'Maestro lasci perdere, perderà certamente in tribunale'. Il consiglio, disinteressato, veniva dato da un principe del foro - uno dei tanti 'bottegai', a cominciare da Bvlgari, la cui bottega affaccia su Via Condotti - frequentatore abituale del salotto di Battistoni, Gianni Battistoni, simbolo di eleganza nell'abbigliamento, scomparso pochi giorni fa all'età di 85 anni.
Il notissimo avvocato, 'condottiano' di studio, Adolfo Gatti, diede il saggio consiglio nientemeno che al m. Uto Ughi il quale si era lamentato con lui, durante una di quelle riunioni conviviali a casa di Gianni Battistoni, per una recensione negativa di un suo disco, pubblicata sul mensile Piano Time - da me fondato e diretto. La recensione non l'avevo scritta io, ma un mio collaboratore, Alberto Cantù. Ughi seguì il consiglio e la denuncia saltò. Ma il seguito della storia narra di un 'cattivo' recensore, autore delle note di presentazione di un successivo disco del maestro. Quel critico musicale, cooptato dal celebre violinista, era proprio lo scomparso Alberto Cantù, il recensore che qualche anno prima aveva stroncato duramente un disco di Ughi. La mancata denuncia, naturalmente, evitò a me, direttore, ed all'editore di Piano Time, più di una rogna.
Un altro episodio, di molti anni dopo, mi è stato raccontato sempre da uno dei più noti 'bottegai' frequentatore di casa Battistoni. Riguarda questa volta la scelta di un presidente della Rai, il cui nome venne fuori proprio in una di quelle serate, cui partecipava sia il giornalista di Repubblica nominato poi alla presidenza della Rai, che Gianni Letta, altro assiduo frequentatore di casa Battistoni, allora (ma anche oggi, nonostante l'età avanzata) gran manovratore. Si profilava, come oggi, uno stallo nella nomina dei vertici della Rai, e in una serata, presenti i due attori principali e molti altri, venne fuori la candidatura del giornalista di Repubblica, Paolo Garimberti, che sembrò ad un esame del momento, non inviso ai più, ma che mai e poi mai si sarebbe sognato il grande salto dalla redazione di Piazza Indipendenza a Viale Mazzini.
Tutto quello che scrivo di quel salotto, che non ho mai frequentato anche se ho conosciuto ed incontrato alcune volte sia Battistoni, che la sua 'bottega', lo so perchè mi è stato riferito, nell'uno come nell'altro caso, da uno dei 'bottegai 'condottiani assiduo di casa Battistoni, oltre che suo amico e alleato nella tantissime lotte che Battistoni ha avviato contro chi quel salotto buono di Roma che sfociava su Piazza di Spagna, ha tentato a più riprese di profanare. Dunque 'relata refero', semplicemente perchè la notizia della morte di Battistoni, e la vista delle foto di chi c'era al suo funerale, le hanno fatto venire a galla nella mia memoria.
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