo a repentaglio la vita stessa dei migranti". Lo ribadisce il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi commentando l'operazione della Guardia di finanza di Catanzaro contro l'immigrazione clandestina. "Tutti ciò rende evidente - continua il titolare del Viminale - quanto sia importante superare le posizioni talvolta ideologiche di chi continua a farsi sostenitore di un'accoglienza indiscriminata anche quando questa finisce, di fatto, per favorire i vergognosi interessi di gruppi criminali".
Ue, in contatto con Italia su migranti in Albania
"Siamo a conoscenza della sentenza e siamo in contatto con le autorità italiane". Lo ha dichiarato la portavoce della Commissione europea per gli Affari interni Anitta Hipper, commentando la non convalida del trattenimento dei migranti trasferiti in Albania da parte del Tribunale di Roma. "Non abbiamo per ora una lista comune a livello europeo" di Paesi sicuri d'origine, "è prevista e ci stiamo lavorando. Al momento i Paesi membri hanno liste nazionali", ha aggiunto la portavoce.
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